L'intervista
“Zaia sindaco di Venezia? Sì, ma a Forza Italia il Veneto”. Parla Tosi
“La giustizia faccia il suo corso, ma per Brugnaro politicamente è l’apocalisse”, dice il coordinatore regionale dei forzisti. Oggi soltanto il doge potrebbe salvare il centrodestra a Venezia. “E io sarei un candidato spendibile per la regione: basta Lega”
Roma. Ormai lo vogliono tutti. Imprenditori, cittadini. Avversari politici. “Zaia sindaco di Venezia? Un signor profilo”, dice Flavio Tosi, coordinatore regionale di Forza Italia – e ai tempi della Lega antico rivale del presidente. “Ha governato ovunque. Conosce la città. E’ estraneo a ogni indagine giudiziaria”. Viva il doge, allora. “Purché il Carroccio molli la presa sul Veneto”. Eccola, la merce di scambio. “Mi sembra ovvio. Quello di Salvini è il terzo partito del centrodestra. Oggi governa Lombardia, Trentino, Friuli e Veneto, in virtù di un peso elettorale non più attuale: come potrebbe pretendere sia la regione sia il capoluogo?” Non lo sappiamo neppure noi.
Quel che ribolle in pentola però è interessante. L’area moderata – sinonimo di Luigi Brugnaro: Forza Italia, Coraggio Italia – ci ha messo un attimo a scaricare il sindaco di Venezia, dopo l’inchiesta che sta travolgendo la sua amministrazione. “Ci saranno strascichi importanti. E Brugnaro non rappresenta il centrodestra classico”, si smarca Tosi. “Sul piano giudiziario è lui a dover valutare la propria posizione: soltanto lui sa come sono andate le cose”. Garantismo innanzitutto. “Sì. Poi però c’è il piano politico. E questa faccenda è apocalittica”. Tradotto, Brugnaro non solo è bruciato. Ma all’improvviso è un problema. “Come Forza Italia abbiamo chiesto che il sindaco riferisse in aula prima della pausa estiva”. Lui insisteva per aspettare settembre. Soltanto ieri, sotto pressione, ha ceduto alla data del 2 agosto (ma a Mestre). “A noi non sta bene. Figurarsi al cittadino veneziano: questo procrastinare non è accettabile in un mondo normale. Ma come si fa?”
Tosi ne sa qualcosa: nel 2013, quand’era sindaco di Verona, il suo vice fu arrestato (e poi condannato per concussione). “Due differenze sostanziali: lui si dimise prima di finire agli arresti, senza coinvolgere altre figure pubbliche, e il procuratore disse chiaro e tondo che Tosi non c’entrava nulla. Come poi venne appurato. Oggi invece Brugnaro è indagato, i pm si sono espressi pesantemente sulla sua condotta e l’intera testa del comune lagunare versa in pessime acque. Io l’anno dopo mi candidai alle europee e raccolsi 600 mila preferenze: la città aveva capito. Quel che accade a Venezia è molto più difficile da capire. Per tutti”. Prossime mosse? “Navigare a vista fino a fine mandato. Ma dai politici agli imprenditori, ci vuole una personalità capace di dare segnali positivi al nostro elettorato in un momento simile”.
Anche perché fra un anno si vota (massimo uno e mezzo, se le Olimpiadi di Milano-Cortina fossero causa di forza maggiore). E vista l’ondata di sdegno attorno al centrodestra locale, la partita inizia in salita. “Venezia è contendibile”, urla da giorni il Pd. A meno che dall’altra parte non schierino il campione. Il numero uno. “Noi segretari regionali di maggioranza cominceremo a parlarne presto”, assicura Tosi. “Daremo un messaggio forte e chiaro. Certo, per Zaia, Venezia non sarebbe una deminutio: dopo Roma e Milano è il comune più prestigioso d’Italia”. Insomma, se Luca fosse in vena di pacchi regalo, Flavio sarebbe pronto a metterci pure il fiocco. Subito. “E’ uno scenario plausibile, anzi è probabile che Salvini faccia il suo nome. Serve però l’accordo con Tajani: ne va degli equilibri del centrodestra, fatti di pesi e contrappesi interni. Se alla Lega va Venezia, il Veneto a chi?”
E’ qui che Tosi si sfrega le mani. “I leghisti locali non mollano l’osso? Facciano pure. Non hanno alcun potere decisionale: al massimo potranno diventare lista civica”, auguri a Salvini. “Ma la scelta del prossimo candidato – come avvenne per Zaia nel 2010, per altro – sarà stabilita a tempo debito dal tavolo nazionale”. Il delfino di Berlusconi in Veneto ha le idee chiare. “Sondaggi aperti per capire chi è la persona più forte e gradita all’elettorato: è il metodo migliore. Avrebbe permesso di salvare anche la Sardegna”. Quella persona potrebbe essere proprio Tosi? “Immodestamente”. E’ appena diventato europarlamentare, però. “Lo dissi e lo ribadisco: se c’è in ballo il governo del territorio, da Bruxelles torno a piedi”. Via Venezia, ave al doge Luca. Ma governatore, wow.