L'intervista

Cirielli: “Israele ha subìto il pogrom del 7 ottobre. È suo diritto reagire”

Gianluca De Rosa

Dopo il raid che ha ucciso il capo politico di Hamas Ismail Haniyeh Il viceministro degli Esteri di FdI ragiona con il Foglio: "Israele lo aveva promesso, ora lavoriamo con i paesi arabi moderati per evitare l'escalation"

“Non siamo contenti di quello che è accaduto, ma ci rendiamo conto che Israele si muove in un contesto in cui è a rischio la sua esistenza. Il 7 ottobre ha mostrato quello che accadrebbe se non ci fosse l’Idf a difendere lo stato di Israele: gli israeliani verrebbero massacrati e ci sarebbe una pulizia etnica. Israele  agisce per la sua sopravvivenza”. Edmondo Cirielli, viceministro degli Esteri di FdI, ragiona così dopo il raid che ha portato all’eliminazione di Ismail Haniyeh, capo politico di Hamas, colpito mentre si trovava a Teheran per partecipare alla cerimonia di insediamento del nuovo presidente della repubblica islamica Masoud Pezeshkian.  Tutto a poche ore di distanza dall’eliminazione da parte dell’Idf del numero due di Hezbollah Fuad Shukr, colpito martedì in serata a Beirut. “Da dopo il 7 ottobre – prosegue Cirielli – Israele ha detto in tutte le circostanze che tutti i responsabili di quel pogrom erano dei morti che camminavano, non può stupirci dunque la morte di Haniyeh”. Non c’è dubbio però che l’uccisione del capo politico di Hamas rischi di innescare un’escalation. La Guida suprema iraniana Ali Khamenei ha promesso che “il regime criminale e terrorista sionista” subirà “una severa punizione”. “L’Iran – dice Cirielli –  è un paese che non riconosce l’esistenza di Israele  e ogni giorno minaccia la sua esistenza, temiamo purtroppo che una reazione potrà esserci. Siamo molto preoccupati”. 


Anche Turchia, Qatar ed Egitto comunque hanno manifestato sdegno per l’accaduto. Erdogan ha parlato di “perfido assassinio”, mentre i ministeri degli Esteri egiziano e qatarino hanno sottolineato come l’uccisione di Haniyeh renda sempre più complicati i dialoghi di pace. “Come può avere successo la mediazione quando una parte assassina il negoziatore dell’altra parte? La pace ha bisogno di partner seri”, ha detto  l’emiro del Qatar, Tamim bin Hamad Al Thani. “Questo – dice Cirielli – è un altro discorso. E’ evidente che il governo israeliano ha scelto una strategia diversa, non possiamo però giudicare noi se sia corretta o meno perché sono loro ad aver subito il pogrom del 7 ottobre, è nel loro diritto scegliere come reagire”. E però, dicono Qatar ed Egitto, così arrivare alla pace sembra sempre più complicato. “E’ evidente che Israele ha subito un attacco militare da una dittatura che governa di fatto la striscia di Gaza e stanno rispondendo con tutti i mezzi possibili”, premette il viceministro. “D’altronde non mi pare che gli Houti nello Yemen o Hezbollah in Libano, mentre è in corso la trattativa, abbiano smesso di mandare missili contro Israele. Basta vedere quanto accaduto nel fine settimana con l’attacco di Hezbollah sulle Alture del Golan che ha ucciso 12 bambini drusi. Con quell’attacco è probabile che sia stata sorpassata una linea rossa. Israele avrebbe potuto colpire anche prima, ma non lo aveva fatto. La situazione è complessa. E’ chiaro comunque – prosegue Cirielli - che il nostro ruolo come Italia e come Europa deve essere quello di pompieri: occorre gettare acqua sul fuoco per evitare in qualsiasi modo un’escalation. Lavoriamo con i paesi arabi moderati per  rimettere tutti al tavolo delle trattative”.

 

La linea di Cirielli è condivisa con il ministro Antonio Tajani che martedì riferirà in Parlamento sulla situazione, anche se le opposizioni ieri chiedevano un’informativa urgente già per oggi. Ieri il ministro ha tenuto una videocall con tutti gli ambasciatori italiani nell’area mediorientale e ha sentito il suo omologo emiratino, lo sceicco Abdullah bin Zayed Al Nahyan, fratello del presidente Mohammed bin Zayed Al Nahyan. La convinzione, condivisa, è che sia purtroppo probabile una reazione iraniana. “Il timore che attacchi mirati reciproci proseguano c’è”, ammette Cirielli. E però, anche gli Emirati condividono con l’Italia la necessità di interrompere questa spirale “prima che finisca fuori controllo”. Tajani, seguendo questa logica, si è associato alla richiesta del segretario di stato americano Antony Blinken di “un cessate il fuoco” immediato a Gaza. Intanto alla Farnesina si fa sempre più forte la convinzione che esista un legame tra le due guerre, quella che si combatte in Ucraina e quella mediorientale. Una linea sottile che unisce Teheran a Mosca. Ieri il Cremlino ha pubblicato una dura nota per condannare l’uccisione di Haniyeh, sottolineando il rapporto sempre più saldo con l’Iran che da tempo ormai fornisce i droni usati dai russi in Ucraina.

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