La scalata

Sangiuliano western: rinomina tutti di direttori generali del ministero. Potere assoluto

Carmelo Caruso

In piazza lo fischiano ma lui se ne infischia. Deve ora nominare anche i dg del ministero e la commissione audivisivo oltre al prossimo direttore del Colosseo. Il favorito è Zuchtriegel che lascerebbe Pompei. All'audivisivo, Francesco Specchia di Libero

Roma. Per un pugno di dollari, e di Sangiuliano. Il fischio più famoso dell’Italia western è ora il Genny fischio: lo fischiano a Taormina, a Polignano a Mare, lo fischiano anche se va a fare la spesa: saranno salumieri comunisti. Puh! In ogni locanda, quando Genny Eastwood arriva sul ronzino, l’auto blu, ecco che parte la musichetta alla  Ennio Morricone: uhu-uhu-uhu-uhu-uhu. Ma Sangiuliano se ne infischia. Il solitario della Cultura continua a ripulire la taverna di sinistra, il ministero della Cultura: la sua riforma fa decadere  11 direttori generali. Li nominerà tutti lui e pure i prossimi sovrintendenti. Se lo fate arrabbiare ha pronti due tedesconi: Gabriel Zuchtriegel al Colosseo e il Kaiser Eike Schmidt, sottosegretario alla Cultura. Sangiuliano può fare il buono, il brutto e il cattivo (tempo). We can fight! Spaghetti Genny. (Caruso, segue nell’inserto III)
Genny Sangiuliano, Clint Sangiuliano, soffre. E’ consapevole che la vita in Italia, il suo Messico, è difficile e che la sinistra, per qualche nomina in più, ordina agli spettatori di fischiarlo. E’ accaduto al Taobuk, si è ripetuto sabato sera a Polignano a Mare, ma questa volta c’era Luigi Casillo di Sky che ha suonato la campana: “Basta! Non bisogna sottostare alla moda del momento”.  Lui, Clint Genny, ha dichiarato: “Chi dissente è amico mio”. Naturalmente si fa per dire: se li individua, li costringe a imparare a memoria la sua biografia su Trump. La vendetta si dice che si serve fredda, forse calda, vabbé, si serve, e Genny è esperto. Fischiatelo ma sappiate di cosa è capace. Meloni gli aveva dato una missione: “Don Jenny libera il ministero della Cultura dall’egemonia di sinistra”. Lui: “Signora, libererò con una mia riforma quel luogo profanato da Dario Franceschini e Salvo Nastasi”. La riforma del ministero è partita. Via il segretario generale (carica per anni incarnata da Nastasi) e al suo posto 4 capi dipartimento. Le nomine sono arrivate il 3 luglio 2024. La sorpresa è stata la scelta di Alfonsina Russo, ex direttrice del Parco Archeologico del Colosseo, indicata a capo del Diva (Dipartimento per la valorizzazione del patrimonio culturale). Russo  ha soffiato il posto a Massimo Osanna, il direttore generale dei musei, l’archeologo preferito da Franceschini. Quello che pochi sanno è che Clint Genny è un satanasso. A chi ha fatto scrivere la riforma? A  Osanna che era convinto di finire al Diva, tanto da attribuire a quel dipartimento poteri straordinari. In pratica  ha realizzato il capolavoro: finisce schiacciato dalla riforma che lui stesso ha concepito. E non basta.  Ricordate che Clint Genny  ha convinto il Kaiser Schmidt, ex direttore degli Uffizi, a candidarsi a Firenze? Bene. Il Kaiser ha perso le elezioni, ma qualcosa gli va dato. Rimane vuoto il  ruolo da sottosegretario lasciato da Sgarbi. Il Kaiser non deve temere. E’ tornato a dirigere il museo Capodimonte, in Campania,  ma Vincenzo De Luca gli aveva fatto sapere che non avrebbe trovato la sedia e Genny non tollera i soprusi. Può chiedere a Meloni di nominare Schmidt sottosegretario. C’è poi il ruolo ambitissimo al Colosseo. A chi affidarlo dopo Alfonsina Russo? Clint Genny pensa: e se sposto Gabriel Zuchtriegel da Pompei a Roma, così nomino pure a Pompei? E qui la tenera crudeltà: Zuchtriegel era allievo di Osanna che avrebbe dunque l’ex allievo dirimpetto, la rivale sopra la sua testa. Restano poi 11 nomine da direttore generale perché nessuno ha ricordato che con la riforma tutte le precedenti nomine decadono. Clint Genny si scatena e scatena pure il caos. Paola Passarelli, direttrice generale delle biblioteche, si era illusa di fare il capo dipartimento degli Affari generali e invece il ministro gli ha preferito Paolo D’Angeli. L’unico che sorride è Genny. Paolo Borrelli,  direttore generale del cinema e audiovisivo, potrebbe spostarlo al posto di Luigi La Rocca, capo della direzione generale archeologia, promosso capo dipartimento al patrimonio. La casella fondamentale è quella da direttore generale del patrimonio che nomina a cascata tutti i sovrintendenti. A margine resta  da comporre la nuova commissione dell’audiovisivo e Clint Genny ha un nome che riflette il cambiamento: è Francesco Specchia, firma colta di Libero. Fischiatelo pure, ma Genny Clint, con un pugno di gaffe, ha nascosto il suo vero colpo di mano: la defranceschinizzazione e denastasizzazione del ministero. Fischiatelo, ma ricordatevi che quando un comunista con i libri di Corrado Augias incontra un Sangiuliano con Prezzolini, il comunista può solo chiedere l’autografo a Sangiuliano.
 

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio