Antonio Capacchione - foto Ansa

L'intervista

I balneari in sciopero perché "per noi ha fatto più Draghi di Meloni". Parla Antonio Capacchione (SiB)

Nicolò Zambelli

Il presidente del sindacato Balneari contro il governo e alla ricerca di regole e leggi: "Se a Palazzo Chigi non sanno che fare, che applichino la legge dell'esecutivo precedente. Non siamo tutti dei Briatore e non facciamo affari d'oro". Venerdì 9 agosto in molte spiagge gli ombrelloni saranno chiusi per protesta

"Se era meglio Draghi? A questo punto sì. Noi diciamo questo: se il governo non sa che pesci pigliare per sbloccare la situazione delle concessioni balneari, che almeno applichi la legge dell'esecutivo precedente". A scandirlo a gran voce, e a chiedere una seria riforma del settore, è il presidente del Sindacato Balneari Antonio Capacchione, che in un colloquio con il Foglio precisa come "non tutti gli imprenditori marittimi fanno affari d'oro con le concessioni" e che quindi, lo "sciopero" indetto per venerdì 9 agosto contro il governo di Giorgia Meloni non solo è imperativo ma anche necessario. Il prossimo week end gli imprenditori non incroceranno le braccia, ma piuttosto chiuderanno gli ombrelloni; o meglio, li terranno chiusi, posticipando l'apertura degli stabilimenti di due ore. Uno sciopero-non-sciopero, d'altronde è estate.
 

"Sono due anni di governo in cui per la nostra categoria non c'è nulla. Abbiamo avuto vari pronunciamenti del Consiglio di stato, si è espresso anche il presidente della Repubblica: serve una regolamentazione delle concessioni, è nell'interesse di tutti: prima di tutto per gli enti pubblici concedenti, poi anche per gli operatori, sia per quelli che vogliono entrare nel mercato, sia per quelli che sono già all'interno del mercato". Capacchione spiega così le motivazioni che hanno spinto il sindacato ad aderire all'iniziativa. Ma è proprio sull'ultimo punto, quello legato agli imprenditori, che lo incalziamo. Perché scioperare contro un governo che rivendica la tutela dei vostri interessi?
 

Il riferimento è allo stabilimento Bagni Fiore a Paraggi, vicino a Portofino, sulla costa ligure, al centro della polemica estiva settimanale per i prezzi degli ombrelloni: 300 euro al giorno per due lettini, mentre il costo della concessione, all'anno, è di appena 5.840 euro. Affari d'oro, per una categoria che delle regole odierne in materia di concessioni sembra farne tutto un vantaggio. "Affari d'oro? Ma quali affari d'oro. Stiamo parlando di una categoria di lavoratori che si alza alle 5 del mattino e che va a dormire alle 21", risponde il presidente del Sindacato balneari Capacchione. "Se pensate che tutta la categoria sia fatta da tanti Briatore, la concezione è sbagliata. È un lavoro precario e sentir parlare di affari d'oro è altamente offensivo". Questi stabilimenti restano comunque delle realtà e il Bagni Fiore è solo l'ultimo di una serie di casi che ha fatto notizia negli scorsi anni. In più, il prezzo medio di un ombrellone ormai è noto e, spesso, alto. "Su questo ha ragione, infatti io sono favorevole a che questi esercizi commerciali paghino tantissimo allo stato".
 

E allora, visto che la percezione pubblica è quella di una categoria composta per lo più da privilegiati, le perplessità sui motivi dello sciopero sono comprensibili, non trova? "Sono tutte perplessità lecite e lo capisco se le persone ci credono una banda di privilegiati. Ma questo è il vostro compito, da giornalisti. Dalle mie parti, a Margherita di Savoia, in Puglia, si pagano 15 euro al giorno, due lettini, un ombrellone e il parcheggio. Questa è la realtà di molti stabilimenti ed esercizi. Quello che noi vogliamo è difendere il nostro lavoro e l'unico errore che è stato fatto è quello credere nelle leggi dello stato".
 

E dunque, sciopero. Oltre al prossimo venerdì, per due ore, sono previste altre due date per i successivi due venerdì: il 19 agosto, apriranno in ritardo di quattro ore, e il 29 agosto, per sei oppure otto ore (ancora da decidere, vedendo il meteo, forse). "Il nostro è un mondo variegato, c'è chi paga poco e guadagna tantissimo, c'è chi paga tantissimo e guadagna poco. La stragrande maggioranza delle realtà è fatta da famiglie. Quello che chiediamo è un discorso serio allo stato. I canoni sono ingiusti, sono io il primo a dirlo. Perché io devo pagare 28 mila euro con un giro d'affari di 150 mila?", si chiede dunque Capacchione, citando "tantissime realtà" che per pochi guadagni sono costrette a pagare una concessione altissima. "Di fronte a due anni di governo e a due anni di silenzio – spiega ancora – noi ci mettiamo a disposizione. Ho mandato a Meloni otto lettere, non ho ricevuto risposta. Se c'è una crisi di un'azienda si riunisce un tavolo tecnico presso il ministero. Per la nostra categoria non c'è alcun tavolo, ce n'è solo uno che svolge una funzione consultiva finalizzata non a risolvere il problema ma a misurare un centimetro in più o in meno della superficie delle nostre spiagge". Qui il riferimento di Capacchione è all'organo che ha redatto la mappa delle nostre spiagge sulla quale si baserebbe l'applicazione della direttiva Bolkenstein: per il Consiglio di stato la norma europea di messa a gara può essere applicata solo in caso di "risorsa scarsa". Su questo punto i sindacati chiedono un ulteriore chiarimento.
 

Se lo stato delle cose per la categoria è quindi questo, ecco allora che si arriva allo sciopero: "Siamo in una situazione in cui i comuni non sanno cosa fare, gli enti locali stanno bandendo, per loro conto, centinaia di cause e diffide. Non possiamo trovarci in una condizione del genere. La Toscana, l'Abruzzo, la Calabria propongono delle leggi per sopperire alla mancanza del governo centrale, quando la Corte di cassazione ha dato allo stesso governo la responsabilità. Dobbiamo aspettare settembre od ottobre? La questione è urgente. Questo è il messaggio. Se si fosse trovato nella nostra condizione, cosa avrebbe fatto?", chiede il presidente del Sindacato balneari. Se per voi la situazione è così grave, avreste potuto scioperare ancora di più, no? "Ma è comunque estate e non vogliamo danneggiare i clienti. Noi siamo persone serie, a differenza del governo e, attenzione, non delle istituzioni. Tutte le istituzioni chiedono questo insieme a noi, mentre il governo è silente. Mi auguro che nei prossimi giorni rompa questo silenzio".
 

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