il ministro stoccafisso

Salvini gioca a fare il sovranista ma non si cura della vera odissea dell'estate italiana: i trasporti

Salvatore Merlo

Il ministro dice ogni giorno che bisogna fermare l’immigrazione clandestina per impedire l’approdo del Terzo mondo in Italia. Ma il Terzo mondo lo stia realizzando nei trasporti italiani. Via crucis ferroviaria fra ritardi, scambi in fiamme, viaggiatori esasperati. Per non parlare dei voli

Il Terzo mondo che Matteo Salvini, da capo leghista, non vuole qui – da noi – fermando l’immigrazione, ce lo sta costruendo qui, sempre da noi, da ministro. Non c’è convoglio che non sia naufragio, non esiste volo che non diventi odissea e tra ritardi, condizionatori sfiatati, piedi pesti, toilette inavvicinabili e sudate di fetida sugna per chiunque s’avventuri in un viaggio l’Italia dei trasporti è diventata un campo profughi, un centro di raccolta dove in luogo delle hostess e degli steward sbucano gli operatori della Protezione Civile.

 

Siamo lieti, non abbiamo difficoltà a confessarlo, che il ministro Salvini, l’uomo pescato più volte a mare insieme col pesce azzurro, attualmente ministro dei Trasporti (guardate che cosa può capitare a un ministero) affermi ogni giorno sui social che bisogna fermare l’immigrazione clandestina per impedire, all’incirca, l’approdo del Terzo mondo in Italia. Ne siamo lieti, lo ribadiamo. Ma c’è appunto un solo problema a incrinare la nostra letizia. Ovvero la sensazione che il Terzo mondo che Salvini vuole tenere lontano dai confini italiani egli lo stia realizzando nei patri trasporti. È estate. L’Italia è piena di turisti. Ed ecco la scena: ritardi da tradotta, esasperazione, piedi pestati, ginocchiate, chimeriche conquiste di aranciate e chinotti a seguito di sbracciamenti selvaggi, soprusi, abbiette suppliche, eroismi da medaglia al valore. Vampe improvvise mandano a fuoco gli scambi.

 

Ieri – siamo in ferie e parliamo per esperienza diretta – abbiamo incontrato un povero capotreno dall’aria rassegnata. “Anche domani sarà terribile”, ci diceva come un granatiere di Napoleone alla vigilia di Waterloo. “Tutti i giorni ce n’è una”. Ecco. E non parliamo degli aeroporti. Quando l’aereo parte in orario (se parte) scatta la ola. Ora, noi abbiamo un grande rispetto per Salvini, e ci dispiace quando leggiamo che il maggiore giornale di Reykjavik, in Islanda, è uscito con questo titolo: “Si estende la guerra dello stoccafisso: il senatore Salvini seriamente minacciato”. Però qualche suggerimento per lui lo avremmo. Per esempio, perché invece di pensare a Trump (e a come farsi mettere nuovamente nel sacco come al tempo del Papeete) il nostro ministro non si mette a fare il sovranista per quel tanto che serve: far arrivare almeno i treni in orario.

   
Mentre egli, Salvini, fa il Ponte sullo Stretto, gli si allarga infatti la platea dei ritardi. Non vuole l’indulto per paura di perdere voti, ma li va a perdere sfasciando la rete dei trasporti. Quest’uomo che la Provvidenza non ci ha inviato, ma ci invidia, dovrebbe riflettere. Smentendo così una volta per tutte l’idea che quella di pensare sia una necessità dalla quale non è mai tormentato. Salvini, la preghiamo, faccia il sovranista. Per una volta. Sul serio. Pensi alla patria. I treni, ministro. E gli aerei.

  • Salvatore Merlo
  • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.