L'intervista

“Con il civismo in Emilia possiamo battere la sinistra”. Parla Ugolini

Gianluca De Rosa

L'insegnante ed è sottosegretaria ha ottenuto l'appoggio del centrodestra: "Sono loro ad aver appoggiato il mio progetto, non il contrario. Con il cardinal Zuppi? Ci vogliamo bene, ma ho scelto io di candidarmi, le dietrologie le fa chi non mi conosce"

“Sono molto contenta dell’appoggio del centrodestra che alle regionali del 2020 ha raccolto un milione di voti, ci serviranno per portare avanti un progetto civico che punta a cambiare il metodo di gestione del potere in Emilia-Romagna”. Da due giorni Elena Ugolini, preside, insegnante, consulente di diversi ministri dell’Istruzioni e poi sottosegretaria nel governo Monti, è la candidata del centrodestra alla guida dell’Emilia-Romagna. Sarà lei  a sfidare il sindaco Pd Michele De Pascale per la successione di Stefano Bonaccini. Sessantacinque anni, riminese di nascita e bolognese d’adozione, è convinta di potercela fare. Ugolini, ma lei lo sa che in Emilia-Romagna da dopo la guerra vince solo la sinistra?  “Lo so bene, ma vi assicuro che questa volta possiamo farcela. Alle ultime elezioni regionali il centrodestra ha perso per tre punti percentuali, da qui a novembre faremo di tutto per conquistare il cuore e la testa di quel 35 per di persone che decidono all’ultimo momento che cosa votare, senza posizionamenti ideologici”.

 

A proposito di sinistra, quando l’8 luglio ha annunciato il suo progetto civico, lei ha detto che sarebbe stata “felice” dell’appoggio del Pd, invece adesso si candida con il centrodestra, cos’è successo? “Guardi – premette Ugolini – il mio primo incarico istituzionale l’ho ricevuto da Luigi Berlinguer che da ministro mi ha inserito  nel comitato dei saggi che aveva istituito al ministero, poi ho collaborato con Fioroni, Profumo e Valeria Fedeli, non ho  pregiudizi ideologici. Quella dichiarazione  nasceva dalla domanda di un giornalista che era rimasto stupito dalle mie parole sul suicidio in carcere di un ragazzo di 20 anni che era arrivato in Italia a 11 a bordo di un camion. Avevo detto che sarebbe stato meglio se non fosse stato in prigione perché accolto e curato prima. Il cronista mi ha detto ‘ma questa è una cosa di sinistra, perché non la candida il Pd?’. Gli ho risposto che era un discorso che cercava di corrispondere di più a ciò che ognuno di noi vorrebbe per i propri figli”.

 

A sinistra dicono: “Con i candidati civici alla fine a decidere sono i partiti”. “Guardi – si schermisce Ugolini – nel mio caso è stato il centrodestra a cercarmi e non il contrario. Ho trovato da parte loro una grande disponibilità: non hanno scelto la mia faccia, ma hanno deciso di aderire a un progetto civico dopo aver letto il programma per dare a questa regione un cambiamento di metodo e visione”. Come giudica questi dieci anni di governo Bonaccini?  “Bonaccini è una persona stimabile, e su molte cose è stato senz’altro bravo. Credo però si sia occupato  delle grandi aziende, tralasciando un po’ la vita quotidiana della gente, l’aiuto alle giovani mamme, agli anziani, alle famiglie e ai disabili e su questo che io vorrei cambiare metodo”. Lo ripete spesso, cosa significa “cambio di metodo”? “Intendo una cosa semplice: mettere al centro della programmazione regionale le persone, con le loro relazioni, la loro capacità d’iniziativa e la loro creatività , significa agire in una logica di sussidiarietà vera, di co-progettazione, senza lasciare che sia tutto centralizzato a livello politico”. Ci spieghi meglio. “Faccio un esempio: noi abbiamo un sistema meraviglioso di cure domiciliari per i malati di tumore che nasce perché il professor Pannuti, quando aveva la mamma che stava male, ha capito che valore poteva avere portare a casa le cure. Invece i servizi di questa regione vengono offerti in modo standard dal pubblico o sono esternalizzati ma affidati con bandi che pretendono questa stessa standardizzazioni”.

 

Si dice che lei sia cattolica, vicina a Cl, ma anche molto amica del cardinal  Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei. Le ha fatto gli auguri per la sua candidatura? “Io – dice Ugolini – devo tutto a don Giussani: la passione per il  mondo e per il bene dell’altro. Questa stessa passione e apertura la vedo anche nel nostro arcivescovo che ho conosciuto sin dal suo primo giorno a Bologna. Lo stimo molto e so che anche lui mi vuol bene, ma la decisione di candidarmi  è stata veramente mia: chi fa dietrologia dicendo ‘chi sa chi c’è dietro l’Ugolini” evidentemente non mi conosce”.