Il caso
Lollobrigida apre la conferenza di pace agroalimentare
Al ministero incontro fra i vertici di Coldiretti, Confagricoltura e UnionFood. Trattative per il via libera alla candidatura di Giansanti a Bruxelles e sul cambio di nome dell'associazione Mediterranea
Non è stato come mettere insieme Putin e Zelensky, ma il tavolo di pace convocato ieri da Francesco Lollobrigida resta comunque denso di significati vista l’intensità dello scontro degli ultimi mesi. Non c’è stata una foto a documentare l’incontro, ma solo un diplomatico e generico comunicato stampa uscito nel pomeriggio. Al ministero dell’Agricoltura per due ore, si sono confrontati i vertici di Coldiretti da un lato, e di Confagricoltura e UnionFood dall’altro.
Un tavolo di pace organizzato dal titolare dell’Agricoltura su preciso input della premier Giorgia Meloni, dopo che nei giorni scorsi il Foglio aveva evidenziato la frattura profonda nel settore agroalimentare italiano per la nascita di “Mediterranea”, l’associazione frutto di un accordo Confagricoltura-UnionFood. Coldiretti si è scagliata con toni violenti contro i fondatori del nuovo soggetto, potenziale concorrente della sua Filiera Italia, e ha anche avviato una campagna per impedire l’elezione del presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, al vertice del Copa-Cogeca, l’organizzazione che a Bruxelles rappresenta gli agricoltori europei.
Ettore Prandini per Coldiretti, Massimiliano Giansanti per Confagricoltura e Paolo Barilla per UnionFood, chiusi in una stanza (con i rispettivi direttori delle associazioni da loro presiedute) con il ministro di Fratelli d’Italia al centro. Nel ruolo inedito e difficile di mediatore, dopo quasi due anni passati al fianco di Coldiretti, con tanto di accuse da parte degli altri attori di perdita di terzietà.
“E’ un primo passo in avanti, molto significativo per ricostruire il sistema Italia, superando attriti e incomprensioni”, dice Lollobrigida. Il ministro pubblicamente non si sbilancia sui termini del negoziato, consapevole di quanto sia ancora delicata l’intera faccenda. Ci sono ostacoli da superare e soprattutto rapporti personali difficili da ricucire, dopo gli insulti recenti. I ripetuti attacchi di Coldiretti a Barilla/UnionFood e Confagricoltura di voler distruggere la “dieta mediterranea” e di essersi venduti “agli interessi delle multinazionali” che attentano alla salute dei cittadini, tanto generici quanto violenti, sono duri da mandare giù. Su questo punto il ministro ha insistito molto, invitando a “smussare i toni”.
Nonostante le diffidenze, però, nella riunione si sono aperti degli spiragli per una tregua armata.
Il primo porta a Bruxelles all’elezione del prossimo presidente del Copa (il Comitato delle organizzazioni professionali agricole), composto da 60 sigle di paesi dell’Unione europea e che rappresenta gli interessi di milioni di agricoltori dell’Ue. L’Italia non ha mai avuto il presidente. Stavolta ha buone possibilità. Giansanti, attuale primo vicepresidente, ha lavorato molto a Bruxelles e si è costruito una buona reputazione, ma Coldiretti ha minacciato di portare i trattori a Bruxelles qualora venisse eletto. Per quanto il nome di Giansanti sia forte, una spaccatura così plateale della delegazione italiana può azzoppare la sua candidatura, screditando il “Sistema Italia” evocato dal ministro nel comunicato stampa. Su questo aspetto, nonostante la coltre di silenzio che avvolge il tutto, la riunione ha portato a un disgelo da parte dell’associazione guidata da Prandini e Gesmundo. In cambio di cosa?
Qui c’è l’altro argomento caldo: Mediterranea, l’alleanza di filiera delle altre due organizzazioni. E’ l’obiettivo da abbattere per Coldiretti, che ha acquistato diverse pagine pubblicitarie sui giornali per screditare l’iniziativa e ha annunciato una manifestazione a Parma, capitale della Food Valley e sede di Barilla (che esprime il presidente di UnionFood). “Chi va piegato, si piegherà”, aveva minacciato il segretario generale di Coldiretti Vincenzo Gesmundo, anch’egli presente al tavolo. La richiesta di Coldiretti, pertanto, è stata quella di cambiare nome a Mediterranea. Formalmente Confagricoltura e UnionFood si sono riservate di decidere, ma sono disposte a cedere. Cosa ci guadagna Barilla da un’umiliante cambio del nome? La tregua, ovvero la fine degli attacchi mediatici alla propria azienda da parte della Coldiretti.
Ecco quindi le tre gambe del possibile accordo: Confagricoltura ottiene l’appoggio per il Copa in Europa, Coldiretti mostra in pubblico lo scalpo di Mediterranea, Barilla si piega in cambio della tranquillità. Il governo per ora ottiene un cessate il fuoco e, in prospettiva, la fine delle ostilità e il successo di un italiano per la prima volta al vertice del Copa – proprio ora che la nuova Commissione europea deve riformare la Pac.
Alla fine la narrazione sarà che la “dieta mediterranea” è stata salvata dalle perfide “multinazionali straniere”, che in realtà in questa vicenda non c’entrano nulla. E che gli italiani, quando si siedono attorno a un tavolo, riescono a “fare sistema” e perseguire “l’interesse nazionale”. Ma non è ancora quel momento. Dopo il primo incontro, le diffidenze sono ancora tante e l’equilibrio è sempre precario.
Equilibri istituzionali