le novità

Perché l'approvazione del ddl Nordio segna una svolta garantista per la giustizia penale

Ermes Antonucci

L'attenzione mediatica si è concentrata soltanto sull’abolizione del reato di abuso d’ufficio, ma la riforma approvata mercoledì contiene tante altre misure volte a rafforzare le tutele di indagati e di terzi: dal gip collegiale ai maggiori controlli sulle intercettazioni

Il disegno di legge Nordio, approvato ieri definitivamente dalla Camera, non risolverà tutti i problemi della giustizia italiana, ma rappresenta sicuramente un importante intervento in senso liberale e garantista per il nostro paese, assuefatto da decenni di populismo penale. Negli ultimi mesi, l’attenzione mediatica si è concentrata soltanto su una delle misure contenute nel testo (l’abolizione del reato di abuso d’ufficio), ma la riforma elaborata dal Guardasigilli contiene norme che mirano a correggere alcune delle principali storture della giustizia penale italiana, rafforzando le tutele degli indagati e anche dei soggetti terzi.

 

Le novità più importanti, in questo senso, riguardano il campo delle misure cautelari (carcere preventivo, arresti domiciliari, ecc.). Da un lato, viene introdotto l’istituto dell’interrogatorio preventivo della persona sottoposta alle indagini preliminari rispetto all’eventuale applicazione della misura cautelare, ovviamente in tutti i casi in cui non risulti necessario che il provvedimento cautelare sia adottato “a sorpresa”. Dall’altro lato, in maniera innovativa, viene attribuita al giudice in composizione collegiale la competenza a decidere l’applicazione della misura della custodia cautelare in carcere. In altre parole, la richiesta di arresto dell’indagato avanzata dal pm non sarà più valutata da un solo giudice, ma da tre giudici. Questo per evitare l’appiattimento del giudice delle indagini preliminari sulle tesi accusatorie del pm, una tendenza emersa in maniera piuttosto diffusa. Considerate le risorse necessarie, le misure entreranno però in vigore tra due anni.

 

Altre importanti novità riguardano poi la materia delle intercettazioni. La riforma infatti introduce il divieto di riportare nei verbali di trascrizione delle intercettazioni “espressioni che consentano di identificare soggetti diversi dalle parti”. Inoltre, è introdotto l’obbligo per il pm di stralciare dai cosiddetti brogliacci “espressioni lesive della reputazione o riguardanti dati sensibili di soggetti diversi dalle parti”.

 

Per quanto riguarda l’attività dei giornalisti, viene introdotto il divieto di pubblicazione, anche parziale, del contenuto delle intercettazioni in tutti i casi in cui quest’ultimo non sia riprodotto dal giudice nella motivazione di un provvedimento o utilizzato nel corso del dibattimento. In altre parole, i giornalisti potranno continuare a pubblicare le intercettazioni riportate nei provvedimenti giudiziari (come le ordinanze di custodia cautelare), ma non potranno più “pescare” da quelle depositate tra i materiali di indagine, ottenute sempre per vie “traverse”. Insomma, nessun bavaglio alla stampa. E Nordio annuncia una riforma più radicale: “Stiamo lavorando a una riforma organica delle intercettazioni per dare un’attuazione radicale all’articolo 15 della Costituzione, che indica nella segretezza delle conversazioni l’altra faccia della libertà”.

 

Il ddl Nordio approvato ieri, poi, interviene sull’informazione di garanzia, ormai trasformata dagli organi di informazione in una condanna anticipata. Si specifica che l’informazione di garanzia deve essere trasmessa “a tutela del diritto di difesa”. A questo scopo si prevede che essa dovrà  contenere una “descrizione sommaria del fatto”, oggi non prevista, e che la notificazione dovrà avvenire con modalità che tutelino l’indagato. Novità  anche sul fronte del divieto di appello da parte del pm. Viene infatti escluso il potere del pm di proporre appello contro le sentenze di proscioglimento per una serie di reati di contenuta gravità. 

 

Confermata l’abolizione del reato di abuso d’ufficio, tanto auspicata da sindaci e amministratori locali. Il reato si era infatti trasformato in una fonte di indagini, quasi sempre finite nel nulla, ma capaci di diffondere la cosiddetta paura della firma. L’abolizione non creerà nessun vuoto di tutela per il cittadino: le condotte in questione potranno essere perseguite sul piano amministrativo. 
 

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  • Ermes Antonucci
  • Classe 1991, abruzzese d’origine e romano d’adozione. E’ giornalista di cronaca giudiziaria e studioso della magistratura. Ha scritto "I dannati della gogna" (Liberilibri, 2021) e "La repubblica giudiziaria" (Marsilio, 2023). Su Twitter è @ErmesAntonucci. Per segnalazioni: [email protected]