Il fiuto di Salvini

Quando la Lega non voleva l'aeroporto Berlusconi. Storia di una salvinata

Gianluca De Rosa

Oggi il segretario della Lega rivendica l'intitolazione di Malpensa al Cav, ma un anno fa quando il consiglio regionale della Lombardia votò l'odg che ha avviato l'iter per il cambio di nome il Carroccio lombardo si astenne

 Oggi Matteo Salvini rivendica la scelta con orgoglio. “L’aeroporto di Milano Malpensa è ufficialmente intitolato a Silvio Berlusconi. Grande soddisfazione per un grande italiano”. In un colpo solo prova a intestarsi la memoria del Cav. e mette un dito nell’occhio a Forza Italia, creandogli un notevole problema politico: ora se Berlusconi è nella Storia, fa parte della memoria condivisa del paese, può restare anche con volto e nome sul simbolo elettorale di un partito? Eppure un anno fa la Lega lombarda, la più salviniana che c’è, non era d’accordo sull’intitolazione. Eh sì, perché l’iter che ha portato due giorni fa al cambio di nome dello scalo milanese è iniziato in realtà più di un anno fa. Precisamente il 20 giugno del 2023, solo otto giorni dopo la morte del Cav. Quel giorno al Consiglio regionale della Lombardia la lista civica Moratti presenta un ordine del giorno al piano regionale per lo sviluppo sostenibile per chiedere di intitolare Malpensa alla memoria di Berlusconi. Forza Italia, FdI e Noi moderati votano a favore. Pd, M5S e sinistre contro. E la Lega? Il Carroccio si astiene, come Azione e Iv. “Non era un problema di merito ma di metodo”, si giustifica oggi il capogruppo lombardo della Lega Alessandro Corbetta. “Eravamo e siamo favorevoli, ma contestavano il metodo perché l’odg era legato a un provvedimento che non centrava nulla”.  Chissà. “Comunque –  rivendica Corbetta – nessuno può mettere in dubbio il nostro amore verso il Cavaliere,  non solo nella politica, ma nel mondo dell’industria, del sociale e dello sport, tant’è che il presidente Fontana è stato il primo a rendergli onore intitolando a lui il belvedere del Pirellone e se oggi Malpensa cambia nome il merito è di Salvini”. Eppure nel centrodestra quel giorno in tanti rimasero sorpresi del voto leghista.

 

Ma come si passò da quell’astensione alla fiera rivendicazione che fa oggi Salvini? Il segretario leghista avrà anche molti difetti, è provvisto però di una notevole dote: sa annusare l’aria. La sua idea iniziale infatti era grandiosa. Altro che Malpensa. Al Cav. Salvini voleva intitolare direttamente il ponte sullo Stretto di Messina. Un sogno berlusconiano divenuto postumo in realtà grazie a lui. Anche il vicepremier  però dev’essersi  a un certo punto destato dal sogno: chissà se il ponte vedrà mai luce. “Salvini – spiega Livio Gigliuto, presidente dell’istituto demoscopico Piepoli – ha bisogno di portare a casa dei risultati simbolici percepibile dall’ elettorato. Il ministero che guida è uno dei più complessi. Raramente i ministri delle Infrastrutture sono in cima al gradimento degli esponenti di governo, perché è un ministero che ha impatto sul lunghissimo periodo, e quindi si rischia di lasciare l’elettorato senza grandi soddisfazioni. Il ponte sarebbe un risultato pazzesco, ma in che tempi? Con questa mossa invece Salvini parla all’elettorato di FI che resta ancora contendibile dentro il centrodestra, anche perché la nuova FI somiglia sempre meno agli ultimi anni di Berlusconi e sempre più ad Antonio Tajani, ma c’è una larga fetta di elettorato a cui manca Berlusconi, non Forza Italia”. E’ anche per questa frenesia insomma che il leghista cambia strategia. Niente ponte, sì aeroporto. L’ordine del giorno che per un anno è rimasto lettera morta improvvisamente, è il 21 giugno del 2024, viene notificato all’Ente nazionale del trasporto civile (l’Enac) che, con zelante puntualità, pone l’argomento all’ordine del giorno del Cda del 5 luglio. Quel giorno, su proposta del presidente Pierluigi Di Palma, viene approvata all’unanimità una delibera per dare mandato al direttore generale di Enac di intitolare Malpensa a Berlusconi.  Quello che è poi avvenuto due giorni fa. “Si trattava – dice al Foglio Di Palma – di una delibera strategica, inviata per legge al ministro per vigilare sul processo”. Insomma, una delibera che chiede prima di essere eseguita l’avallo politico del ministro, e cioè una firma ufficiale da parte di Salvini. D’altronde l’occasione ha offerto al segretario leghista di prendere due piccioni con una fava. Da un lato contestare a FI l’eredità politica del Cav., dall’altro usare un’iniziativa simbolica per far pace con i leghisti del nord e mostrare, seppur su un piano totalmente simbolico, un nuovo interesse settentrionale dopo le accuse di Bossi e le espulsioni dal partito di leghisti storici come Paolo Grimoldi e Gabriele Micheletto. Berlusconi, Milano. Un distico per associare ancora se stesso a quel mondo.  Un contentino formale a chi sa qual è oggi la strategia della lega salvinana. “Siamo un partito nazionale di destra, è un fatto irreversibile, se non vi sta bene potete tranquillamente cercare un altro segretario, non ci servono i moderati”, diceva lui all’ultimo federale a via Bellerio. Quando anche sull’autonomia differenziata, battaglia innammainabile a costo dell’implosione del partito, rifletteva: “Ci farà perdere un sacco di voti”. Per il nord dunque molto meglio l’aeroporto Silvio Berlusconi.