La segretaria dem Elly Schlein e il fondatore e direttore del Giffoni Film Festival Claudio Gubitosi il 26 luglio 2024(Ansa/ Massimo Pica) 

L'intervista

Claudio Gubitosi: "Sangiuliano punisce il Giffoni perché ho sostenuto De Luca"

Francesco Palmieri

Soldi, ripicche e il tetto ai finanziamenti regionali per i festival cinematografici. Parla il direttore del Giffoni Film Festival. "Non siamo una sagra"

I fiammeggianti titoli di coda con cui il direttore del Giffoni Film Festival ne ha chiuso la 54esima edizione fanno anche da titoli di testa a un altro film già cominciato. Si è aperto con un piano sequenza nello stile de “L’infernale Quinlan” di Orson Welles, che inquadra Claudio Gubitosi, fondatore della celeberrima manifestazione, e arriva senza stacchi sulla scrivania romana del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, accusato di volere affossare la kermesse. Sugli esiti della trama, anche volendo, è arduo spoilerare. Motivo dell’ira di Gubitosi è il bando con cui nei giorni scorsi il dicastero ha posto un tetto di 400 mila euro ai contributi erogabili a un festival cinematografico, mentre Giffoni nel 2023 ne totalizzava 950 mila di finanziamenti. “Sangiuliano vuole punirci”, ha affermato Gubitosi additando il movente: la sua presa di posizione a fianco del governatore campano Vincenzo De Luca, a febbraio scorso, sul mancato trasferimento dei fondi di sviluppo e coesione che avrebbe messo a repentaglio il Festival. Il ministero gli ha risposto che è fantasia, il bando non ha intenti castigatori, vuol solo razionalizzare le risorse più equamente e comunque è ora di finirla con “santuari e rendite di posizione”.
   

Nel 1971, quando ebbe luogo la prima edizione del Festival nato da un’idea, allora folle, del giovanissimo Gubitosi (oggi 73enne), Giffoni Valle Piana era un nome sconosciuto ai più persino in Campania e Sangiuliano, per i napoletani, era un fiorente bar pasticceria in piazza Medaglie d’Oro, dove i giovani di destra non potevano passare perché presidiato da extraparlamentari rossi dai modi piuttosto spicci. Oggi il nome di Giffoni è conosciuto nel mondo, quel bar ha chiuso da un pezzo e il solo Sangiuliano è il ministro al quale, assicura Gubitosi, aveva chiesto quattro appuntamenti prima concessi poi annullati e al quale aveva offerto di concludere il Festival il 28 luglio, “ma lui è scomparso e intanto è apparso il bando. Come non pensare a un atto punitivo per la mia posizione sui fondi di sviluppo? Già l’anno scorso, quando a Giffoni vennero otto ministri, un viceministro e due sottosegretari, Sangiuliano diede forfait. Dubito tuttavia che nel governo la sua decisione sia condivisa da tutti”.
  

Giffoni, sottolinea Gubitosi, non è “un” festival tra i tanti, ma una realtà che occupa in modo stabile 140 persone e 400 nel periodo della kermesse, “tutti ragazzi meridionali che altrimenti se ne sarebbero dovuti andare”; produce 600 attività e “dove prima c’era il deserto” c’è un’arena da 5 mila posti all’aperto e una sala da 650 posti recuperata da un cantiere. “Questo paese del sud di 11.500 abitanti conta oggi tre banche nazionali, una finanziaria, due uffici postali, 48 ristoranti tutto l’anno e 170 B&B, segno che i soldi ricevuti da stato e regione abbiamo saputo spenderli bene e li abbiamo ripagati per tre”. Se a febbraio Gubitosi si schierò con De Luca (“Senza quei fondi quest’anno il Festival rischiava di saltare, potevo starmi zitto?”), a dicembre scorso un rapporto di 96 pagine della Presidenza del Consiglio aveva promosso Giffoni come un caso di studio e di buona pratica. “Ho sempre vissuto in armonia con tutti i governi, di destra e di sinistra, e credo di essere il direttore di eventi culturali più conosciuto al mondo. Ho distribuito felicità senza colore: quest’anno fra i trecento ospiti c’erano Conte, Schlein, Fratoianni, il cardinale Zuppi ma anche Giorgetti, in videoconferenza perché stava partendo per il Brasile e già nostro ospite in passato. Piantedosi ha inviato un video meraviglioso e il ministro Abodi, che è venuto, è rimasto felicissimo al pari di padre Benanti, presidente della commissione sull’Intelligenza artificiale”.
 

Come proseguirà il film sul Giffoni Festival? “Sangiuliano dovrebbe capire che sono intervenuto sui fondi di sviluppo perché se questa edizione non si fosse tenuta, per la prima volta dopo cinquantatré anni, la figuraccia davanti al mondo l’avrebbe fatta l’Italia. Non lo prenda come un atto di lesa maestà, e se qualche altro festival fa lo 0,1 per cento di Giffoni per il nostro Paese, mi dica pure qual è. Un fatto è certo: se il bando che limita i contributi non aveva intenti punitivi sarebbe uscito a gennaio, non a luglio quando i soldi sono già stati impegnati”.
 

Ora la trama prevede per certa la trasferta di Gubitosi a Roma, “davanti al ministero della Cultura per dire la mia”, e la sua proposta ai parlamentari di qualunque schieramento per una misura di bilancio che blindi Giffoni con uno stanziamento fisso. “Perché mica siamo una sagra”. Il finale è apertissimo.