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Non ce ne libereremo mai

Neanche i mitra ad acqua fermerebbero l'overtourism

Camillo Langone

Dentro un turista c’è spesso un masochista. Ma arginare il fenomeno è necessario perchè nel mentre diminuiscono i residenti delle città assediate, che implodono lentamente. Il nocciolo è coniugare libertà e turismo
 

Ci vorrebbero i mitra ad acqua, altro che pistole. Ci vorrebbero spruzzi copiosi, ripetuti e a lunga gittata per convincere i turisti a circolare. C’era una volta, qui a Parma, una via importante del centro, Strada Farini, dove passavano pedoni, biciclette, automobili, tram. C’era un gran movimento, la vita ferveva. Poi un sindaco furbone tolse il tram. Un altro sindaco, anni dopo, tolse le automobili. Un sindaco ulteriore consentì la moltiplicazione dei tavolini, ora piazzati sia sulla carreggiata sia sui marciapiedi. E da allora in quella via del centro non si passa più. Come un infarto viabilistico: flusso dell’arteria interrotto. Servirebbe uno stent perché non si passa più nemmeno in bicicletta, il mezzo apprezzato a chiacchiere, siccome ecologico, e però nei fatti ostacolato anzi impedito dalle masse di spritzomani, gitanti e pure indigeni sconsiderati, con sedie, gambe, bicchieri. E non esistono eccezioni al principio della incompenetrabilità dei corpi.

Dunque li capisco benissimo gli antituristi di Barcellona, Malaga, Canarie, Baleari. Anche divertenti quelli che in spiaggia mettono cartelli con scritto “Meduse pericolose” e in città, sulle porte dei B&B, adesivi con scritto “Puzza di turista”. Puzza di comunista una simile campagna? Di socialista senz’altro e infatti i sindaci di sinistra, Sala e Sara Funaro compresi, cominciano a dare corda. Jaume Collboni nella capitale della Catalogna si è sbilanciato parecchio: “Entro il 2028 via tutte le case vacanze, le restituiremo ai residenti”. È evidente che, come spesso ricorda Spaziani Testa di Confedilizia, si vuole limitare (ulteriormente limitare) il diritto di proprietà. Ho una casa e non posso affittarla a chi decido io per il tempo che decido io? Ma è altrettanto evidente che si è esagerato. Est modus in rebus, dice Orazio. Il troppo stroppia, recita la saggezza popolare. Non c’è bisogno di leggere gli ormai tanti libri sull’overtourism, basta ammirare “Vere robe venexiane”, il quadro di Chiara Sorgato esposto alla mostra “Gran Turismo” di Asiago.

L’artista veneta ha studiato noiosissimi report e li ha tradotti in pittura amena (spuntano carni appetitose). Grazie alle bandierine esplicative si scopre che a Venezia prima del turismo di massa i residenti erano 174 mila e adesso sono 49 mila, che le presenze alberghiere continuano ad aumentare, che le presenze extra alberghiere continuano a esplodere, che ormai la maggior parte dei rifiuti viene prodotta dai forestieri anziché dai veneziani, e così si capisce come il sindaco Brugnaro sia stato costretto a imporre l’indubbiamente antipatico biglietto d’ingresso. È possibile combinare libertà e turismo? Sopra certi numeri non credo. Attingo a un padre del liberalismo, Stuart Mill: “La libertà dell’individuo deve avere questo limite: non deve dare fastidio agli altri”. Se mi impedisci di pedalare nella mia città mi dai un grandissimo fastidio e io ti spruzzo. Ammesso funzioni. Secondo Luigi Mascheroni trattare male i turisti non serve: “La Liguria lo fa da sempre eppure i milanesi continuano ad andarci”. In effetti. Dentro un turista c’è spesso un masochista, le pistole ad acqua lo fanno godere, coi mitra ad acqua farebbe una bella doccia. Dei turisti non ce ne libereremo mai.

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  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).