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il colloquio

L'ex presidente dell'Umbria Marini: “Il Pd è giustizialista. Sul caso Toti basta inseguire i grillini”

Luca Roberto

Parla Catiuscia Marini: "Destra e sinistra usano la giustizia per combattere l'avversario e io ne so qualcosa. Il Partito democratico ascolti molto di più i suoi amministratori locali"

“In Italia usare la giustizia come arma per combattere l’avversario è una tentazione talmente forte che non ci si ferma davanti a niente. La destra è garantista solo con i suoi. Mentre la sinistra è giustizialista con tutti. Ed è un peccato, perché ha nella sua storia degli esempi di cultura garantista-liberale che purtroppo oggi sono minoritari, soprattutto nel Pd”. Secondo Catiuscia Marini, ex presidente dem della Regione Umbria, il caso Toti mostra molte delle derive che si scatenano quando la politica arriva a maneggiare l’argomento giustizia, trasformandolo in un tema da campagna elettorale. Lei nel 2019 si dimise quando venne indagata per abuso d’ufficio, in un filone d’inchiesta sulla gestione delle Asl che l’ha portata a processo con l’accusa di associazione a delinquere. Accusa da cui è stata assolta in primo grado “per non aver commesso il fatto”. Mentre sempre in primo grado le è stata inflitta una pena di due anni per “abuso d’ufficio”. Cioè un reato che questa maggioranza ha cancellato proprio perché spesso va a colpire gli amministratori nell’esercizio delle loro funzioni. “Ogni storia è diversa dall’altra”, premette Marini. “Ma trovo assurdo che valga sempre lo stesso principio che si applica a svantaggio degli amministratori locali. Prima di far decadere delle cariche elette direttamente dal cittadino, come i sindaci e i presidenti di regione, bisognerebbe usare delle forme di garanzia che non sono solo a garanzia dell’amministratore ma della funzione istituzionale. E poi non capisco: se si costruisce una legislazione speciale come quella della legge Severino, che senso ha chiedere le dimissioni per quelle persone a cui la legge Severino stessa non impedisce di esercitare le proprie funzioni?”.

 

Il risultato di questo meccanismo perverso, analizza ancora l’ex presidente dell’Umbria, è un “depauperamento della classe dirigente dei partiti sui territori. Perché i professionisti dicono: e perché dovrei impegnarmi per amministrare se rischio così tanto? Ecco allora che verso i sindaci e i presidenti di regione ci vorrebbe molto più rispetto: hanno un’infinità di responsabilità in più rispetto ai semplici parlamentari”. Eppure l’esperienza sembra non aver insegnato niente, se ancora giovedì i partiti di opposizione, dal Pd di Elly Schlein fino al M5s di Giuseppe Conte, passando per Bonelli e Fratoianni, si sono radunati in una piazza forcaiola per chiedere le dimissioni di Toti da presidente della Liguria. “Io credo che la sinistra o è garantista o non è sinistra. Invece adesso sta perdendo tutti gli ancoraggi storici”, dice ancora Marini. “E’ evidente che l’onda grillina e populista di questi anni ha talmente occupato il campo progressista che non si ha la forza di reagire. Non è che nel Pd non si siano esponenti garantisti, ma sono una minoranza. E invece bisognerebbe avere il coraggio di ascoltarli molto di più. A partire dai sindaci e dagli amministratori. Sono tantissime le storie di sindaci e presidenti di regione che sono stati lasciati soli e sono stati usati solo perché colpiti da vicende giudiziarie”. Sono proprio loro ad aver fatto, nel corso di questi ultimi anni, tutta una serie di battaglie per chiedere l’abolizione o quanto meno una profonda revisione del reato di abuso d’ufficio. “L’abuso d’ufficio fa sì che ogni atto commesso dall’amministratore diventi di rilevanza penale. Ma non può essere quella la ratio: moltissimi atti sono semplicemente di natura amministrativa. Non si tratta di voler commettere reati e restare impuniti”, ragiona ancora Marini, che è convinta di poter provare la propria innocenza fino alla conclusione della sua vicenda giudiziaria. A ogni modo il tema è talmente trasversale alle forze politiche che investe tutti, destra e sinistra. “Quando venni indagata, nel 2019, in piazza a chiedere le mie dimissioni ci andava l’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini. Adesso è la sinistra che scende in piazza a Genova. E’ il segno di un paese che ha smarrito completamente la propria cultura garantista. Vuol dire che cambia il posizionamento politico ma l’atteggiamento è lo stesso”. La sinistra, il Pd, quindi, cosa dovrebbero fare? “Riappropriarsi della propria tradizione. Ed evitare di inseguire il populismo. Ci sono troppe carriere di amministratori distrutte. Sono persone che meriterebbero di essere ascoltate molto di più”.

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  • Luca Roberto
  • Pugliese, ha iniziato facendo vari stage in radio (prima a Controradio Firenze, poi a Radio Rai). Dopo aver studiato alla scuola di giornalismo della Luiss è arrivato al Foglio nel 2019. Si occupa di politica. Scrive anche di tennis, quando capita.