Filippo Campiotti con Matteo Renzi (foto tratta dalla pagina Facebook di Filippo Campiotti)

Baruffe renziane

Rottamare il rottamatore? No, ma... Parla Filippo Campiotti (Iv)

I dirigenti locali scrivono ai nazionali sul "metodo" di Renzi nell'annuncio del cambio di linea

Marianna Rizzini

"Nel giro di dodici ore", dice Campiotti, presidente di Iv per la Città metropolitana di Milano, "abbiamo raccolto più di duecento firme". I firmatari vogliono il congresso. Chi vuole più democrazia interna, chi votare per una linea contraria alla "Margherita 2.0". 

Rottamare il rottamatore no, non vogliono, i più di duecento firmatari della lettera rivolta ai dirigenti nazionali di Italia Viva da parte di un numero non esiguo di dirigenti locali (sempre di Italia Viva). O almeno, non è questa al momento l’intenzione esplicita, ma le firme crescono e la speranza anche. Speranza di domare, se non rottamare, parola che non piace come pietra di paragone, dicono, il Matteo Renzi che, a sorpresa, ha fatto quello che non ci aspettava facesse: abbracciare la segretaria del Pd Elly Schlein sul campetto da calcio per resuscitare il campo largo non da calcio. Far rotolare la palla prima del fischio dell’arbitro. E insomma, il malcontento serpeggia nel corpaccione del partito renziano. “Per una questione di metodo e democrazia interna”, innanzitutto, dice il trentenne Filippo Campiotti, presidente di Iv per la Città metropolitana di Milano e promotore della missiva assieme ad altri dirigenti locali.

Com’è nata l’iniziativa di mettere nero su bianco la frase “chiediamo all’Assemblea Nazionale di Italia Viva di indire entro l’anno 2024 un congresso aperto e democratico per decidere la linea politica del partito e per dare la possibilità a tutti gli iscritti di esprimersi”? Alla lettera ha risposto intanto la coordinatrice di Iv Raffaella Paita (“massima disponibilità al confronto democratico”, ha detto: “La lettera è un segno di ricchezza e vitalità del dibattito interno. L’assemblea sarà la sede per confrontare le idee ed eventualmente convocare il congresso”). “Diciamo che, a livello locale, confrontandoci, era emerso un certo disagio, e non tanto sul merito, ripeto”, dice Campiotti, a cui non è piaciuto  “questo procedere di Matteo a suon di interviste, sempre più nette, per dire che Italia Viva ha deciso, e questo accennare prima a una discussione trasparente, sulla scelta tra rilancio del Terzo polo e Margherita 2.0, e poi invece finire in questo disordine, in cui comunque decide lui. Beh, ci siamo ritrovati con un po’ di disagio addosso”. Chi ? “Io, il presidente di Iv di Lodi, quello di Rimini e altri”. Il disagio è scattato, dice Campiotti, “quando Renzi ha deciso di anticipare la sua posizione, invece di accompagnare la discussione post-Europee. Allora abbiamo buttato giù la lettera e, facendola girare, abbiamo visto che raccoglieva molte adesioni. Poi, quando abbiamo letto l’intervista in cui Renzi diceva ‘abbiamo deciso’,  ci siamo detti: ‘Non possiamo tenerla nel cassetto, la lettera, fino all’assemblea nazionale del 28 settembre. Facciamola uscire per stimolare il dibattito ed evidenziare la nostra posizione”. Ora che succede? “Paita ha confermato la procedura da qui all’autunno e noi ci adeguiamo. Chiederemo all’assemblea nazionale di convocare il congresso”. Non per rottamare il rottamatore, dite, ma per cosa? “Crediamo ci sia bisogno di portare avanti un diverso modo di fare politica. Ed è lecito, nel dopo Europee, in un momento in cui il ruolo di Iv va ripensato, avere differenti vedute sia sui modi sia sulle decisioni da prendere”. La paura è anche quella di perdere una parte del vostro elettorato lontano da Giuseppe Conte? “Il rischio c’è. Il nostro elettorato è diviso tra elettori affezionati alla figura di Renzi – quelli che lo seguirebbero in capo al mondo – ed elettori che, specie dopo gli ultimi due anni all’opposizione, pensano non si debba scendere a patti con gli estremi. Una linea presente anche nel gruppo dirigente del partito. Ecco, temo si possa perdere quest’area, e temo che Matteo faccia troppo affidamento sul primo tipo di voto e troppo poco sul secondo”. E però, dice Campiotti, “faccio notare che una buona parte dei firmatari condivide la linea di Renzi di andare con il centrosinistra, ma è stato davvero un po’ antipatico il metodo”. Ma c’è qualcuno che ha una posizione diversa sul campo larghissimo? “C’è chi ne fa soltanto una questione di democrazia e chi vuole votare per una linea alternativa. Fatto sta che le firme sono raddoppiate nel giro di dodici ore”.

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.