L'intervista
Galli Della Loggia: "Meloni allarghi il campo della destra"
"La premier ha bisogno di personalità e idee. Dovrebbe fare come il Pci nel dopoguerra. Non basta occupare gli spazi con i propri fedelissimi. C’è bisogno di una nuova fase", dice lo storico ed editorialista del Corriere della Sera
Da una parte l’amichettismo di destra, che premia i famigli. Dall’altra il modello Venezia, che porta Pietrangelo Buttafuoco, presidente della Biennale, a indicare un modello per quella parte politica. Ha nominato personalità indiscutibili: Willem Dafoe e Barbera nel cinema, Carlo Ratti in Architettura. Dovrebbero fare tutti così? “Meloni ha bisogno di personalità e di idee”, Questo prezioso suggerimento per Giorgia Meloni, Ernesto Galli della Loggia l’ha esplicitato anche in un editoriale sul Corriere della Sera. E la ribadisce oggi al Foglio: “Non si tratta di costruire una nuova egemonia culturale. Penso non ci creda nemmeno il ministro Sangiuliano. Ma c'è un paradosso. Basta osservare il dibattito pubblico per accorgersi che la voce dell’opposizione è sempre più autorevole, perché l’opinione del più forte viene considerata piena di ombre, sospetta. E in più è in tutto l’occidente dal ‘45 in poi che c’è una forte disparità nel discorso pubblico. Ragion per cui molta destra che s’affaccia in Europa è eversiva. Ecco allora che un riequilibrio è necessario per capire al meglio le cose. Non riguarda solo la cultura, ma l’interpretazione della realtà, i rapporti con i limiti della tecnica e con la storia”.
Questa maggioranza, a partire dal ministro Sangiuliano, ha provato a rispondere a questo squilibrio a suon di nomine di fedelissimi. Alcuni sono parenti. Fidanzate, cugini... “E invece avrebbero dovuto fare come il Pci nel dopoguerra. Allargare a personalità indipendenti in modo da democratizzarsi e ripulire un passato ben poco democratico. Capisco che Meloni non sia nella stessa condizione di Togliatti, che beneficiò della conversione degli intellettuali fascisti in intellettuali comunisti, ma la politica è anche costruzione della realtà”. Qual è l’ambito in cui le nomine di questo governo hanno fallito maggiormente? Forse la Rai? E’ di questi giorni il caso Petrecca, il direttore di Rainews24. “Confesso di vederne poca di tv, ma a giudicare da quello che sento direi di sì. La Rai è alla deriva, non sa più a cosa serve se non a servizi personali a questo o a quel ministro o alla stessa presidente del Consiglio. Non c’è più un principio direttivo, un’idea, un’identità. Ma se un’azienda inizia a cedere tutto all’esterno e si priva di competenze interne è chiaro che perde la propria d’identità”.
Il professor Della Loggia fa anche l’esempio del Maxxi: “Ho letto il libro del nuovo presidente Alessandro Giuli. È un elenco di iniziative che il museo ha intrapreso: quando l’ho letto ho pensato che queste cose non hanno alcun segno distintivo rispetto al passato. Non si riequilibra la situazione mostrando che chi è di destra può fare anche lui un discorso di sinistra. Ci si dovrebbe invece inventare qualcosa di completamente diverso”. Un esempio in controtendenza rispetto all’amichettismo è Buttafuoco, che ha nominato alla direzione della Biennale Teatro il grande attore americano Willem Dafoe. E ha confermato Alberto Barbera al Festival del Cinema e Carlo Ratti alla Biennale Architettura. “E’ chiaro che le scelte dovrebbero essere improntate sempre al principio della qualità”. Quali sarebbero le personalità cui guardare per cercare di allargare il campo della destra? “Sabino Cassese una volta ha detto: gli incarichi pubblici non si briga per ottenerli ma non si rifiutano. Credo sia un po’ questo il principio che dovrebbe guidare le scelte. Ecco, una personalità come Cassese, che peraltro non ha mostrato avversità nei confronti di questo governo, meriterebbe di essere coinvolta”. Abbiamo parlato di cultura. Ma forse Meloni e i suoi scontano una difficoltà ad aprire in generale il partito, a trasformare una classe dirigente non più adeguata a rappresentare un elettorato che ormai è ben più ampio del 3 per cento dal quale erano partiti? “Voi lo scrivete sempre e io sono d’accordo con voi. Meloni si è interessata di più all’industria pubblica, forse deve guardare a quella privata. Vada più spesso a Milano, che è la tana del suo principale nemico, ovvero Matteo Salvini. E costruisca più spesso rappresentazioni simboliche. Vada a teatro, al cinema, alle presentazioni culturali. Come orizzonte temporale una legislatura è sufficiente per riequilibrare un po’ il dibattito culturale del paese. Ma non basta occupare gli spazi con i propri fedelissimi. C’è bisogno di una nuova fase”.