primo giorno d'Aula
A Strasburgo c'è già un nuovo fronte pacifista targato Vannacci-Salis
Il primo testo della nuova legislatura europea ad andare al voto, per volontà di Metsola, è stata una risoluzione che chiede agli stati membri di aumentare il loro sostegno militare all’Ucraina “per tutto il tempo necessario e in qualsiasi forma necessaria”. Lega, M5s e Avs hanno votato contro. L'imbarazzo di FdI su Orbán e le mediazioni nel Pd
Strasburgo. L’Ucraina e Orbán piombano sul primo giorno di scuola a Strasburgo e contro la risoluzione sul sostegno militare all’Ucraina nasce un campo largo pacifista che va da Roberto Vannacci a Ilaria Salis. Per volere della presidente Metsola, infatti, il primo testo della nuova legislatura ad andare al voto è stata una risoluzione che chiede agli stati membri di aumentare il loro sostegno militare all’Ucraina “per tutto il tempo necessario e in qualsiasi forma necessaria”. Ma contro al testo si sono schierati compattamente Lega, Movimento 5 Stelle e Avs. A difesa del testo, approvato a larga maggioranza con 495 voti favorevoli, 137 contrari e 47 astenuti, è scesa in campo invece l’intera delegazione forzista, tutta la pattuglia di Fratelli d’Italia e quella del Partito Democratico, con l’eccezione delle astensioni degli indipendenti Cecilia Strada e Marco Tarquinio e senza il voto di Lucia Annunziata, bloccata da un guasto tecnico alla sua scheda elettronica.
Ma la questione ucraina ha agitato gli animi anche in casa Pd. I dem, infatti, hanno trovato una quadra solo dopo una nervosissima riunione di delegazione convocata alle 8 del mattino di oggi, appena prima di entrare in Aula, seguita da diversi interventi telefonici dalla segreteria romana che hanno visto Nicola Zingaretti impegnato al telefono nei corridoi dell’Eurocamera tutta la mattina. Per calmare la componente pacifista del Pd e portare la delegazione a votare compatta nel voto finale, un Giorgio Gori in modalità mediatore si è inventato uno scivolo con l’uso strumentale degli emendamenti al testo e ha chiesto un voto simbolico contrario dei dem contro un emendamento che permette l’uso di armi occidentali senza restrizioni su tutto il territorio russo. La delegazione si è accodata, tranne la vicepresidente del Parlamento europeo Pina Picierno ed Elisabetta Gualmini, che hanno sceltodi astenersi, mentre il resto dei socialisti Ue ha votato largamente a favore della frase che infatti rimarrà nel testo finale, che verrà poi sostenuto da tutto il Pd con l’eccezione dei due candidati civici voluti da Schlein.
Dal balletto degli emendamenti arrivano anche messaggi incrociati dalla delegazione di Fratelli d’Italia. Gli eurodeputati meloniani devono infatti districarsi nell’esercizio di dare sostegno a un testo di supporto alla causa ucraina che però contiene una ferma condanna all’“amico” Orbán. Per non rompere del tutto col fronte sovranista, dunque, i ventiquattro eurodeputati meloniani scelgono di votare contro gli emendamenti di condanna al premier ungherese, ma, davanti alla permanenza dell’emendamento nella relazione finale, scelgono comunque di sostenere il testo. Un compromesso che li porta, di fatto, a votare con la maggioranza europea, la stessa che oggi dovrebbe dare il via libera al bis di Ursula von der Leyen.
Giravolta dai Verdi italiani invece: mentre il loro gruppo appoggia largamente il testo e procede a passo spedito verso un sostegno alla nuova Commissione, i neoeletti Cristina Guarda, Leoluca Orlando e Benedetti Scuderi, con la sola eccezione di Ignazio Marino, assente dall’Aula, bocciano la risoluzione di sostegno all’Ucraina, aggiungendosi, assieme ai 5 Stelle, al colorato campo largo pacifista targato Vannacci-Salis.