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l'intervista

Andreas Schwab (Cdu): “Meloni? Una scelta poco intelligente”

Pietro Guastamacchia

"Von der Leyen ha fatto di tutto per aiutare l’Italia e Meloni. La scelta di FdI di votare contro la Commissione è incomprensibile", ci dice l'eurodeputato tedesco dei cristiano-democratici

Strasburgo. Giorgia, ma perché l’hai fatto? Ieri all’Eurocamera, il Ppe ha osservato incredulo il deragliamento a rallentatore del convoglio meloniano in Europa, e qualcuno ancora non riesce a spiegarselo. “Von der Leyen ha fatto di tutto per aiutare l’Italia e Meloni. La scelta di FdI di votare contro la Commissione è incomprensibile e francamente anche poco intelligente”, spiega al Foglio l’eurodeputato tedesco della Cdu, Andreas Schwab.
Di salvagenti per la premier italiana, infatti, la presidente della Commissione Ue ne ha gettati fino all’ultimo minuto. Nella pubblicazione delle sue linee guida, avvenuta poco prima del voto sulla riconferma del suo mandato, von der Leyen ha seminato invano diversi appigli pensati per aiutare Meloni a tornare in carreggiata e sostenere la maggioranza Ue. Ma neanche la “riflessione su nuovi modi per contrastare la migrazione irregolare”, la creazione di un commissario per il Mediterraneo e la battaglia per la ‘sburocratizzazione’ voluta da Roma sono bastati per saldarre un patto con la leader di FdI.

Non si può dire che Ursula von der Leyen non abbia fatto molto per l’Italia e per il governo di Meloni, temo che quella presa ieri non sia una buona decisione, né per Meloni né per l’Italia”, continuea l’eurodeputato tedesco che nella scorsa legislatura si è distinto per le sue battaglie contro le Big Tech e per la politica di concorrenza europea. Quel che più ha fatto perdere la pazienza popolari ieri pomeriggio sono state le capriole di Fratelli d’Italia, i cui eurodeputati fino all’ultimo secondo si sono rifiutati di dichiarare il proprio voto sulla futura Commissione. La delusione verso l’atteggiamento di Roma è emersa infatti nelle parole di von der Leyen stessa: “abbiamo lavorato per una maggioranza democratica, per un centro pro-Ue, che alla fine mi ha sostenuto. Credo che il mio approccio sia stato corretto”, ha spiegato la presidente della Commissione in conferenza stampa, rispondendo a chi le chiedeva se si fosse pentita di tutte le energie spese per convincere la premier italiana.

 

Meloni o non Meloni, intanto, una maggioranza a Bruxelles c’è, e per Schwab ormai è tempo di guardare avanti: “Siamo molto soddisfatti, 401 è un risultato estremamente positivo perché mostra che i grandi partiti del Parlamento europeo hanno votato assieme e costruito una maggioranza solida con cui governare”. Sulla composizione di questa maggioranza, però, ancora non c’è chiarezza. Se da un lato la capogruppo socialista spagnola Iratxe Garcia Perez, appena dopo il voto, si affrettava a chiarire alla stampa che “la maggioranza comprende quattro gruppi: Socialisti, Liberali, Popolari e Verdi”, dall’altro, sulla presenza strutturale dei Verdi in coalizione, Schwab ha delle riserve: “Qualcuno dei Verdi probabilmente ci ha votato, ma sono sicuro che qualche voto arrivi anche da Ecr”.

 

Il voto dell’aula di Strasburgo, però, è solo il primo passo verso la composizione della nuova Commissione: “Ora la parte più importante sarà la scelta del collegio dei commissari”, spiega infatti l’eurodeputato tedesco che getta già un guanto di sfida ai socialisti. “Sarà necessario fare scelte difficili perché mi pare che qualche proposta, come ad esempio il commissario per la casa, non sia facilmente realizzabile”, spiega Schwab, colpendo al cuore la proposta ammiraglia del programma socialista per la prossima coalizione. Intanto i negoziati per i futuri commissari Ue, che dovrebbero aprirsi a giorni, si profilano in salita anche per l’Italia. Dopo il tradimento dei meloniani in aula, la vendetta dei popolari potrebbe infatti abbattersi sulle aspirazioni di Roma di ottenere un portfolio di peso nel prossimo esecutivo comunitario, mettendo a rischio l’obiettivo della vicepresidenza della Commissione più volte ventilato da Fratelli d’Italia. “Non stiamo a speculare sulle sorti di un voto che alla fine era scrutinio segreto e di cui sappiamo poco”, la prende alla larga Schwab, che però non concede rassicurazioni a Roma: “un commissario di peso all’Italia? Si vedrà”.