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L'intervista

L'ambasciatore Stefanini (Ispi): “Meloni voti von der Leyen e non rincorra i Patrioti”

Ruggiero Montenegro

"Sostenere Ursula conviene all'Italia, è lo scenario più auspicabile. Così la premier può legittimare il suo ruolo di guida di una destra responsabile e avere maggiore forza per trattare sul commissario italiano", dice il diplomatico, già consigliere di Giorgio Napolitano

Roma. “La conferma di Ursula von der Leyen come presidente della Commissione europea non è scontata. Ma credo sia lo scenario più auspicabile, per l’Italia e per l’Europa”. E per Giorgia Meloni? “Anche per la premier, che da quando è arrivata a Palazzo Chigi ha tenuto una posizione responsabile in politica estera, cosciente della necessità di far funzionare le istituzioni europee. Si tratta adesso di non fare retromarcia e legittimare il suo ruolo di guida di questa destra istituzionale”, dice al Foglio l’ambasciatore Stefano Stefanini. Una lunga carriera diplomatica alle spalle, tra i vari incarichi in giro per il mondo è stato rappresentante permanente italiano alla Nato, a Bruxelles e consigliere del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Oggi ricopre il ruolo di senor advisor dell’Istituto per gli studi di politica internazionale (Ispi). 

Ambasciatore, perché si augura la rielezione di von der Leyen? “Credo sia stata una buona presidente della Commissione in cinque anni difficili. Ha messo in campo soluzioni innovative per rispondere alla pandemia, penso al Next generation Ue, e ha gestito bene le crisi geopolitiche, a partire dalla guerra in Ucraina, che è prima di tutto una crisi europea”, risponde Stefanini. “E poi von der Leyen ha mostrato una certa vicinanza all’Italia sotto più punti di vista. Il viaggio in Tunisia con la premier, e non è stata l’unica occasione, testimonia impegno diretto e solidarietà alla politica italiana sui migranti. Qualcosa – sottolinea il diplomatico –  che non c’era mai stata da parte di Bruxelles. Non in questi termini almeno. Anche sulla guerra, su Kyiv, le posizioni espresse dalla premier, ma anche da ministri come Antonio Tajani e Guido Crosetto, sono affini a quelle di Ursula”.  

Meloni insomma farebbe bene a non disperdere i risultati ottenuti negli ultimi mesi e a fare attivamente la sua parte in questo scenario. “Non posso entrare nelle valutazioni politiche della premier. Registro però che al Consiglio europeo in cui sono stati indicati i nomi dei top jobs Meloni si è astenuta su von der Leyen, votando invece contro Antonio Costa e Kaja Kallas. E’ stata una posizione di contrasto rispetto al metodo adottato in quella sede ma, con una astensione che io definirei benevola, ha lasciato una strada aperta alla presidente della Commissione”. Adesso si tratta di percorrerla. In che modo? “Considerando la quota fisiologica del 15-20 per cento di defezioni tra popolari, liberali e socialisti, i 24 europarlamentari di Fratelli d’Italia possono essere decisivi per raggiungere la fatidica soglia di 361, che vale l’elezione. Così a pesare non sarebbero i voti dell’intero blocco conservatore di Ecr, ma quelli della componente italiana: questo può assegnare un ruolo di primo piano a Meloni, che tra l’altro ha sempre avuto un buon rapporto personale con Ursula”. In questo schema, prosegue l’analisi dell’ambasciatore, “assumere una posizione di incoraggiamento alla rielezione di von der Leyen consentirebbe a Meloni di trattare con più forza per un commissario pesante. Avere un certo credito da parte dei vertici Ue aiuta parecchio”.

Secondo l’analista di Ispi, comunque, in ballo non c’è solo la questione pur fondamentale degli incarichi. Vi è anche un tema politico che dovrebbe convincere Palazzo Chigi a puntare sulla continuità europea. “La premier deve fare attenzione a non rincorrere troppo l’estrema destra, i Patrioti o Afd, perché rischia di trovarsi spiazzata da partiti che sono ancora più radicali del suo. E poi – dice ancora Stefanini –  vedo un ulteriore rischio”. A cosa si riferisce? “Se Meloni dovesse opporsi ma von der Leyen venisse comunque eletta con i voti dei Verdi o di altri forze minori, a quel punto la premier italiana si troverebbe davvero isolata, la vera perdente di questa partita e per di più depotenziata. Un rischio forse troppo alto”. Che forse a Meloni non conviene correre. “Sostenendo Ursula invece marcherebbe un netto distacco dalle forze più estremiste, accreditandosi una volta di più come leader della destra responsabile”. dice ancora il diplomatico, che prima di chiudere questa intervista invita a considerare il voto europeo di domani anche alla luce di quanto sta accadendo negli Stati Uniti, con Donald Trump sempre più lanciato verso il ritorno alla Casa Bianca. “Questo inevitabilmente imporrà un ripensamento delle politiche europee sui temi della difesa, della sicurezza. Ma c’è anche qualcosa di più simbolico e immediato”, nota Stefanini. “Domani si chiude la convention dei Repubblicani a Milwaukee, da lì arriverà un segnale di incredibile unità attorno a Trump. Ecco, se proprio nello stesso giorno von der Leyen venisse umiliata a Strasburgo, l’immagine per tutta l’Europa non sarebbe molto lusinghiera. Una leadership seria e responsabile come quella che vuole incarnare Meloni, non può non tener conto di questo scenario”. 
 

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