Mission impossibile

Il centrodestra cerca una candidata per il colpaccio Emilia: ecco Elena Ugolini

Gianluca De Rosa

Preside, ex sottosegretaria con Monti, civica e moderata, per cercare il colpaccio nel triangolo rosso Bologna-Modena-Reggio FdI, FI e Lega hanno quasi deciso. Ci sono tre buoni motivi per sostenerla

“E’ chiaro che è complicato, ma stiamo lavorando per rendere la sfida difficile, ma non impossibile”. L’ufficialità ancora non c’è, ma i tre partiti del centrodestra sembrano ormai quasi convinti: salvo sorprese FI, FdI e Lega sosteranno la candidatura  in Emilia-Romagna di Elena Ugolini, personalità decisamene fuori dagli schemi. Nata a Rimini 65 anni fa, ma bolognese di adozione. Madre di quattro figli, insegnante, preside, fondatrice di tre licei sperimental e una scuola media, pioniera dell’idea dell’alternanza scuola-lavoro e consulente praticamente di tutti i ministri della Cultura da Luigi Berlinguer – che la volle in un comitato di saggi con Umberto Eco, Mario Luzi, Tullio De Mauro e Rita Levi Montalicini – in poi, fino a diventare lei stessa sottosegretaria alla Cultura nel governo tecnico di Mario Monti. Alla fine della scorsa settimana il Pd ha ufficializzato il candidato per il dopo Bonaccini: sarà il sindaco riformista di Ravenna Michele De Pascale. Prima di lui però ad uscire allo scoperto era stata proprio la Ugolini che, lanciando il suo progetto civico “Officina Emilia-Romagna 2030”, ha messo il centrodestra davanti a un dubbio amletico: la sosteniamo? Ci sono almeno tre buoni motivi per i quali la risposta a questa domanda dovrebbe tradursi a breve in un sì.


Il primo riguarda il profilo di Ugolini. Civica, moderata, cattolica. “Una centrista pura, senza neanche un po’ di destra”, ironizzava ieri un noto dirigente di FdI. Persona “seria” come l’ha definita preoccupato Vincenzo Colla, ex influente sindacalista della Cgil, assessore della giunta Bonaccini e fino all’ultimo in corsa per essere il candidato del Pd. Apprezzata a destra come a sinistra. E soprattutto ammiratissima dal mondo cattolico, vicina a Cl, ma apprezzata anche dal cattolicesimo di sinistra. Chi la conosce sostiene che conti anche su un ottimo rapporto personale con l’arcivescovo di Bologna e presidente della Cei Matteo Zuppi. Insomma non il civismo alla romana del tribuno radiofonico Enrico Michetti, fallimentare invenzione del duo Lollobrigida-Arianna Meloni alle elezioni comunali di Roma del 2021. Il modello semmai è Giorgio Guazzaloca, il macellaio e presidente della Camera di Commercio,  che nel ‘99, candidato dal Pdl, riuscì in un’impresa mai avvenuta prima, né replicata dopo: far vincere al centrodestra le elezioni a Bologna. Un modello Guazzaloca applicato però all’intera regione. Il contrario di quanto fatto da Matteo Salvini nel 2020 con la candidatura di Lucia Borgonzoni, quando si provò a vincere differenziandosi. Qui invece la strategia è opposta: battere il Pd somigliandoli. Proprio Ugolini d’altronde presentandosi  si era proposta anche all’altro lato dello steccato politico: “Io farò una proposta civica: se il Pd volesse aderire ne sarei felicissima. Bisogna vedere  però chi ha il coraggio di mettere in discussione i metodi di gestione del potere”. 


La seconda ragione per la quale alla fine il centrodestra dovrebbe convergere su di lei riguarda la geografia politica. Nonostante sia nata e cresciuta a Rimini Ugolini  è una bolognese a tutti gli effetti. Nel capoluogo ha insegnato, guidato e fondato l’istituto Malpighi, oltre a inventare le collaborazioni tra scuole del territorio con  Ducati e Lamborghini che hanno disegnato un modello di alternanza scuola-lavoro ancor prima che quell’idea diventasse legge. A destra hanno individuato la ragione di infinite sconfitte nell’inscalfibile triangolo emiliano: Bologna-Modena-Reggio. Lì dove il centrodestra normalmente perde sempre. Per questo una candidatura che ha forza da queste parti può consentire di essere davvero competitivi. Anche perché l’avversario, il sindaco di Ravenna De Pascale,  è amatissimo in Romagna, ma è assai meno conosciuto nelle province emiliane, come proprio ieri ammetteva lui stesso: “Girerò in Emilia per farmi conoscere”. 


C’è infine la questione Bonaccini. Il governatore uscente, fresco di elezione in Europa, godeva e gode di un consenso personale notevole. Ieri la classifica del consenso degli amministratori locali stilata dal Sole 24 Ore insieme all’istituto demoscopico Noto lo ha indicato al secondo posto (con un consenso del 67 per cento), secondo solo al governatore leghista del Friuli Massimiliano Fedriga. Ma al di là dei sondaggi sono i voti a dimostrare il consenso personale: su 716 mila voti presi dal Pd in Emilia-Romagna alle europee Bonaccini ha raccolto più di 261 mila preferenze. In pratica circa un terzo degli elettori del Pd ha speso per lui la preferenza. Insomma, sono convinti i partiti della maggioranza di governo, senza Bonaccini un po’ di consenso il Pd potrebbe anche perderlo.