Laura Castelletti (foto Ansa) 

Far scendere la sinistra da Marte /2

Fare come Starmer e non essere timidi sulla giustizia. Parla la sindaca di Brescia Laura Castelletti

Marianna Rizzini

La preoccupazione del Nord rispetto a un governo che non premia (anzi) i Comuni più virtuosi. E il tema, a sinistra, del “poter offrire al più ampio numero di elettori un progetto che ci faccia guardare al futuro con la certezza di avere un paese competitivo e solidale al contempo”. Temi urgenti: sviluppo, Pnrr, fondi

E’ stata eletta sindaco di Brescia per il centrosinistra poco più di un anno fa, Laura Castelletti, già tecnico di laboratorio chimico biologico e già politica di lunga esperienza, a partire dalla segreteria provinciale del Movimento Giovanile Socialista alla fine degli anni Ottanta. Castelletti ha vinto al primo turno, alla testa di una larga coalizione di centrosinistra, senza Cinque Stelle.

A distanza di un anno, dunque, la sindaca “civica”, ma forte di un consenso ampio, costruito negli anni da vicesindaco di Emilio Del Bono, dice che il Pd è “la forza politica centrale della coalizione”, e che, pur non essendo lei “a dover dire a Elly Schlein che cosa deve fare, visto che le urne l’hanno premiata”, il tema oggi “è però poter offrire al più ampio numero di elettori un progetto che ci faccia guardare al futuro con la certezza di avere un paese competitivo e solidale al contempo. Saper innovare, quindi, e saper anche risolvere i problemi della quotidianità. Strategia del qui e ora, ma anche a medio e lungo termine”.

Modello Keir Starmer in Gran Bretagna, più che accozzaglia con tutti dentro come in Francia, insomma? “In Francia lo schieramento è stato voluto, immaginato e creato per rispondere alla minaccia di una destra estremista. Ma Starmer ha dato vita vita a una coalizione vincente mettendo il paese al primo posto e il partito al secondo, e questo è importante se si vuole avere una visione che porti alla vittoria. E’ riuscito a percepire i bisogni degli elettori anche lontani da lui, con particolare attenzione al ceto medio, e ha allargato il consenso al centro parlando anche al centro. Ecco, questa impostazione mi corrisponde”.

Volendo esportarla oltre Brescia, il problema è: con chi? Con i Cinque Stelle e con una parte della sinistra potrebbe essere difficile. “Il M5s non fa parte della mia coalizione, su molti temi siamo lontani, anche se questo non ha impedito sul piano locale di confrontarsi. In ogni caso nel centrosinistra ora il dialogo va cercato in tutte le direzioni, visto anche che al governo c’è un centrodestra che ha vinto pur avendo grandi conflittualità interne, come ci ricorda Matteo Salvini ogni giorno”.

Salvini è un pericolo per il nord produttivo? “A me pare un pericolo per chiunque riceva un suo endorsement”, dice Castelletti, “e in ogni caso Salvini non è uomo delle istituzioni, non rappresenta gli interessi del paese, ma della Lega e neppure di tutta la Lega”.

Come fare opposizione, allora, al governo in cui Salvini è vicepremier e ministro? Il governo della città suggerisce qualche ricetta concreta, al di là del ritornello su Giorgia Meloni che è come Marine Le Pen e Donald Trump e del tema dei diritti? “Sono tempi difficili per i sindaci. Lo sono per due ragioni: da un lato si è molto radicalizzato il confronto ad ogni livello, dall’altro sono stati fatti tagli generici ai Comuni, in particolare in Lombardia, dove anche la Regione è politicamente allineata in un’altra direzione. E noi sindaci abbiamo cercato di fare rete, di condividere esperienze, specie su temi legati allo sviluppo, e abbiamo cercato di condividere buone pratiche e creare relazioni, anche con sguardo europeo, entrando cioè nel network di Eurocities”.

