Il caso

Lollobrigida, il giurista. Per la terza volta il suo dl Agricoltura viene smontato. Un pasticcio ma fa festa

Carmelo Caruso

Festeggia prima ancora del voto finale, ma il dl è un mostro giiuridico e il Comitato per la Legislazione della Camera evidenzia ancora falle. Ha un problema al ministero

Sabino Cassese, pensaci tu! Il caso è disperato: Lollo, il giurista. Lezione tre. Il Quirinale boccia il dl Agricoltura ma Lollobrigida ci riprova con gli emendamenti. Il Quirinale lo avvisa la seconda volta e il ministro ritira gli emendamenti. Il decreto arriva in Aula per il voto finale e arriva preceduto  dal terzo rilievo, tecnico. E’ del Comitato per la legislazione, un organo parlamentare che vigila sulla qualità delle leggi. Nella sua relazione scrive che il testo “non risulta corredato né di analisi tecnico-normativa né di analisi di impatto della regolamentazione”. Manca in pratica l’impatto economico del provvedimento.  Quanto costa? Non c’è. L’allievo non si applica, i professori del suo gabinetto non seguono l’allievo. Cassese, aiutalo!


Ormai è prassi: a ogni provvedimento del ministro dell’Agricoltura, un giurista sviene, i capi di gabinetto temono di finire nelle serre, tutti i dottori della legge d’Italia si sfregano le mani. Siamo  a tre, tre note sul registro. Il 10 maggio il Quirinale tira le orecchie agli uffici del ministro perché la sua opera omnia, il dl Agricoltura (è stata votata alla Camera la fiducia, 181 sì, e 111 no) non presenta i requisiti d’urgenza. Il ministro rimuove le parti contestate, ma prova a farle ripresentare sotto forma di emendamento. E qui siamo a due note. Il Quirinale sgrana gli occhi, gli emendamenti vengono tolti nuovamente. Ma c’è il rilievo tre. E’ di questo Comitato per la legislazione. E’ un organo composto da dieci deputati, e lo presiede Catia Polidori di Forza Italia, ma i pareri che esprime sono pareri terzi, stilati da funzionari di rispetto, che hanno come missione quello di valutare “l’omogeneità di contenuto, la specificità, e l’efficacia per la semplificazione legislativa”. Si metta da parte il giudizio politico sul decreto, qui di interessante c’è il metodo, la scrittura delle leggi da parte del gabinetto del ministro. E’ una task force. C’è un capo del legislativo e ben due vice. Il Comitato prende la matita rossa e blu ed evidenzia che il decreto originario era di 16 articoli e 66 commi ma si è ingigantito (altro che semplificare, missioni stabilita per legge) fino ad arrivare a 33 articoli e 140 commi. Sembra polvere di legge ma pone una grande questione interna: i più stretti collaboratori di Lollobrigida stanno sabotando il ministro o è il ministro a fare delle richieste impossibili ai funzionari? Il decreto per sua stessa natura è un atto d’urgenza ma per il Comitato si rilevano tante microfinalità e  dunque potrebbe essere “approfondita la riconducibilità di alcuni articoli”. Mettono le mani avanti, è un modo per dire: noi avevamo avvisato. Uno di questi articoli riguarda la carta “Dedicata a Te”, operazione a ridosso della campagna elettorale europea, per consentire l’acquisto di beni di prima necessità. L’aspetto buffo di questo decreto urgente è un altro, ancora uno: ha bisogno di più rimorchi di un treno merci. Per l’immediata applicazione, ben 23 dei 140 commi necessitano di tre ulteriori dpcm, 15 decreti ministeriali, 5 provvedimenti di altra natura. Non se ne esce. Ci sarebbe poi la chiarezza della legge, una delle battaglie di tutti i ministri della Pubblica amministrazione e bisogna dire anche di Meloni che fa del parlar spiccio la sua cifra. L’articolo 2 quater, comma 1, capoverso 5 bis (serve già l’analgesico), un articolo che istituisce un sistema informativo per la lotta al caporalato, prevede che questo sistema, a sua volta, integri, trattenete il fiato, uno strumento di condivisione delle informazioni tra le amministrazioni statali e le regioni, anche ai fini del “lavoro sommerso in generale”. Ma come? Uno strumento di precisione e poi “lavoro sommerso in generale”?  Non è finita. Vale la pena raccontare un altro cortocircuito formidabile tra Lollobrigida e il presidente di Commissione, di FdI, Luca De Carlo, il predestinato a fare il governatore del Veneto, vorrebbe, al posto di Luca Zaia. De Carlo aveva fatto sua una delle richieste degli agricoltori: l’istituzione di un registro dei crediti di carbonio. Sono agevolazioni per la categoria, aiuti per chi è virtuoso e riduce emissioni in agricoltura. Era una norma nel decreto legge 13/2023, altro decreto urgente. Esito? Era tanto urgente, così urgente ma non è mai stato emanato il decreto legge di adozione delle linee guida, anzi, il termine è scaduto il 21 ottobre 2023. Questa è invece la cronaca parlamentare: le ultimissime, quasi. Ieri il dl Agricoltura non era stato ancora approvato  ma  alle 15,46 (era stata votata solo la fiducia) Lollobrigida freme e scrive su X e Facebook: “Il decreto è legge, il governo è dalla parte degli agricoltori e pescatori con fatti concreti”. Dopo pochi minuti il post scompare ma le agenzie battono le parole del ministro. E’ stato ex capogruppo ma ha dimenticato che una cosa è la fiducia e un’altra il voto finale. Il ministro dell’Istruzione, Valditara, ha capito tutto: niente telefonini in Aula, ma da domani solo il diario, la Smemoranda, la Smemolollo.

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio