La lettera

Coldiretti e Psa. Botta e risposta con il presidente Prandini sull'emergenza peste suina

Luciano Capone

"Le affermazioni pubblicate sul vostro quotidiano non solo sono infondate e fuorvianti, ma non tengono conto né dell’impegno pubblico e molto concreto né delle azioni intraprese dalla nostra organizzazione per fronteggiare questa emergenza sanitaria" dice il presidente del Consorzio. Risponde Luciano Capone

Al direttore – Egregio direttore, leggendo l’articolo pubblicato giovedì sul vostro quotidiano, siamo rimasti particolarmente stupiti di rilevare come il vostro giornale attribuisca a Coldiretti un’inerzia sul tema della peste suina africana (Psa). Riteniamo doveroso precisare che tali affermazioni non solo sono infondate e fuorvianti, ma non tengono conto né dell’impegno pubblico e molto concreto, riportato anche dagli organi di stampa, e né delle azioni intraprese dalla nostra organizzazione per fronteggiare questa emergenza sanitaria che mette seriamente a rischio la sopravvivenza delle nostre aziende.
 

Un impegno che non nasce ora nel pieno della crisi, ma è costante negli anni, ricordiamo, tra le altre, la manifestazione davanti a Montecitorio di tre anni fa. Tutte azioni volte a sensibilizzare le istituzioni e l’opinione pubblica sulla gravità della situazione, chiedendo azioni concrete nel rispetto dei ruoli istituzionali. Oggi l’emergenza ci ha riportato ancora una volta in piazza, con le mobilitazioni appena concluse che in poco più di un mese hanno visto manifestare sotto i palazzi delle regioni di tutta Italia oltre 50 mila agricoltori per sollecitare l’adozione di piani di intervento straordinario per il contenimento della fauna selvatica, principale vettore della Psa. Mobilitazioni che non hanno tenuto conto dell’orientamento politico delle regioni, ma unicamente finalizzate all’ottenimento di interventi immediati ed efficaci, che si stanno già iniziando a tradurre in delibere regionali. Anche alla luce dei nuovi focolai che sono stati individuati, abbiamo ribadito la necessità di aumentare gli investimenti per la biosicurezza negli allevamenti, perché troviamo insensato abbattere centinaia di animali sani a causa di una circolazione del virus in una incontrollata popolazione selvatica.
 

Affermare che Coldiretti abbia fatto poco per affrontare questa emergenza sanitaria è una grave distorsione della realtà, che non tiene conto degli sforzi profusi per limitare i rischi che la Psa comporta per l’economia agricola e per la salute pubblica. Ribadiamo con forza che Coldiretti continuerà a lavorare al fianco degli agricoltori per contrastare efficacemente la diffusione della peste suina africana e che ogni tentativo di sminuire o travisare l’impegno della nostra organizzazione verrà respinto con determinazione.
 

Confidando in una corretta informazione e in un dialogo costruttivo, restiamo a disposizione per eventuali chiarimenti e incontri che possano contribuire a una maggiore comprensione del lavoro svolto da Coldiretti in questo contesto di emergenza sanitaria e non solo.
 

Ettore Prandini è presidente di Coldiretti
 



Risponde Luciano Capone – Gentile presidente, nell’articolo abbiamo rivelato il rapporto della missione  EuVet (Eu Veterinary Emergency Team) sulla Psa in Italia. Il team di esperti della Commissione Ue ha descritto una situazione disastrosa che porterà, inevitabilmente, dalla diffusione dell’epidemia: mancanza di coordinamento, ritardi nell’attuazione delle misure, scarsità di fondi. In pratica l’assenza  di una strategia e di un piano esteso di controllo ed eradicazione della Psa. Ci saremmo aspettati un commento, un comunicato  di fuoco – di quelli che sa fare  la Coldiretti – contro il governo e le inadempienze del  suo Commissario straordinario. Niente.
 

Dopo il report di EuVet si è dimesso, senza alcuna spiegazione seria, il Commissario straordinario Vincenzo Caputo che, in un anno e mezzo – a detta di tutti gli operatori e delle evidenze riportate dall’Ue – non ha fatto praticamente nulla. Ci saremmo aspettati un commento feroce, di quelli che sa fare la Coldiretti, sull’operato del Commissario Caputo. E invece niente, neppure un questo caso. D’altronde in quest’anno e mezzo la Coldiretti non ha mai criticato la gestione della peste suina  da parte del governo, comprendo che sarebbe apparso scortese farlo solo ora che le criticità sono conclamate e la peste corre lungo la penisola.
 

Più della pessima gestione della Psa, a Coldiretti ha  dato fastidio un breve passaggio dell’articolo che dice: “Per un paio d’anni il ministro Lollobrigida, al traino della Coldiretti, ha parlato solo del divieto sulla carne sintetica, perché quella era la minaccia più grande alla carne italiana. Nel frattempo avanzava la peste suina, colpendo realmente al cuore gli allevatori, l’industria della macellazione e quella della trasformazione”.
 

Chiedo ai lettori: negli ultimi due anni hanno sentito parlare di più del problema virtuale della carne sintetica o del problema reale della peste suina? E chiedo a lei: dato il forte impatto mediatico di Coldiretti e la sua notevole influenza sul ministro Lollobrigida, come dimostra proprio il caso della carne sintetica, l’associazione che lei guida proprio non poteva fare di più per tenere alta l’attenzione su un’emergenza reale come la Psa?

Il rapporto governo-Coldiretti, per approfondire

  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali