Ansa

Tra Camera e senato

No vax, No Ponte e cannabis e castrazione chimica. Gli (strampalati) emendamenti della Lega

Ruggiero Montenegro

Romeo si mette di traverso su decreto sulle liste d'attesa, Borghi vuole abolire le vaccinazioni obbligatorie. E poi carcere e pene più severe, balneari e cacciatori. Una volta le loro proposte mettono in difficoltà gli alleati, un'altra vengono respinte. Ma intanto Salvini ha già fatto un diretta social

E’ l’emenda-Lega. Il partito dell’emendamento  (un po’ strampalato), quello del blitz caciarone. Dalla sanità al carcere, passando per caccia e balneari, ce n’è  davvero per tutti i gusti. E per tutti i decreti. L’onorevole del Carroccio deposita: una volta mette in difficoltà il governo e i suoi alleati, un’altra la proposta viene cassata, “inammissibile”. Ma in fondo poco importa, perché nel frattempo Matteo Salvini ha già fatto una diretta social.

Dalla prossima settimana, in commissione Sanità al Senato, dovrebbe partire l’esame degli ultimi emendamenti al decreto liste d’attesa. Uno di questi,   presentato dal Carroccio,   punta sostanzialmente a limitare le potenzialità dell’organismo per il controllo sui tempi delle cure. L’emendamento è del  capogruppo Massimiliano Romeo e di fatto vuole  smantellare la struttura in capo al ministero della Salute che dovrebbe monitorare e occuparsi delle liste d’attesa. La premier l’aveva annunciato nell’ultimo comizio prima delle europee. Ma toglie poteri alla regioni, accentra troppo, e la Lega autonomista chiede di rivederlo. Così il Pd si infila nella contraddizione. “Si spacca la maggioranza, Lega e Fratelli d’Italia litigano tra loro”, coglie la palla al balzo Elly Schlein. Poteva comunque andare peggio, considerando altri emendamenti leghisti allo stesso decreto. Qui siamo in zona No vax, li ha firmati Claudio Borghi, tra i più creativi ma soprattutto tra i più combattivi: ce l’ha con il fascicolo elettronico e  ancor di più vuole cancellare alcune vaccinazioni obbligatorie per i minori di 16 anni. Gli hanno fatto capire che questo non è il decreto giusto. Il presidente della commissione competente, il meloniano Franco Zaffini, pare infatti intenzionato a dichiarare inammissibile l’emendamento che affossa la  Legge Lorenzin. Ma Borghi non fa drammi: “Lo ripresenterò alla prima occasione utile”.

Passiamo alla Camera e tra le pieghe del decreto Sicurezza ecco Igor Iezzi, attivissimo dopo la sospensione  per la rissa in Aula durante la discussione sull’Autonomia. Un emendamento per riproporre la castrazione chimica – ciclicamente ritorna – e un altro già ribattezzato “anti No ponte”. Il primo rilancia uno storico cavallo di battaglia in via Bellerio. Il secondo aggrava le pene per chi protesta contro opere pubbliche ritenute strategiche. Proprio come quella tra Messina e Reggio Calabria tanto cara al ministro Salvini, che quasi si dimentica del nord. Va detto che in questo caso c’è la complicità delle altre forze di maggioranza, che l’hanno sottoscritto. Ancora sulla sicurezza, molto originale è stato l’emendamento in base al quale delinquere nelle stazioni, sui mezzi pubblici o in metro è ben più grave che farlo al parco oppure al bar. Si volevano colpire le borseggiatrici (nel frattempo è passata anche la modifica legislativa che rende obbligatorio il carcere per donne incinta e con figli minori di un anno), ma alla fine, per com’era stato formulato l’emendamento, finiva per comprendere anche reati come la corruzione, tipico reato da autobus. Qualche settimana prima, mentre il governo tutto voleva equiparare la cannabis light agli altri stupefacenti mettendo a rischio il settore, la Lega, mai paga, aveva provato pure un altro grande colpo: voleva cioè vietare “l’utilizzo di immagini o disegni, anche in forma stilizzata, che riproducano l’intera pianta di canapa o sue parti su insegne, cartelli, manifesti”. Pena il carcere e una multa. Altro emendamento ricorrente è  poi quello a tutela dei balneari, la strategia della Lega è infilarlo un po’ dovunque. C’avevano provato a inizio giugno  a Palazzo Madama con il decreto Coesione, intervenne addirittura il Quirinale. Fu quindi trasformato in ordine del giorno. Qualche settimana dopo riecco l’emendamento, ma alla Camera, inserito nel decreto Agricoltura. Anche questa volta il blitz non è riuscito. Nel  medesimo decreto, il leghista Francesco Bruzzone aveva provato a infilare anche un serie di emendamenti,  subito definiti “spara-tutto”, per liberalizzare la caccia e allungare per esempio la stagione venatoria. Ma pare non avessero carattere d’urgenza, se non quella di Bruzzone di fare campagna elettorale per le europee, come hanno fatto notare senza mezzi termini alcuni colleghi di FdI.  Così  alla fine tocca rivalutare pure l’idea di Stefano Candiani che ambiziosamente a marzo voleva abolire l’incompetenza parlamentare, con proposta di legge o emendamento alla riforma sul premierato. In Parlamento solo chi ha svolto “per almeno un mandato, cariche di giunta o di consiglio comunale o regionale”. Se non altro, aveva colto il problema.