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Il ricordo

Mattarella: "Gli insegnamenti di Falcone e Borsellino continuano a segnare il dovere della Repubblica"

"La loro eredità è preziosa ben oltre indagini e processi", dice il capo dello stato a 32 anni dalla strage di via D'Amelio. "Ci hanno mostrato che la mafia si batte anche nella scuola, nella cultura, nella vita sociale". Meloni: "L'Italia non dimentica"

Da quel drammatico 19 luglio 1992 oggi sono trascorsi 32 anni. E l'Italia resta unita nel ricordo. "La tremenda strage di via D'Amelio, 57 giorni dopo l'attentato di Capaci, ha costituito l'apice della strategia terroristica condotta dalla mafia", dichiara Sergio Mattarella. "Con atti spietati di guerra, si voleva piegare lo Stato e sottomettere la società. Le Istituzioni e i cittadini lo hanno impedito". Ed è questo il lascito più importante di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. "Gli assassini a capo dell'organizzazione criminale sono stati assicurati alla giustizia, il sacrificio di chi ha difeso la legalità e la libertà è divenuto simbolo di probità e di riscatto. Ora il testimone è nelle mani di ciascuno di noi".

 

Il capo dello Stato parla nell'anniversario della morte di Paolo Borsellino e dei cinque agenti della sua scorta: Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Claudio Traina. "Li ricordiamo in un giorno di memoria e di impegno per la Repubblica", continua il presidente. "Il primo pensiero è rivolto ai familiari dei caduti, al loro infinito dolore, alla dignità con cui, a fronte della disumana violenza mafiosa, hanno saputo trasmettere il senso del bene comune e hanno sostenuto la ricerca di una piena verità sulle circostanze e i mandanti dell'attentato. Questa ricerca è stata ostacolata da depistaggi. Il cammino della giustizia ha subito tempi lunghi e questo rappresenta una ferita per la comunità. Il bisogno di verità è insopprimibile in una democrazia e dare ad esso una risposta positiva resta un dovere irrinunciabile", il messaggio di Mattarella.

"Paolo Borsellino, e con lui Giovanni Falcone, hanno inferto con il loro lavoro colpi decisivi alla mafia", che dodici anni prima aveva assassinato anche Piersanti, il fratello di Sergio e all'epoca presidente della Regione Sicilia. Nel mezzo, l'infaticabile attività dei due magistrati "ha permesso di disvelare trame e debolezze della mafia, lasciando un'eredità preziosa, non soltanto per indagini e processi. Hanno insegnato che la mafia si batte anche nella scuola, nella cultura, nella coerenza dei comportamenti, nel rigore delle Istituzioni, nella vita sociale. Questi insegnamenti continuano a segnare il dovere della Repubblica".

 

Si unisce al ricordo anche Giorgia Meloni. "La strage di via D'Amelio ha segnato profondamente la nostra nazione", dice via social il presidente del Consiglio. "Oggi ricordiamo con rispetto e commozione il giudice Paolo Borsellino e gli agenti della sua scorta che hanno sacrificato la loro vita nella lotta contro la mafia. Il loro coraggio e il loro impegno per la giustizia e la legalità rimangono un faro di speranza e determinazione per tutti noi. È nostro dovere onorare la loro memoria continuando a combattere ogni forma di criminalità e difendere i valori di giustizia e libertà per i quali hanno dato la vita". Secondo la premier, "il governo italiano è fortemente impegnato nel contrasto alla criminalità organizzata. Per noi la lotta alla mafia è una priorità assoluta, e non smetteremo mai di combattere per una società libera dalla paura e dall'oppressione mafiosa. La loro eredità ci spinge a rinnovare il nostro impegno nella costruzione di una società più giusta e sicura. L'Italia non dimentica".