Il mancato accordo
Le carceri esplodono e la maggioranza non sa che pesci prendere
Antigone fotografa una situazione drammatica: 59 suicidi da inizio anno e sovraffollamento record. FI propone norme di buon senso per ridurre la pressione sugli istituti, ma Lega e FdI non voglio norme "svuotacarceri". La soluzione? Rinviare
Nel giorno in cui l’associazione Antigone presenta la sua relazione sullo stato pietoso delle carceri italiane, continua il braccio di ferro interno alla maggioranza sull’argomento. Forza Italia, dopo il macabro record di 59 suicidi da inizio anno, spinge per misure che riducano il sovraffollamento, mentre FdI e Lega vogliono evitare l’approvazione di qualsiasi norma che possa essere bollata come uno “svuotacarceri”. Per questo il governo ha deciso ieri sera di rinviare il suo parere all’emendamento del forzista Pierantonio Zanettin al decreto carceri arrivato per la conversione alla commissione Giustizia di Palazzo Madama. L’emendamento amplierebbe la possibilità di accesso alla semilibertà, il regime che consente ai detenuti di trascorrere parte del giorno fuori dal carcere. In particolare, la norma concederebbe ai condannati con pena minore di quattro anni di entrare fin da subito in prigione solo per dormire, alleggerendo notevolmente i nuovi ingressi (attualmente la misura si applica solo a pene fino a sei mesi). Inoltre, per chi è stato condannato a pene maggiori, ridurrebbe dalla metà a un terzo della pena scontata la soglia per poter accedere alla misura. A nulla però sono serviti i vertici di maggioranza con i capigruppo e i sottosegretari alla Giustizia di FdI, FI e Lega, né l’incontro tra il ministro Carlo Nordio e il capogruppo di FI a palazzo Madama, Maurizio Gasparri. FI non retrocede e il governo non va allo scontro con un parere negativo all’emendamento che ieri sera in commissione Giustizia è stato temporaneamente accantonato e sarà rivisto giovedì, dopo il voto sugli emendamenti delle opposizioni, che per protesta hanno abbandonato i lavori.
Mentre la maggioranza non trova una quadra, i dati forniti da Antigone fotografano una realtà drammatica. Se il ritmo dei suicidi rimanesse costante, quest’anno si supererebbe il tragico record del 2022 di 85 casi. A questo si somma una situazione di sovraffollamento che ha ormai raggiunto i picchi degli anni più complicati: con 60.480 detenuti per 47.110 posti effettivamente disponibili, 14 mila in meno del necessario, con un tasso di sovraffollamento reale del 130,6 per cento e picchi di oltre il 190 in alcuni istituti.
Che farà la maggioranza? Rinviata la discussione al Senato, oggi altrettanto potrebbe accadere alla Camera. A Montecitorio dovrebbe sbarcare il progetto di legge a prima firma Roberto Giachetti. Il testo prevede di aumentare da 45 a 60 giorni le detrazioni di pena guadagnate ogni sei mesi dai detenuti che hanno “dato prova di partecipazione all’opera di rieducazione”. Nella pratica, la legge consentirebbe a moltissimi detenuti di uscire in poco tempo dalle carceri, riducendo significativamente la pressione sugli istituti, molto più di quanto farebbe l’emendamento Zanettin. La legge non dispiace a FI. E per questo ieri i capigruppo di Pd, Azione, Iv, Avs e Più Europa hanno chiesto al presidente della Camera, il leghista Lorenzo Fontana, di prevedere il voto segreto sul provvedimento. Ma è molto probabile che il voto non avverrà affatto: la maggioranza potrebbe infatti chiedere il rinvio in commissione per attendere l’arrivo a Montecitorio del decreto carceri. Giachetti si prepara alle barricate: “Nel decreto carceri del governo non c’è nulla per ridurre il sovraffollamento, intanto ogni giorno c’è un nuovo suicidio riuscito o tentato. Solo l’altro ieri due detenuti a Oristano hanno cercato di darsi fuoco in cella. Se questa inerzia continua sono pronto a denunciare il ministro Nordio. Quello che comincio a temere purtroppo – aggiunge – è che la maggioranza punti a una sorta di strategia della tensione: si aspetta qualche rivolta grave per potere reprimere con la forza i problemi”. Il riferimento è al nucleo d’intervento operativo della polizia penitenziaria varato a maggio dal sottosegretario di FdI, Andrea Delmastro Delle Vedove, un gruppo di 200 agenti scelti per l’intervento negli istituti in caso di rivolta. Fonti autorevoli del sistema penitenziario, però, smentiscono un’ipotesi del genere: “Se in assenza di un provvedimento per ridurre il sovraffollamento iniziassero davvero le rivolte come faranno 200 persone a intervenire in tutta Italia?”.