il retroscena
“Il Pd non vuole farmi lavorare, è un partito grillino”. Lo sfogo di David Ermini
Il Pd ha chiesto all'ex vicepresidente del Csm di rinunciare all'incarico di presidente della Spininvest, che fa capo a Spinelli, coinvolto nel caso Toti. "Ciò che mi viene chiesto è di non svolgere la mia professione, non ci penso minimamente", dice Ermini ad amici e colleghi
“Sono stupito, incredulo. Credevo che il Pd fosse orgoglioso del fatto che un suo esponente, proprio per la sua riconosciuta immagine di trasparenza e di garanzia, fosse stato scelto per guidare un gruppo importante che dà lavoro a centinaia di lavoratori. Invece ciò che mi viene chiesto è di lasciare l’incarico, cioè di non svolgere la mia professione. Non ci penso minimamente”. Il cellulare di David Ermini squilla a vuoto. L’ex vicepresidente del Csm non ha alcuna intenzione di rilasciare interviste ai giornali e alimentare la grottesca polemica che si è sviluppata attorno alla sua nomina alla presidenza della holding Spininvest che fa capo al gruppo di Aldo Spinelli, indagato con l’ex governatore Giovanni Toti per corruzione. Con chi gli sta attorno, però, Ermini è un fiume in piena, soprattutto dopo aver ricevuto la telefonata di Andrea Orlando, candidato in pectore per il centrosinistra alle prossime regionali in Liguria, in cui gli si chiede di valutare “con attenzione” l’opportunità di una rinuncia all’incarico, dato che questo può esporre “a equivoci e strumentalizzazioni”.
E’ stato lo staff di Orlando a dare la notizia, così come a riferire la risposta di Ermini: “Ha ribadito che si tratta di un incarico esclusivamente di natura professionale, senza alcuna implicazione politica, e ha assicurato che si chiarirà con azioni concrete nelle prossime ore la natura della sua funzione, che non vuole incidere nella vicenda processuale”. Orlando, ha fatto sapere ancora lo staff dell’ex ministro della Giustizia Pd, “ha insistito, nonostante queste rassicurazioni, perché Ermini valutasse con la dovuta attenzione l’opportunità di una rinuncia”.
“Per quale motivo dovrei rinunciare all’incarico?”, chiede in maniera retorica Ermini ad amici e colleghi. “Mi sembra una logica forcaiola da grillini. Non è che se due proprietari di un’azienda vengono accusati di aver commesso reati, allora bisogna mandare al macero l’azienda”. La holding degli Spinelli, per la cronaca, dà lavoro a circa 700 dipendenti, più altri 700 indiretti. “Ma il Pd non era il partito dei lavoratori?”, sembra chiedersi Ermini, che dopo la fine della sua esperienza in Parlamento e del suo mandato da vicepresidente del Csm, un anno e mezzo fa ha ripreso l’attività di avvocato, alla quale ha affiancato la sua militanza nel Pd, diventando membro della direzione nazionale.
La nomina di Ermini alla presidenza della Spininvest è diventata subito oggetto di strumentalizzazioni politiche. Da una parte, il centrodestra ha visto nella nomina la conferma di un grande complotto politico-giudiziario contro Toti. “Se l’ex vicepresidente del Csm ed ex deputato del Pd entra nel cda di una holding sotto inchiesta per avere corrotto il presidente di una regione di centrodestra, costretto per questo alle dimissioni, beh, qualcosa non va”, ha detto il vicecapogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Alfredo Antoniozzi. Una lettura condivisa da Gasparri (Forza Italia) e da vari esponenti della Lega, che di certo non aiuta a far emergere le vere criticità dell’inchiesta portata avanti dalla magistratura genovese nei confronti di Toti, che pur abbiamo descritto su queste pagine.
Dall’altra parte, il Pd si è avvitato in un cortocircuito giustizialista. Non c’è stato soltanto l’intervento in prima persona di Orlando (con molta probabilità richiesto dalla stessa segretaria, Elly Schlein). In precedenza, il segretario del Pd della Liguria, Davide Natale, e il segretario del Pd di Genova Simone D’Angelo, avevano espresso “stupore e perplessità” sulla nomina di Ermini, definendola “inopportuna nel contesto in cui si colloca con un’indagine giudiziaria aperta su un sistema che abbiamo combattuto e che ha avuto riflessi negativi su Genova e sulla Liguria”. Posizione ribadita ieri dal Pd sia in consiglio regionale sia in quello comunale: “Ermini rinunci o si dimetta da incarichi nel partito”. Il grillismo si è ormai impossessato del partito di Elly.