Il racconto
La lezione di Mattarella a La Russa. Dal Colle piovono messaggi al governo. A partire da Trump
Alla cerimonia del Ventaglio il capo dello stato parla molto di libertà di informazione, bacchetta la Lega sul femminile e l'esecutivo sull'emergenza carceri. Monito a Palazzo Chigi: se vince il repubblicano nessun cedimento sull'Ucraina
A occhio forse l’anno prossimo al presidente del Senato Ignazio La Russa converrà organizzare la cerimonia del Ventaglio dopo quella del presidente della Repubblica. Perché a distanza di 24 ore lo iato fra la Seconda carica dello stato e la Prima è saltata agli occhi in maniera abbastanza abbacinante. Per lo stile del pizzetto d’Italia, ma anche per quella frase sul giornalista della Stampa aggredito da CasaPound che “non si era dichiarato”. Il capo dello stato, che fu direttore editoriale del Popolo, usa l’aggettivo “eversivi” per descrivere gli atti contro il giornalismo. E’ un passaggio denso in venti minuti di discorso duro e con molte stoccate. O come dicono, i quirinalisti, pieno di pesanti moniti nei confronti del governo.
Stimolato dall’intervento del presidente dell’Associazione stampa parlamentare, Adalberto Signore, il presidente della Repubblica prende la strada della cronaca, con incisive incursioni nel mondo che cambia e il posizionamento dell’Italia. Non entra nel merito dell’inedita decisione di Giorgia Meloni di porsi, in Consiglio europeo e all’Eurocamera, contro l’elezione dei vertici della Ue. Un’accortezza, forse, per non inficiare la non facile trattativa della premier con la presidente Ursula von der Leyen sul portafoglio del commissario che spetterà a Roma. Al di là di questa cortesia concessa alla presidente dei Conservatori (che dovrebbe passare la guida del gruppo a settembre all’ex premier polacco Mateusz Morawiecki) per il resto non ci sono sconti. Anzi, c’è un avviso che sembra interessante alla vigilia delle elezioni in America. Nel ribadire l’“apprezzamento della comunità internazionale” per il lavoro svolto da Joe Biden, Mattarella sembra mettere in guardia il centrodestra, Salvini ma anche Meloni, da possibili conseguenze della vittoria di Trump. Il passaggio merita di essere riportato per intero: “Rimango sorpreso quando si dà notizia o si presume che vi possano essere posizionamenti a seconda di questo o quell’esito elettorale, come se la loro indubbia importanza dovesse condizionare anche le nostre scelte. Nessuno – vorrei presumere – ipotizza di conformare i propri orientamenti a seconda di quanto decidono gli elettori di altri Paesi e non in base a quel che risponde al rispetto del nostro interesse nazionale e dei principi della nostra Costituzione. Questo vale sia per l’Italia, sia per l’Unione europea”.
Dunque il ruolo dell’Italia nel conflitto ucraino non deve mutare. E se serve il presidente della repubblica cita anche il precedente della Conferenza di Monaco del 1938. “Historia magistra vitae”, dice. Un passaggio, letto con gli occhiali della malizia politica, indirizzato a Meloni ma soprattutto a Salvini. E proprio alla Lega dal Quirinale arriva un colpo di elastico dopo la bizzarra proposta, contenuta in un disegno di legge poi rimangiato, di vietare e multare chi usa il femminile negli atti ufficiali. “Spero che si possa ancora dire ex sindaca”, dice, in un inciso Mattarella, per stigmatizzare l’aggressione all’ex prima cittadina di Berlino, Franziska Giffey. Sussulto tra stucchi e arazzi dei presenti: una platea composta interamente da giornalisti, dai direttori di giornali e tg, fino ai cronisti accreditati e invitati. Parla anche di antisemitismo, il capo dello stato dopo l’intervento di Signore che aveva ricordato l’inchiesta di Fanpage su Gioventù nazionale, il vivaio del partito di Meloni. Poi ci sono altri due passaggi di stretta attualità. Il primo invito – “con garbo ma con determinazione” – riguarda l’elezione del giudice della Corte costituzionale, appuntamento che il Parlamento continua a rinviare. E poi c’è il faro puntato sull’emergenza carceri in Italia con la lettera di alcuni detenuti della casa circondariale di Brescia. Gli aggettivi scelti per raccontare le condizioni di chi è privato della libertà sono “strazianti”, “indecorose” e “angosciose”. Non si parla di premierato e nemmeno di Autonomia differenziata: la giacchetta presidenziale non è tirata. La metà dell’intervento, a righe contate, verterà sul “pluralismo dell’informazione” e sulla “democrazia come potere di un popolo informato”. Quando l’appuntamento termina dopo poco piovono le parole di plauso a questo discorso da parte delle opposizioni. Dal governo nessun commento.