Il ritratto

Alessandro Morelli, ecco chi è il generaletto di Salvini che si è preso la Rai

Carmelo Caruso

Si occupa di tv per conto del segretario, chiama direttori di Tg, infarcisce i programmi di volti d'area, ex direttore di Radio Padania. Vita e opere del leghista che fa tremare FdI, la Rai

Nella vita tutti ne incontrano almeno  uno: è lo “sgherro”, il sottopancia del capo, il generaletto. L’ultimo di Salvini è Alessandro Morelli, sottosegretario al Dipe, ex direttore di Radio Padania, il leghista che fa della Rai carne di porco. Alza il telefono, chiama i direttori, ordina: “Il segretario mi chiede di…”. Porta le smorfie di Salvini e se serve le inventa. Da mesi riempie il palinsesto della tv pubblica di mezze calzette, allontana i leghisti che si occupano di tv, pretende che si tolgano spazi al Pd per darli alla Lega. Riceve in un ristorante romano, il Cuccurucù, e scambia il programma “Agorà” per la sua Paloma. Ogni lunedì riunisce i vicedirettori Rai di area ed esamina il fatturato politico: “Avete fatto la vostra parte?”. Impaurisce la Rai, i dirigenti, con le forbici: “Guardate che togliamo il canone”. Minaccia e munge.

 

Siamo di fronte a un altro prodotto del vivaio Salvini, del primo Salvini milanese. Erano tre amici al bar. Erano lui, Igor Iezzi, il pugilatore della Camera, e poi Morelli. Quando Salvini lascia la sua Radio Padania viene nominato direttore questo bravo, 47 anni, già presidente di commissione Trasporti, viceministro, sottosegretario, senatore. La famiglia possedeva un distributore di benzina e oggi lui distribuisce ordini. Ha chiesto e ottenuto da Salvini di togliere la delega Rai a Igor De Biasio, il consigliere cda Rai uscente (che non vuole incontrare i volti Rai se non accompagnato da un assistente), in precedenza aveva allontanato Paolo Tiramani, altro membro in commissione Vigilanza che aveva capito il mestiere, mentre un altro leghista ancora, Massimiliano Capitanio, per non doverci averci a che fare, si è fatto eleggere all’Agcom. Da quando è a Roma ha il pallino della tv, ma non tollera che si dica che di “Rai non ci capisce nulla”. E’ il teorico del “fuori FdI” dall’ultimo cda e  durante il governo gialloverde  se la intendeva filosoficamente con il campione di distopie, l’ex presidente Rai, Marcello Foa. Nel 2017 offriva banane in piazza Duomo, a Milano, per protestare contro i banani piantati dal sindaco Sala. C’è ancora il video di una signora che lo prende in giro: “Le banane sono buonissime”. Ha proposto il Daspo per gli artisti che al Festival di Sanremo fanno propaganda, voleva consegnare l’Ambrogino d’oro a Povia, regalava prodotti made in Milano, ma erano in realtà made in Bangladesh. Attenzione, non è folklore. A Mediaset e La7, per uno così avrebbero chiesto il Daspo, il divieto di avvicinarsi a centro metri da un’antenna, e invece in Rai manca poco e gli offrono una scrivania. Lo chiamano “lo sgherro”. A marzo ha convocato  Antonio Marano, l’ex direttore leghista di Rai 2, per farlo  incontrare con  Salvini: “Matteo, puntiamo su di Marano in cda”. Marano è un vecchio leghista che disprezza la nuova Lega ma allo sgherro serve solo per umiliare Casarin il direttore del Tgr, altro leghista, il predestinato, che doveva andare in cda. Nessuno deve fargli ombra. Ha rimproverato perfino il mezzobusto Rai, Francesco Giorgino, colpevole di aver invitato poche  volte i ministri leghisti. Lo sgherro dello sgherro è un vicedirettore Rai, un ex gentiloniano, Giovanni Alibrandi, vicedirettore Approfondimento di Paolo Corsini, che aveva la delega sul programma di Serena Bortone. C’era Alibrandi quel sabato mattina, il sabato che la Rai ha fatto il giro del mondo per il caso Scurati. Parlare di una “struttura” sarebbe un complimento. E’ la carcassa lambda, l come Lega. Oltre ad Alibrandi ne fa parte Gianfranco Zinzilli, vicedirettore di Rai Italia. Vengono adunati  settimanalmente da Morelli che gli dice: “Io non vi regalo programmi, avete un ruolo in Rai grazie alla Lega dunque dovete fare la vostra parte. Chiaro?”. E loro eseguono. Infarciscono i programmi di mogli, figli e compari. Quando non vengono accontentati, Morelli telefona ai componenti cda Rai Lega: “Fate una nota dura”. L’ultima contro Corsini, stranissima, ha una spiegazione: Corsini non si è piegato, non ha voluto affidare la conduzione di Agorà estate a Lisa Marzoli, un’altra delle nouvelle Morelli. Per il sottopancia non è sufficiente aver ottenuto una rubrica per Margherita Basso, sempre ad Agorà (nome della rubrica “Se mi lasci non vale”) un programma per Simona Arrigoni (in Rai si parla di oltre ventimila euro a puntata di budget), un altro per Vittoriana Abbate, moglie del leghista Simone Billi (per lei altra rubrica ad Agorà estate) altre presenze Rai per Beppe Convertini, il belloccio del Carroccio, la figlia del senatore Bergesio, la Miss Italia, o la guida di Filo Rosso Revolution per Federico Ruffo, un’altra rubrica per Mario Benedetto, sempre dentro il programma di Arrigoni. Grazie alla carcassa lambda, Agorà viene scavalcata da Omnibus di La7. Ma che importa? Ignazio La Russa ha appena dichiarato che a differenza della Camera, al Senato, alla conferenza dei capigruppo, non si è parlato di un eventuale voto cda Rai. Evidentemente alla destra di Meloni piace avere questo nuovo alibi: vedete? In Rai peggio di noi c’è la Lega. La premier la privatizzi piuttosto che lasciarla saccheggiare da sgherri e ciucci altrimenti non ci sarà che una sola parola per raccontare i suoi occhi chiusi: correità.

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio