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ridateci la gioconda

Sangiuliano, un candidato al Museo di Torino e un'idea irrealizzabile. Colpi di sole

Francesco Bonami

Riportare la Monna Lisa in Italia? La libertà di parola è sacrosanta, come sacrosante sono le castronerie che questa libertà si porta dietro. Ma l'affermazione dell’egittologo Zahi Hawass basterebbe per escluderlo dalla candidatura a presidente della Fondazione torinese

Oddio, basterebbe l’affermazione di voler riportare la Monna Lisa in Italia per escludere l’egittologo Zahi Hawass dalla candidatura a presidente della Fondazione del Museo Egizio di Torino paventata dal ministro Sangiuliano. Hawass forse non sa che l’unico modo di riportarla in Italia sarebbe quello di rirubarla come aveva fatto Vincenzo Peruggia nel 1911 (non l’11 settembre come dicono al ministero). Infatti la Gioconda è di legittima proprietà francese per il semplice motivo che fu lo stesso Leonardo a dargliela. A meno che il ministro Sangiuliano o Zahi Hawass non vogliano e possano dimostrare che Leonardo, incapace d’intendere e di volere, fu circuito da Re Francesco I, o magari trovino un vecchio testamento del maestro da Vinci dove lui lasciava il dipinto al nipote di Pontremoli, ammesso che tale nipote sia esistito. Oppure Leonardo, avendo tante doti, magari era riuscito come Emmet Brown del film “Back to the Future” a fare un salto nel futuro andando ad Arcetri a trovare Galileo e regalargli la Monna Lisa che però si era dimenticato nel passato da dove arrivava. 

La libertà di parola è sacrosanta come sacrosante sono le castronerie che questa libertà si porta dietro. Infatti sono  libero anche di dire che la maschera di Tutankhamen è stata fatta con oro trafugato a una popolazione del Casentino del 1300 avanti Cristo di cui io sono discendente e quindi la rivoglio indietro. Ma se lo dicessi e al tempo stesso qualcuno mi candidasse alla direzione o presidenza del Museo Etrusco di Firenze la cosa sarebbe preoccupante. Preoccupanti non sono infatti le cose dette a vanvera ma il fatto che non influenzino il giudizio e le scelte di chi sarebbe obbligato, essendo ministro, a selezionare le persone più qualificate e attendibili a gestire il patrimonio artistico del paese. Non conosco assolutamente le qualità e le qualifiche di Zahi Hawass ma il dubbio, viste le dichiarazioni, che sia un egittolgo d’Egitto mi viene e credo sia legittimo. Non bisogna essere dei Montanari, inteso come Tomaso, per agitarsi davanti a una gestione della cultura a dir poco bizzarra. Forse ministro ed egittologo avendo visto che Bernard Arnault si è comprato anche la vigna di Leonardo a Milano hanno iniziato a insospettirsi. Non è che è stato Arnault a dare i soldi a Re Francesco I per comprarsi anche la Gioconda? Non solo: il dipinto nel 1516 aveva il permesso di libera circolazione? Non è che Leonardo se l’era portato via illegalmente mettendolo sotto il sedile del vagone letto? Potrebbe essere, visto che le date al ministero dei Beni culturali sono un’opinione.

Gli egiziani infatti per le piramidi si erano ispirati alla cupola del Brunelleschi. L’attuale e bravissimo direttore del museo egizio di Torino Christian Greco, visto il nome e il cognome, si prepari a fare le valigie. Ma prima di andare faccia posto a Ötzi, il cacciatore tirolese che però pare avesse in tasca un papiro “d’identità” egiziano e quindi secondo i piani di Hawass dovrà andare da Bolzano a Torino, se non addirittura tornare al Cairo. Torino sarebbe filologicamente più giusta come destinazione. Non è un mistero che Ötzi fosse un grande appassionato dei romanzi di Salgari.