Il caso

La faida e la figuraccia italiana degli agricoltori a Bruxelles. Lollobrigida: "Prevalga l'armonia"

Simone Canettieri Luciano Capone

Coldiretti, molto legata al ministro, contro l'elezione di Giansanti (Confagricoltura) ai vertici del Cope di Bruxelles. Così va a pezzi il sistema nazione, caro al ministro di Fratelli d'Italia 

“Armonia” è la parola che predica il ministro dell’Agricoltura. “Lavoro all’armonia, come un ministro deve fare”, dice Francesco Lollobrigida, probabilmente ispirandosi alle capacità di mediazione di Pinuccio Tatarella, il padre nobile della destra che viene appunto ricordato come “il ministro dell’Armonia”. 
Il problema, però, è che la situazione nel suo settore è esplosiva. Quasi da guerra civile. Con la principale organizzazione degli agricoltori in guerra con le altre e pure con l’industria agroalimentare. E, paradossalmente, il casus belli in una situazione già molto tesa è un’occasione per l’Italia: l’elezione del vertice del Copa (il Comitato delle organizzazioni professionali agricole), composto da 60 sigle di paesi dell’Unione europea, che rappresenta a Bruxelles gli interessi di milioni di agricoltori del Vecchio continente. 


Storicamente l’Italia non ha mai contato molto: negli ultimi 25 anni i presidenti del Copa sono stati prevalentemente tedeschi e francesi (ora si conclude il lungo mandato di Christiane Lambert, già capa della Fédération nationale des syndicats d'exploitants agricoles), ma anche olandesi, austriaci e danesi. Mai un italiano. Le prossime elezioni  si svolgeranno il 27 settembre, tra l’altro in concomitanza con il G7 dell’Agricoltura a Siracusa. E per la prima volta c’è un italiano  in corsa con buone chance di  successo: Massimiliano Giansanti,  presidente di Confagricoltura e attuale primo vicepresidente del Copa. Ma gli attacchi  contro di lui, che non ha  ancora ufficializzato la candidatura, arrivano proprio dall’Italia: la Coldiretti sta conducendo una guerra, politica e mediatica, per impedirne l’elezione. Piuttosto che  il “nemico” di Confagricoltura, meglio un olandese o uno spagnolo. 


Giansanti ha le carte in regola per avere l’appoggio di altri paesi, in questi anni ha costruito buone relazioni in Europa, ma è evidente che un altro candidato avrà gioco facile a spuntarla se il candidato italiano non ha il sostegno di tutta la delegazione del suo paese. L’Italia ha 12 voti (ripartiti equamente tra Coldiretti, Confagricoltura e Cia, la cui posizione non è nota) su 155. E’ quindi una questione di voti, ma soprattutto simbolica. Come possono gli italiani rappresentare gli agricoltori europei se sono così divisi tra loro?   
Ma la cosa più drammatica è che questo conflitto avviene alla luce del sole, sulla pubblica piazza europea, e con accuse pesantissime. Uno spettacolo poco edificante per il paese, altro che patriottismo e credibilità nazionale. Luigi Scordamaglia, ad di Filiera Italia e responsabile delle politiche comunitarie della Coldiretti, ha rilasciato un’intervista feroce (tradotta anche in inglese) a EuNews, sito specializzato negli affari europei, in cui definisce Giansanti come “una foglia di fico delle multinazionali del cibo” e minaccia una protesta – un’altra dopo quelle dello scorso inverno – dei trattori coldirettisti sotto la sede del  Copa se mai dovesse eleggerlo: “Li porteremo a manifestare contro il Copa se dovesse diventare, attraverso il suo prossimo presidente, il difensore occulto degli interessi di Big Food”. 
Confagricoltura, interpellata dal Foglio, preferisce non commentare.


