L'intervista

Lucia Annunziata: “L'Italia non è isolata. Capisco la scelta di Meloni, dubbi su von der Leyen anche nel Pse”

Ruggiero Montenegro

"Non ci saranno ripercussioni per il nostro paese, avrà i pesi e i contrappesi che merita. Nel gruppo dei socialisti c'è chi ha definito la Commissaria un'imbrogliona. Franchi tiratori anche tra i nostri. Ma l'alternativa al bis della presidente era il caos", dice l'eurodeputata eletta con il Pd

“Questa lettura secondo cui adesso Giorgia Meloni sarebbe isolata, non la condivido. La posizione della premier è comprensibile, si è coperta. Dopo l’apertura di von der Leyen ai Verdi non poteva fare molto diversamente”. Lucia Annunziata, eurodeputata in quota Pd – “Indipendente” – parla al Foglio all’indomani di quella che definisce una travagliata rielezione. “Il sì a Ursula è stato molto dibattuto anche tra noi socialisti e democratici europei. Nel gruppo qualcuno l’ha definita ‘imbrogliona’, in tanti non volevano votarla, qualcuno non l’ha votata. Ma alla fine ha prevalso un altro tipo di ragionamento”. 


Di quale ragionamento parla? “Sostanzialmente l’alternativa all’elezione di von der Leyen era il caos. Non c’erano nomi forti nel Ppe per sostituirla. Sarebbe stato un salto nel vuoto in un momento di grandi sconvolgimenti internazionali: due guerre, cambiamenti elettorali e ora anche il probabile ritorno di Trump. La grande nuvola nera per l’Europa”.

Lucia Annunziata risponde al telefono da Bruxelles. E’ appena rientrata da Strasburgo, dopo una settimana intensa, “di discussioni e confronti, anche aspri. Perché quando arrivano tempi duri, cadono le buone maniere. Ed è questo il momento che l’Ue sta vivendo. Bruxelles è sempre stato un posto pacato, l’ho frequentato spesso da giornalista”. E adesso? “Ora qui si scaricano tutte le tensioni, lo si percepisce nei palazzi e nelle discussioni, sempre più accese”. Annunziata fa l’esempio della deputata rumena con simpatie No vax, Diana Sosoaca, che si è presentata in Aula con la museruola e brandendo immagini della madonna. Urlava contro una presunta dittatura europea, prima di essere espulsa. “D’altra parte le intemperanze sono state molte, abbiamo visto cosa significa quando arriva l’estrema destra, quelli che vogliono distruggere le istituzioni”, dice l’eurodeputata. In questo clima si è arrivati al voto su Ursula. “E tra paura e dissenso, nel Pse si è scelto di privilegiare la continuità, nonostante in molti ritenessero von der Leyen troppo timida sul Green deal e sull’agenda sociale. E poi, certo, è venuto meno l’accordo von der Leyen-Meloni, che era forse il principale ostacolo per la sinistra”. Onorevole, ma lei l’ha votata Ursula? “Certamente e non ho problemi a dirlo. I franchi tiratori ci sono stati, ma non penso tra gli italiani. I tedeschi sono stati i più critici, anche per via di storiche divergenze con il Ppe. Ma pure gli spagnoli hanno usato parole forti”.

 

Veniamo a Meloni. A differenza del Pd che chiede informative in Parlamento, lei dice che  la posizione della premier era quasi inevitabile. “Negli ultimi mesi c’è stato un cambiamento di scenario dovuto alle elezioni in Inghilterra e in Francia, e poi Trump. C’è stata una radicalizzazione sempre più forte in tutta la sinistra europea, galvanizzata da vittorie nazionali che in realtà non lo erano del tutto. E infatti difficilmente produrranno cambiamenti strutturali. Lo stesso è accaduto a destra, con Orbán, Le Pen, Bardella e i patrioti, le cui iniziative hanno tolto spazio a Meloni e al rapporto che ha coltivato con von der Leyen negli ultimi due anni. E’ diventato insostenibile per entrambe”. Ci spieghi meglio. “Io sono convinta che la decisione di Ursula di aprire ai Verdi sia arrivata all’ultimo e che fino all’ultimo abbia parlato con Meloni, anche per un calcolo numerico. La premier – ragiona Annunziata – non poteva certo restare in questo schema. Erano d’accordo e Meloni ha fatto quello che dal suo punto di vista era più logico”. Si è sfilata, mostrandosi coerente al suo elettorato. Anche a rischio di ripercussioni? “Non credo esista questo rischio. Sondando gli umori qui a Bruxelles, penso che l’Italia riuscirà comunque a ottenere i pesi e i contrappesi che merita, al di là dei posizionamenti dell’altro giorno. La partita è più ampia, vedrete. Non solo – aggiunge Annunziata – le stesse dichiarazioni di Meloni lasciano intendere che in futuro ci possa essere anche una sorta di appoggio esterno al governo von der Leyen”. D’altronde al Parlamento Ue le maggioranze variano spesso a seconda dei temi. E sulla transizione energetica, per dire, le idee negli schieramenti sono molti diverse. “Certamente, questo può essere un esempio”. Senza dimenticare il tema più importante in questa legislatura, la guerra in Ucraina.

A proposito, come si trova con i suoi colleghi Marco Tarquinio e Cecilia Strada? “Benissimo, mi piace litigare”, scherza Annunziata. “Battute a parte, visto che andiamo d’accordo, credo che la discussione sia fondamentale. I partiti non possono essere un monolite, non sarebbero efficienti se tutti la pensassero allo stesso modo. Questo credo valga anche per la redazione del Foglio, non sarete mica sempre tutti d’accordo?”, ci incalza l’eurodeputata, che il piglio della cronista non l’ha perso. “E non credo lo perderò. Ma tornando al Pd  – conclude Annunziata –  nella nostra delegazione ci sono persone di spessore, ex sindaci e presidenti di regione. Abbiamo un gruppo di persone di livello che sa far funzionare una macchina come l’Unione europea. Tutti insieme, discussioni incluse, dovremmo farcela”.