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Chi è Luca Antonini, giudice della Consulta pro-Lega ma non salviniano

Marianna Rizzini

No al corporativismo, si alla concorrenza. Ritratto del docente di Diritto Costituzionale e “padre del federalismo fiscale”, relatore della sentenza taxi, che va contro la linea del ministro e vicepremier ed è vista come un indiretto trionfo della Lega dei governatori

Gioco della Nemesi, beffa del destino? Chiamala come vuoi, ma la circostanza che ha visto il giudice costituzionale Luca Antonini nel ruolo di relatore della sentenza 137/2024 della Consulta, quella che ha tagliato la testa al corporativismo monopolista in materia di taxi, pare circostanze dispettosa della vita per il ministro e vicepremier leghista Matteo Salvini. La sentenza è quella che, qualche giorno fa, ha sancito l’illegittimità di una norma nazionale del 2018 (governo Conte I) che aveva l’effetto di cristallizzare la carenza di taxi e Ncc. E il giudice relatore Antonini rappresenta dunque la linea che indica nell’assenza di offerta di taxi ed Ncc una lesione dei diritti della “popolazione anziana e fragile”, si legge nella sentenza, “che soprattutto nelle metropoli non è in grado di utilizzare (o anche semplicemente di raggiungere) gli altri servizi di trasporto di linea, ma che ha stringenti necessità di mobilità”, in particolare “in riferimento alle esigenze di cura”, e compromettendo “le esigenze di accesso a una mobilità veloce, spesso indispensabile a chi viaggia per ragioni di lavoro”, recando “danno al turismo e all’immagine internazionale dell’Italia, dal momento che l’insufficiente offerta di mobilità ha pregiudicato la possibilità di raggiungere agevolmente i luoghi di villeggiatura”.

 

Non solo: il giudice Antonini, già docente di Diritto Costituzionale a Padova, punto di riferimento per Cl in Veneto e uomo sui temi vicino alla Lega, è stato nominato alla Consulta proprio nello stesso 2018: sempre governo Conte I, con la Lega e Salvini in maggioranza con il M5s. E prima di diventare, in questi giorni, l’eroe degli utenti di taxi inferociti per le lunghe code e la bestia nera dei tassisti difesi da Salvini per aver detto, in sostanza, con la sentenza, che sono necessarie più licenze e più concorrenza, Antonini è stato tra i consulente del governatore veneto Luca Zaia in tema di referendum per l’autonomia, quello che, qualche anno fa, ha registrato la vittoria del “sì”.

  

Ed è stato anche capodelegazione nella trattativa con il governo, nonché consulente dell’ex ministro leghista Roberto Calderoli. Non per niente, al momento della sua designazione a giudice costituzionale, Zaia aveva esultato: “L’ingresso alla Corte Costituzionale del professor Luca Antonini è, per me e per tutto il Veneto, motivo di grande orgoglio. È un prestigioso docente di una grande Università veneta come Padova, trevigiano di adozione e veneto nel cuore. Nell’altissimo ruolo cui il Parlamento lo ha designato confermerà le doti di equilibrio, saggezza, imparzialità di giudizio, cultura giuridica che da sempre contraddistinguono il suo operato”.

  

Andrea Giovanardi, docente di Diritto tributario all’Università di Trento e collega ai tempi del percorso referendario, ne loda “il pragmatismo e l’intelligenza”, oltre alla “sapienza” in materia di federalismo fiscale e in generale di riforme istituzionali, temi su cui Antonini ha lavorato, a livello politicamente trasversale, con Gaetano Quagliariello, Maurizio Sacconi e con l’ex presidente della Camera Luciano Violante. Avvocato abilitato al patrocinio in Cassazione, presidente della Commissione tecnica paritetica per l’attuazione del federalismo fiscale (Copaff), il giudice costituzionale ha ideato un corso per giuristi internazionali d’impresa, ama andare a pesca e, da legale, ha difeso vari comuni veneti in tema di imposte e Tari e il Veneto nel ricorso contro la legge Lorenzin, poi respinto dalla Consulta.

 

Nato a Gallarate, veneto di adozione, Antonini è considerato il “padre del federalismo fiscale”, argomento oggetto di un suo libro (edito da Marsilio): “Federalismo all’italiana”. Autodefinizione in quarta di copertina: “La verità mai raccontata sulla riforma federalista dalle origini a oggi: strumentalizzazioni e trame che impediscono di porre fine a sprechi e privilegi”. E oggi c’è chi vede, nella sentenza di cui è stato relatore Antonini — che appunto va contro la linea Salvini sui taxi — un indiretto trionfo di una Lega (quella dei governatori) contro l’altra (quella del ministro e vicepremier). 

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.