Il metodo Xylella
Il governo agita lo spauracchio della carne coltivata ma ignora la Peste suina. Ci scrive Magi
Un mix di approssimazione, consociativismo e ideologia, con il solito pizzico di furore antiscientifico: la lettera del segretario di +Europa al Foglio, riguardo all'emergenza Psa e all'esportazione della carne italiana all'estero
Al direttore - Un mix di approssimazione, consociativismo e ideologia, con il solito pizzico di furore antiscientifico: pensavamo che con la Xylella ci fossimo messi tutto questo alle spalle e invece rieccoci qui ad affrontare una nuova epidemia che sta mettendo in ginocchio un settore economico italiano. Mentre il governo Meloni con il ministro Lollobrigida agitavano lo spauracchio della carne coltivata come minaccia per la nostra filiera alimentare, la Peste suina africana (Psa) si espandeva infettando migliaia di capi in tutta Italia: a oggi sono otto le regioni che stanno affrontando questa emergenza. La situazione è talmente grave che molti paesi non importano più carne suina italiana.
Il rapporto di EuVet, come ha raccontato Luciano Capone su questo giornale, è devastante e inchioda direttamente il governo: le azioni messe in campo sino a oggi dal ministero dell’Agricoltura, dal ministero della Salute e dalle amministrazioni regionali si sono rivelate assolutamente inadeguate non solo per l’esiguità delle risorse economiche e umane dedicate, ma anche per la poco oculata pianificazione degli interventi.
E allora sono molte le domande che sorgono e che farò direttamente a Lollobrigida in un’interrogazione parlamentare. Cosa hanno fatto i due commissari nominati in questi anni? Perché non si è preso esempio dal modo in cui è stata affrontata l’emergenza in Sardegna, dove la Psa è stata debellata? Perché non sono stati chiamati esperti del settore, come il dott. Alberto Laddomada che ha elaborato la strategia sarda di contenimento dell’epidemia?
Il problema politico di fondo è che con questo governo si assiste alle stesse logiche che hanno condotto la gestione del caso Xylella, dove a parlare non era la scienza ma il consenso popolare e il timore reverenziale verso certe categorie produttive considerate guardiane delle tradizioni italiche. Tradizioni usate come una clava contro l’innovazione anche in campo alimentare, come appunto la carne coltivata, che avrebbe anche il merito di ridurre gli allevamenti intensivi dove di più si propagano le malattie.
Sono necessarie maggiore trasparenza e collaborazione con gli esperti che devono essere messi in condizione di partecipare e indirizzare le strategie di contenimento. Solo lo studio accurato dei fattori di rischio associati alla Psa e delle sue dinamiche può permettere di sviluppare una valida strategia tesa al suo contenimento ed eradicazione.
Riccardo Magi è segretario di +Europa