E verso Roma, su qualcosa si può essere opposizione costruttiva? “La collaborazione con il governo è obbligatoria, come quella con Milano, ma se ne sente tutta la complessità, e lo dico proprio perché penso che la tendenza alla radicalizzazione intossichi le relazioni politiche. Non si hanno più avversari, solo nemici. E si fa sempre più fatica a spiegare la necessità di non demonizzare, sia a sinistra sia a destra. Ma è un passaggio civile obbligatorio, quello di andare oltre la rivendicazione identitaria, anche per affrontare temi economici con impostazione non dirigista, vedi il rapporto che deve essere continuo e proficuo tra pubblico e privato, tanto più rispetto alla transizione ecologica, ai trasporti, allo sviluppo sostenibile”. Sviluppo: se ne parla troppo poco a sinistra? “Io dico che il tema della crescita è un tema da presidiare, a sinistra”.

Il nord è preoccupato? “Vediamo risposte deboli dal governo. Siamo al sedicesimo mese consecutivo in cui la produzione italiana registra di fatto un calo, con numeri importanti e che interessano i nostri territori, legati all’automotive, al tessile, alla meccanica. Cerchiamo di supplire, di parlare con Confindustria, associazioni artigiane e sindacato, ma siamo in ritardo. Anche sul ruolo dell’intelligenza artificiale nei processi produttivi. E i tagli stanno colpendo i comuni più virtuosi”.

I cahiers de doléances sono fitti: “Abbiamo lavorato tanto per riuscire a ottenere le risorse via Pnrr”, dice Castelletti, “risorse che sono opportunità.  E abbiamo lavorato a ritmi speditissimi su bandi, progettazione e rendicontazione, con un grande lavoro su nuove strutture, rigenerazione aree dismesse, impianti sportivi di scuole e centri civici, e sapevamo che avremmo dovuto impegnare un certo periodo di tempo per riuscire ad avere le risorse aggiuntive per la gestione, perché tutti questi luoghi non sono soltanto luoghi infrastrutturali. C’è un tema di gestione. Abbiamo riorganizzato bilanci e servizi perché non possiamo permetterci di incrementare la spesa corrente, specie dopo il Covid, con i costi energetici aumentati in modo esponenziale e con la necessità di incrementare il welfare, visto che abbiamo una società sempre più anziana e non autosufficiente e che le emergenze sono tante. E che cosa fanno? Loro ti tagliano le risorse proprio mentre lavori alla crescita. Nella legge di bilancio il taglio è circa di 200 milioni per i comuni lombardi”. Il problema energetico rende urgente anche un altro presidio, quello sul tema Ucraina-Russia? “Perseguire la pace attraverso la diplomazia è necessario, ma la settimana scorsa ci siamo gemellati con la città di Kaunas in Lituania, siamo stati al confine con Bielorissia e Polonia. La tensione si sente, si parla di difesa di Vilnius oltre che Kiev, la presenza è importante. E questi sono giorni cruciali, per l’Italia, e per capire come il governo si porrà nei prossimi appuntamenti europei”. Il governo è intervenuto su un tema già caro a molti sindaci di sinistra, l’abuso d’ufficio. Su cui però si è visto poi un certo ritrarsi a sinistra. “L’opposizione su questo è stata troppo timida. Io ho una storia socialista e garantista, e lo dico e l’ho sempre detto: la giustizia, anche per quanto riguarda carceri, pene alternative e lentezza dei processi, è una battaglia per la sinistra”.

Ci sono altri temi che possano essere guardati trasversalmente per fare un’azione di opposizione responsabile?  “Minori non accompagnati e gestione dei flussi migratori. Ne sento sempre parlare in modo molto ideologico. Idem per la sicurezza: non sono stati fatti investimenti seri rispetto alla forze dell’ordine”. Ma come, dal governo law and order? “I sindaci sono abbandonati a se stessi. Non abbiamo responsabilità diretta, ma i cittadini è a noi che si rivolgono. Quanto alle infrastrutture, altro che Ponte: tagliando risorse ai Comuni si impedisce ai sindaci di intervenire sulla manutenzione straordinaria. Il governo non ha nella testa il tema della manutenzione dell’esistente. E’ forse portato a pensare che la qualità, la crescita lo sviluppo vadano solo nella direzione del nuovo. Non è così”. Ultimo ma non ultimo, il problema abitativo: “Ho sentito parlare di tavoli nazionali sull’edilizia residenziale pubblica e sul recupero immobili dismessi, ma è chiaro che poi ogni comune si deve arrangiare da solo a trovare la soluzione. Certo, se una città corre non la fermi. Ma se hai la regione e governo che ti accompagnano in questa crescita, beh, è tutta un’altra cosa”. 

  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.