l'intervista

Cosa può fare il governo per la natalità? Parla Roccella

Ermes Antonucci

“E’ incivile non aiutare una donna che desidera un figlio e abortisce per motivi economici", dice la ministra per la Famiglia. "Schlein? Positiva per il Pd. Il caso Carini? La fluidità di genere crea ingiustizia e violenza nei confronti delle donne"

Il caso Carini-Khelif alle Olimpiadi? Intervistata dal Foglio, la ministra per la Famiglia, la natalità e le pari opportunità, Eugenia Roccella, si dice “dispiaciuta per entrambe”: “Moltissimo per Angela Carini, che è stata sottoposta a una situazione veramente ingiusta. Lei ha accettato le regole, ma dopo i primi pugni ricevuti, molto duri, ha dovuto pensare alla sua integrità fisica. Ma sono dispiaciuta anche per Imane Khelif, che è stata molto esposta sui media”. “Il problema va al di là del livello di testosterone, che comunque, come ha scritto anche Paola Concia sul Foglio, è fondamentale – aggiunge Roccella – Se come ha fatto sapere la federazione mondiale di boxe, Khelif ha cromosomi xy, significa che a livello genetico è maschio. Essere maschio non è soltanto una questione di livello di testosterone o di registrazione all’anagrafe. Ci sono evidenti differenze sul piano della fisicità, della capacità cardiorespiratoria, della potenza muscolare. C’è bisogno di criteri certi, uniformi. Non è possibile che una federazione decida di escludere alcune persone e che il Comitato olimpico invece decida di includerle”. “Questo caso ha mostrato con chiarezza che la fluidità di genere crea ingiustizia e violenza nei confronti delle donne. Per questo la ritengo una forma di nuovo patriarcato”. 

 

La ministra Roccella prosegue con un esempio: “Nel mondo anglosassone la parola donna non si può più pronunciare. La Rowling è stata massacrata per questo. Alcuni anni fa ho ricevuto una relazione della società inglese di ginecologia. Nella parola ginecologia c’è la parola gynaikos, cioè donna. Ebbene, in tutto il testo non compariva mai la parola ‘donna’. Al suo posto era scritto ‘persona con le mestruazioni’, ‘persona con l’utero’, addirittura ‘persona col front hole’, cioè col buco davanti, espressione che trovo veramente offensiva. La parola uomo invece non è mai stata messa in discussione. Tutto ciò (e bisognerebbe aggiungere i maschi che si identificano come donne e vogliono entrare nelle carceri femminili, o che occupano ruoli politici grazie alle quote rosa) fa capire con chiarezza che la fluidità di genere è una forma di ingiustizia violenta nei confronti delle donne”. 

 

Di fronte a queste contraddizioni, però, i movimenti femministi, da sempre di area centrosinistra, tacciono. Anche quando Giorgia Meloni, la prima presidente del Consiglio donna italiana, diventa vittima di insulti o rappresentazioni sessiste non si sente nessuno denunciare attacchi alla donna, che, invece, probabilmente ascolteremmo se al suo posto ci fosse una politica di centrosinistra. “La verità è che il femminismo degli anni Settanta era molto libero nei confronti dei partiti”, dice Roccella. “Tutte più o meno facevamo anche politica ed eravamo legate a partiti di sinistra (io per esempio ero radicale), però questo non ci condizionava. Facevamo polemiche esplicite, dure, anche dentro i nostri stessi partiti. Avevamo una libertà di pensiero che oggi non vedo a sinistra. Prima si privilegiava il fatto di essere femministe, di condividere gli stessi obiettivi, rispetto alle appartenenze. Oggi invece l’appartenenza prevale rispetto a un’idea di sorellanza”. 

 

La situazione appare ancora più paradossale se si pensa che a guidare il Partito democratico oggi è una donna. Elly Schlein le piace? “Ovviamente non sono d’accordo con lei quasi su nulla ma mi sta simpatica. La classe dirigente del Pd era molto ingessata. Penso che la leadership di Schlein sia positiva per il suo partito”. 

