L'intervista
Il prof. Ricolfi: "Meloni voti Ursula, ma chieda una svolta su migranti e Green deal"
Votare von der Leyen ma senza cambiali in bianco, dice il politologo e sociologo: "All'Italia conviene sostenere la presidente della Commissione, con determinate condizioni. La premier al bivio? No, ha già scelto di rappresentare una destra affidabile. I conservatori sono molto vicini ai popolari e lontani dai Patrioti"
Ursula sì, ma niente cambiali in bianco. “Penso che a Giorgia Meloni convenga sostenere von der Leyen, con determinate condizioni”. Quali? “Se ci saranno aperture su migranti e sui tempi della transizione green. In questo caso la premier potrebbe davvero votare sì, anziché astenersi”. Luca Ricolfi – editorialista, sociologo e politologo – parla al Foglio alla vigilia della plenaria di Strasburgo. Oggi gli eurodeputati decideranno sulla riconferma della presidente della Commissione. Un passaggio delicato e non senza insidie per l’Italia, in cui le preferenze di FdI potrebbero essere decisive.
Professore, il bis di von der Leyen è lo scenario più auspicabile per l’Italia? “Dipende. Se Ursula verrà eletta con l’appoggio esplicito dei conservatori di Meloni, e senza quello dei Verdi, il nostro paese potrebbe giovarsi di una sponda europea su due temi cruciali: la esternalizzazione dei migranti, penso al modello Albania ma non solo, e la rimodulazione del Green deal, che rappresenta una spada di Damocle sui conti delle famiglie”. E se così non fosse? “Se invece prevarrà la linea del ‘facciamo come in Francia, fermiamo tutte le destre a destra dei Popolari’, allora diventa irrilevante chi presiederà la Commissione perché – continua Ricolfi – l’interesse nazionale sarà comunque compromesso dall’inerzia attuale sulle migrazioni e dal fondamentalismo green”.
In ogni caso un bel dilemma per la premier. O un bivio come tanti, tra ambasciatori, giornali e commentatori l’hanno definito: Meloni deve decidere se fare la leader di partito o privilegiare la stabilità europea. Condivide questa lettura? “No, affatto – risponde il politologo – Non c’è nessun bivio, perché Meloni ha già scelto di rappresentare una destra affidabile, atlantista e riformista, che tuttavia ritiene un’eventuale continuità con le politiche Ue degli ultimi anni contraria all’interesse nazionale. A mio parere la scelta di non inseguire l’ultradestra è ormai irreversibile. E prima o poi verrà imitata anche da Le Pen. I conservatori di Meloni sono già molto vicini ai popolari e piuttosto lontani dai Patrioti, anche se lo stesso Ppe non sembra averlo ancora compreso”. Proprio in questo senso allora il sostegno a von der Leyen, in particolare considerando il posizionamento italiano e quello europeo sull’Ucraina, potrebbe fugare definitivamente i dubbi dei più scettici. “Le posizioni dei vertici Ue sulla guerra sono a rimorchio di quelle americane. Da questo punto di vista non credo che l’Italia possa avere grande voce in capitolo. E comunque se ci si vuole differenziare dalla estrema destra non mi sembra una grande idea farlo sulla politica estera, sulla guerra, questione controversa e divisiva nell’opinione pubblica”.
Ricolfi allora cosa suggerisce? “Meglio che Meloni punti sulla politica interna, per esempio assumendo una posizione equilibrata sulla gestione dei flussi migratori”. La partita, insomma, per il sociologo che ha insegnato dell’università di Torino, riguarda soprattutto equilibri e materie prettamente europee. “Chi è davanti al vero bivio è la maggioranza Ursula, che dovrà scegliere se dialogare con i conservatori di Ecr o arroccarsi al centro, con la possibilità addirittura di spostare il baricentro a sinistra, accettando il sostegno dei Verdi. L’istinto di conservazione della nomenklatura europea tende a puntare sull’autoconferma della vecchia maggioranza. Ma i segnali degli elettori vanno nella direzione opposta. Non tutti se ne sono accorti ma – sottolinea Ricolfi – è la prima volta che nel Parlamento Ue, almeno sul piano aritmetico, esiste una maggioranza di destra, dai Popolari ai Patrioti”.
La matematica però non è la politica. E in termini pratici stare dalla parte di von der Leyen può assicurare maggiore centralità al governo, maggiori possibilità di ottenere un commissario di peso. Quale sarebbe quello più utile all’Italia? “Difficile dirlo, anche perché gli ambiti di competenza dei vari commissari possono subire ridefinizioni e aggiustamenti. In ogni caso – conclude Ricolfi – cercherei di presidiare soprattutto l’economia, perché il Patto di stabilità ci darà filo da torcere. In alternativa la politica migratoria o quella agricola”.