E’ una dinamica impensabile in qualsiasi altro settore. E’ difficile immaginare, ad esempio, che se Luigi Sbarra  si candidasse alla guida della Confederazione europea dei sindacati, Maurizio Landini, sebbene i rapporti tra Cgil e Cisl non siano idilliaci, si metterebbe a lanciare accuse pubbliche per abbatterlo.     
Lollobrigida smorza le polemiche: “Lavoro all’armonia, come un ministro deve fare – dice al Foglio –. La considero, nel pieno rispetto delle posizioni di ognuno, una precondizione per avere un sistema Italia forte. Il  dialogo con le associazioni è costante e teso a far prevalere le ragioni unificanti piuttosto che i motivi di frizione. Non sarà difficile riscontrare come questo impegno venga oggettivamente riconosciuto da tutte le associazioni agricole e di filiera.”. 


In realtà, nel settore i malumori ci sono.  La sensazione è che il ministro Lollobrigida – che si è legato mani e piedi  alla retorica, alla mobilitazione e alle battaglie  della Coldiretti – sia ormai “prigioniero” dell’organizzazione presieduta da Ettore Prandini. Ormai incapace di districarsi dalla morsa coldirettista per garantire quella terzietà necessaria a rafforzare il cosiddetto “sistema Italia”. E così le  tensioni deflagrano pubblicamente, in uno scontro che attraversa tutta la filiera agroalimentare: dalla produzione alla trasformazione.


Coldiretti, come già raccontato da questo giornale, negli ultimi mesi ha condotto una dura campagna contro “Mediterranea”, l’alleanza nata tra Confagricoltura e UnionFood (l’industria agroalimentare italiana) con  l’obiettivo di rafforzare la filiera, migliorare  la produttività, valorizzare la dieta mediterranea e aumentare l’export. Per la Coldiretti, invece, Mediterranea è un patto col diavolo: Confagricoltura si sarebbe venduta alle “multinazionali globali” che “stanno affamando gli agricoltori europei”, che vogliono imporre il “cibo omologato”, il “Nutri-score”, che stanno distruggendo il “made in Italy” e la “dieta mediterranea” per sostituirla con gli “Ogm”, il “latte di sintesi” e “i cibi prodotti in laboratorio”. Per questa collaborazione con l’industria agroalimentare, Giansanti si è conquistato un posto d’onore nel Pantheon coldirettista dei supercattivi globali insieme a Jeff Bezos e Bill Gates. 


Lo scorso maggio Vincenzo Gesmundo, segretario generale e vero leader della Coldiretti, a Cibus (la manifestazione di riferimento per il settore che si tiene a Parma)  si rivolse a Lollobrigida, lì presente, definendo le imprese agroalimentari italiane “non patriottiche e non sovraniste, caro ministro”. L’obiettivo, da quel momento, è diventato anche Paolo Barilla, il  presidente di UnionFood che insieme a Giansanti ha fatto nascere Mediterranea, peraltro lanciata sempre a Cibus alla presenza del ministro Lollobrigida.   
 Gesmundo ha replicato pochi giorni fa, all’assemblea di Coldiretti, rivolgendosi sempre al ministro Lollobrigida, che era seduto in prima fila. Ha  definito Mediterranea “un problema nazionale e comunitario” perché le “multinazionali” potrebbero mettere le mani, più o meno visibilmente, sul  Copa che dovrebbe essere di proprietà delle imprese agricole europee”. L’elezione di Giansanti al vertice del Copa è per la Coldiretti un complotto: “Passiamo dal Mulino Bianco al golpe bianco” ha detto Gesmundo, facendo  un chiaro riferimento al marchio di proprietà di Barilla, annunciando contemporaneamente una manifestazione a Parma, città dove ha sede il  gruppo: “Chi va piegato, si piegherà”, ha minacciato.


Il progetto “sovranista” della Coldiretti è quindi impedire l’elezione di un italiano al vertice degli agricoltori europei e attaccare l’industria agroalimentare nazionale, facendo passare entrambi come golpisti che vogliono distruggere il made in Italy e la dieta mediterranea. 


Lollobrigida fa bene a invocare “l’armonia”, ma evidentemente c’è chi interpreta questa sua posizione come una copertura politica per aggredire gli altri. Così però il “sistema Italia” ne esce a pezzi.