 

L’emergenza demografica italiana sembra sempre più grave. Secondo gli ultimi dati Istat, con questo calo di nascite, tra il 2023 e il 2080 l’Italia perderà circa 13 milioni di abitanti (-22 per cento). “L’Italia è in particolare sofferenza rispetto all’Europa, ma tutto il mondo sviluppato è in sofferenza galoppante”, spiega Roccella. “Alcuni paesi, come Francia e Germania, hanno instaurato politiche nataliste nei decenni scorsi. Da noi non si poteva parlare di natalità, era considerata una cosa ‘fascista’, abbiamo cominciato a farlo noi. Però nessuna nazione in Europa raggiunge il cosiddetto tasso di sostituzione, cioè il tasso di fecondità di 2,1 bambini per donna”. “E’ il cosiddetto paradosso demografico: a uno sviluppo crescente (economico, democratico, di diritti) corrisponde una natalità decrescente”, prosegue la ministra. “L’esempio classico è la Corea del sud, che in vent’anni ha fatto una corsa in termini di sviluppo tecnologico e di benessere, ma in termini di natalità sono persino sotto di noi. Anche l’India, che era il classico caso di sovrappopolazione, oggi è intorno al 2 per cento. Siamo appena vicini al tasso di sostituzione. La Nigeria nel giro di cinquant’anni arriverà allo stesso livello. Quindi anche l’idea dell’immigrazione come risorsa infinita, l’idea che possiamo appaltare ai paesi terzi il fare figli è un’idea sbagliata, di corto respiro”. “Noi siamo il governo che finalmente ha riaperto i flussi migratori. Abbiamo previsto 450 mila ingressi. Ma io sono convinta che l’immigrazione può avere un effetto tampone, sul breve periodo, non sul lungo”.

 

Di fronte a questo scenario c’è ancora spazio per intervenire e provare a invertire la curva? “Penso di sì”, risponde Roccella. “Noi siamo già intervenuti con numerosi provvedimenti. L’elemento positivo è che il tema della natalità non viene affrontato soltanto dal mio ministero, ma attraversa tutto il governo. Se ne occupano tutti. Lo dimostra il modo con cui è stato ridisegnato il reddito di cittadinanza, cioè l’assegno di inclusione, che è stato mirato sui figli. Abbiamo subito aumentato l’assegno unico, in particolare per le famiglie numerose. L’Ufficio parlamentare di bilancio ha certificato che noi abbiamo stanziato 16 miliardi di euro in più per la famiglia. Lo abbiamo fatto attraverso i fringe benefit, il rimborso per l’asilo nido (aumentato per il secondo figlio), sgravi per l’assunzione delle madri, l’incremento dei congedi parentali per i nuovi nati, finanziamento per i centri estivi, l’apertura delle scuole d’estate”. 

 

Avete intenzione di limitare il diritto all’aborto? “Le polemiche di qualche mese fa sui consultori erano legate a un emendamento parlamentare, non a un’azione di governo, che non faceva  che ripetere quanto già previsto dalla legge 194. Se una donna veramente desidera il figlio e decide di abortire solo per motivi economici o perché non può mantenere il suo lavoro, io la ritengo una cosa incivile. Lo slogan del femminismo anni Settanta non era ‘l’aborto è un diritto’, ma ‘la maternità come libera scelta’. La 194 è una legge anche a tutela della maternità e dice esattamente la stessa cosa: è compito dei consultori assistere la donna contribuendo a far superare le cause che potrebbero indurla all’interruzione della gravidanza”, conclude Roccella. 
 

  • Ermes Antonucci
  • Classe 1991, abruzzese d’origine e romano d’adozione. E’ giornalista di cronaca giudiziaria e studioso della magistratura. Ha scritto "I dannati della gogna" (Liberilibri, 2021) e "La repubblica giudiziaria" (Marsilio, 2023). Su Twitter è @ErmesAntonucci. Per segnalazioni: [email protected]