L'allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi parla davanti al Congresso Usa, a Washington, nel marzo 2006 (foto Ansa)

Parola di forzista

Cattaneo (FI): “Il Cav. come Trump? Un falso storico”

Francesco Gottardi

“Chi crede che il trumpismo sia l'evoluzione di Berlusconi, si vada a riascoltare il discorso dell'ex premier davanti al congresso americano”, invita il deputato di Forza Italia. “Noi cuscinetto pragmatico fra gli estremismi”

Roma. Cosa c’entra Donald Trump con Silvio Berlusconi? “Nulla”. Equivoco da fugare categoricamente. Parola di Alessandro Cattaneo, deputato e già vicecoordinatore di Forza Italia. “Sono io diretto testimone: il Cav. vedeva nella democrazia americana il più alto baluardo della libertà. Era un grande innovatore, sempre aperto, pronto a guardare avanti nelle sfide del mondo globale. Il ‘Make America great again’ implica invece una visione relegata all’interno dei confini, senza interesse per l’esterno. E un paese che si chiude nei dazi non sarebbe certo una buona notizia per l’Italia, la cui bilancia commerciale è sbilanciata sulle esportazioni”. Va ascoltata Marina Berlusconi, dunque: non va persa la bussola identitaria. Oggi Forza Italia è l’unico partito di governo sia a Roma sia a Bruxelles. Moderato per vocazione, vonderleyano a oltranza. Chi flirta con gli assalti al Campidoglio, col sovranismo profondo, la demagogia violenta, chi insomma “vede in Trump l’evoluzione del berlusconismo commette un  abbaglio. Un falso storico”. C’è tycoon e tycoon.

 

Cattaneo non vuole farne una questione di endorsement. “Kamala Harris non è Obama né Biden”, spiega al Foglio. “Esprime la sinistra della cancel culture, dei passi indietro, della rabbia sociale fino all’antisemitismo. E la sua storia personale tradisce la sua narrazione: il paese che aspira a rappresentare è una terra di opportunità, anziché di emarginazione. Dinamiche pericolose. Temo che la reazione a Trump sia la radicalizzazione dell’opinione pubblica allo spettro opposto: se fossimo in America, i nostri elettori sarebbero in crisi”. E non solo loro. “Voglio comunque ribadire che gli Stati Uniti, pur nelle difficoltà, saranno comunque l’alleato, l’amico e il partner di riferimento a salvaguardia delle democrazie occidentali. Noi dialogheremo sempre con sinergia”. Risuona l’eco del vicepremier Tajani, che  sottolinea “il ruolo dell’Italia da interlocutore privilegiato degli Usa chiunque sia il  prossimo presidente”. Ma fuor di diplomazia, al deputato scende una lacrimuccia. “Quell’intervento di Berlusconi al congresso americano resta tuttora nella memoria collettiva”.

Vale la pena riproporne uno stralcio. Un flash. “Per la mia generazione gli Stati Uniti”, dichiarava il Cav. a Washington, “rappresentano il faro della libertà e del progresso economico. E sarò sempre grato agli Stati Uniti di avere salvato il mio paese dal fascismo e dal nazismo a costo di tante vite americane. […] Non mi stancherò mai di ripetere che quando vedo la vostra bandiera non vedo solo la bandiera di un grande paese, ma vedo soprattutto un simbolo universale di libertà e di democrazia”. Correva l’anno 2006. Potrebbe essere oggi. “L’Europa ha bisogno dell’America e l’America ha bisogno dell’Europa. Questo è vero sul piano economico, sul piano militare. E sul piano militare è fondamentale sostenere e rinvigorire l’alleanza atlantica, che per più di mezzo secolo ci ha garantito la pace nella libertà”. Appunti trasversali. Ogni vocabolo utilizzato dall’allora presidente del Consiglio è del tutto estraneo a quel che un decennio dopo sarebbe emerso come il truce repertorio trumpista. E ne  è pure l’esatto contrario. “Teniamoci stretti il cuscinetto di centrodestra che sta continuando a garantire Forza Italia”, sorride Cattaneo. “In troppe zone del mondo fanno breccia gli estremismi di ogni colore politico”.

E’ un appello innanzitutto ai conservatori. “Serve accettare sfide attuali, rivendicare l’importanza dei diritti civili, non avere paura di aprirsi alla società: in questo senso i repubblicani di Trump non sono vicini a noi”. E a conti fatti, nello scacchiere europeo, nemmeno i Salvini e gli Orbán. “La proposta di Forza Italia è utile, pragmatica e concreta. Attenta alle imprese e ai lavoratori, sia a Roma sia a Bruxelles”. E’ l’eredità del Cav., che figli e militanti rilanciano in un momento storico-politico di facile sbandata. “Non per noi, ora più che mai”.