Foto LaPresse

zone uniche speciali

Perché il piano Zes del governo Meloni, al momento, fa acqua da tutte le parti

Mariarosaria Marchesano

Il vero sforzo per Palazzo Chigi sarà riconquistare la fiducia degli operatori economici, anche internazionali, e convincerli che la Zona unica speciale è qui per restare e che sarà fatta funzionare, con un’assunzione di responsabilità e di impegno senza precedenti

Ha ragione il governo Meloni quando dice che è stata costituita la Zona unica speciale più grande d’Europa. Se la Zes coincide con tutto il Mezzogiorno si possono contare 20 milioni di abitanti e neanche la Zes polacca, presa ad esempio come esperimento di successo, ne ha tanti (12 milioni). Altro discorso è se questo strumento può rappresentare una svolta per la crescita economica del Sud e del paese come ha sostenuto la premier Giorgia Meloni nel suo intervento alla presentazione del piano strategico della Zes unica che, ricordiamolo, ha sostituito le otto precedenti zone economiche speciali del Mezzogiorno introdotte dai governi Gentiloni e Draghi.

Un cambio di passo fortemente voluto dal ministro Raffaele Fitto. Il vero sforzo che Palazzo Chigi dovrà fare ora è riconquistare la fiducia degli operatori economici, anche internazionali, convincerli che la Zes unica del Sud è qui per restare e che sarà fatto tutto ciò che è necessario per farla funzionare con un’assunzione di responsabilità e di impegno senza precedenti. Sarebbe l’unico modo per far dimenticare a imprese e banche che avevano programmato investimenti produttivi nelle otto precedenti Zes il disagio e lo sconcerto che quel cambio di passo improvviso ha generato. Però, il pasticcio del credito d’imposta, con la querelle tra il ministro Fitto e l’agenzia delle Entrate, è un debutto poco promettente per il nuovo modello. Le aziende si attendevano il 60-70 per cento di copertura e invece sarà il 16-17 per cento per il semplice motivo che allargando il campo della Zes a tutto il Sud si sono ristrette le già scarse risorse stanziate. Superare una lunga fase di stallo con una nuova incertezza per chi investe nel Mezzogiorno è esattamente ciò che non sarebbe dovuto accadere. Se Meloni e Fitto credono davvero nella Zes unica dovranno essere molto convincenti al di là del piano strategico, che resta un’enunciazione di principi sulla carta. 

Di più su questi argomenti: