L'intervista

Bernardini: "Sulle carceri il governo non ascolta nemmeno Mattarella. Nordio? Non lo riconosco"

Gianluca De Rosa

L'ex deputata radicale ha scritto insieme al deputato di Iv Roberto Giachetti una legge per aumentare gli sconti di pene ai detenuti che si comportano bene e ridurre il sovraffolamento. Ma la maggioranza alla Camera ieri ha rinviato la discussione del testo

“Davanti alle parole di Mattarella non hanno neppure avuto il coraggio di dire no, intanto nelle carceri la situazione sta diventando insostenibile”. Rita Bernardini, ex deputata radicale e presidente dell’associazione Nessuno tocchi Caino, una vita passata a battersi per i diritti dei detenuti, passeggia per palazzo Montecitorio sconfortata. Nonostante il presidente della Repubblica abbia ieri sottolineato come la situazione delle carceri italiane sia “indecorosa per un paese civile”, la maggioranza  ha rinviato il progetto di legge che Bernardini ha scritto insieme al deputato di Italia viva Roberto Giachetti che è diventato anche una petizione su change.org. La proposta prevede 30 giorni in più all’anno di sconto di pena per i detenuti che “hanno dato prova di partecipazione all’opera di rieducazione”. Una norma per ridurre il sovraffollamento che  Lega e FdI hanno bollato come uno “svuotacarceri”. E che, invece, Bernardini ricorda: “E’  già stata adottata in passato e non farebbe altro che consentire alle persone più meritevoli di uscire un po’ prima, senza alcun ‘libera tutti’ generalizzato”.


Per adesso  la maggioranza non ha bocciato la proposta, ma rinviato la discussione a dopo l’arrivo alla Camera del decreto Carceri. Ora si trova  al Senato, dove il governo ha cassato l’emendamento del forzista Pierantonio Zanettin che avrebbe allargato l’accesso al regime di semilibertà. “Non sarebbe stato risolutivo ma avrebbe dato un segnale forte”, commenta Bernardini che ormai è convinta che la maggioranza non farà nulla, nonostante i quasi sessanta suicidi da inizio anno. “Questo fenomeno va gestito, devono capirlo, invece non ascoltano niente e nessuno”, dice. Eppure il sottosegretario Andrea Delmastro dice di andare spesso in visita nelle carceri. “Sì, peccato che lui e Ostellari (il sottosegretario della Lega, ndr) si limitino a parlare con gli agenti della polizia penitenziaria, non  con i detenuti. Forse gli fanno schifo, ma dovrebbero sapere che le carceri esistono per loro”. Ma più che i sottosegretari tutti sicurezza e mascelle serrate di Lega e FdI a stupire l’ex segretaria di Radicali italiani è il ministro della Giustizia Carlo Nordio: “Io – dice – ormai lo chiamo il ‘fu Nordio’, nel senso che da quando è diventato ministro purtroppo ha cambiato personalità. Io mi ricordo quando con Pannella si diceva favorevole all’amnistia e all’indulto, oggi sostiene che sarebbero ‘una resa dello stato’. Era persino presidente di una commissione istituita dal Parlamento per decarcerizzare il sistema, poi non so cosa sia successo, mi chiedo ‘dove stai Nordio?’”. Il ministro comunque dice  che il tema dei suicidi e quello del sovraffollamento non sono collegati. “E’ l’affermazione di chi ha deciso di non voler ragionare. Il sovraffollamento determina che il personale assegnato –  che sarebbe carente anche se i detenuti fossero circa 47 mila, ovvero quelli che le carceri possono ospitare – è in difficoltà estrema con 14 mila persone in più. Questo comporta che spesso persone che hanno anche problemi psichiatrici o di gravi dipendenze compiano gesti inconsulti perché non c’è nessuno a seguirli: non uno psicologo, non uno psichiatra, ma neppure un poliziotto”.

 

 

Ma se la legge che ha scritto con Giachetti serve per affrontare l’emergenza Bernardini sostiene che invece di costruire nuove carceri questo dovrebbe essere il momento della svolta. “Così com’è – dice – il nostro sistema è rimasto carcerecentrico e le carceri sono diventate lo sgabuzzino del disagio sociale, mentre dovrebbero essere un luogo riservato alle persone  più pericolose, con tossicodipendenti e malati psichiatrici in strutture alternative. Purtroppo basta vedere i numeri: per tenere in piedi un sistema disumano paghiamo 3 miliardi l’anno mentre per le misure alternative si spendono in totale 500 milioni di euro, un sesto”.  La destra dice che servono regole certe. “La  linea securitaria del governo fa ridere”, replica Bernardini. Faccio un esempio: a detta del provveditore della Campania, Lucia Castellano,  uno dei vertici dell’amministrazione penitenziaria, le carceri sono le migliori piazze di spaccio, perché i detenuti tossicodipendenti se gli porti la droga lì sono disposti a pagare qualsiasi cifra, e questo accade tutti i giorni perché in queste condizioni le carceri oltre a essere luoghi di assoluto degrado sono anche posti in cui regna un’illegalità diffusa. Non solo...”. Ci dica. “In Italia ci sono 100 mila liberi sospesi: gente condannata a pene sotto 4 anni che attende la decisione del giudice di sorveglianza: pene alternative o il carcere. Queste persone sono in questo limbo per anni, e se sono pericolose, quale sarebbe la garanzia della sicurezza? Quanta ipocrisia”.

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