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I dati

Sullo sciopero dei balneari è battaglia sui numeri: com'è andata l'adesione

Nicolò Zambelli

Per i sindacati c'è stata "grande partecipazione", ma il Codacons smonta l'entusiasmo. Nel Lazio adesione quasi totale e i radicali di Hallissey organizzano un flash mob a Fregene. Le sigle ora aspettano il prossimo Cdm dove sarà affrontato il tema delle concessioni

È il giorno della prima data di sciopero proclamata dalle associazioni sindacali degli imprenditori balneari. Stamattina, dalle 7.30 alle 9.30, gli stabilimenti aderenti hanno tenuto chiuso gli ombrelloni e i servizi al pubblico, per protestare contro il governo sulla mancanza di regolamentazioni delle concessioni. A sciopero terminato è però scontro sull'adesione: da un lato il Codacons parla di flop, dall'altro i partecipanti chiamano al "grande successo". Non è l'unico scontro in merito a questa manifestazione: a spaccarsi sono state anche le sigle della categoria, in quanto non tutti hanno deciso di aderire all'iniziativa: lo sciopero è stato organizzato da Sib-Confcommercio e Fiba-Confesercenti, mentre altre sigle come Assobalneari, Federbalneari e Cna si sono sfilate. Anche dei due bagni più celebri d'Italia, il Twiga a Forte dei Marmi e il Papeete a Milano Marittima, solo quest'ultimo ha tenuto chiuso. Del reto, nello stabilimento della giraffa, gli ombrelloni da tenere chiusi neanche ci sono: ci sono le tende.
  

 
A sciopero terminato in Liguria si registra una partecipazione "del 90 per cento" degli stabilimenti, dice Enrico Schiappapietra, dei Balneari Savona, che spiega: "Il riscontro migliore è stata la solidarietà dei nostri clienti perché si tratta di uno stravolgimento radicale che può spaventare i clienti fedeli negli anni". In Versilia, secondo i dati diffusi poco dopo le 9.30 ha aderito allo sciopero un imprenditore su quattro, ma con punte del 100 per cento al lido di Camaiore, in provincia di Lucca. Più basse le percentuali a Viareggio, Forte dei Marmi e Pietrasanta. In Riviera Romagnola, a Rimini, la partecipazione non è stata clamorosa: gli stabilimenti aderenti hanno voluto compensare i disagi creati ai clienti dando appuntamento alle 12 per un "aperitivo di scuse" sulla spiaggia, cosa che secondo i balneari romagnoli "è più vicina al nostro spirito".
 

 Antonio Capacchione per lo sciopero degli stabilimenti balneari

   
Protesta totale, completa e massiccia invece a Ostia Lido: secondo i dati rilasciati dopo la fine della protesta hanno partecipato allo sciopero tutti gli stabilimenti della frazione del comune di Roma. E sempre nel litorale laziale, a Fregene, i radicali hanno organizzato un flash mob in uno stabilimento per protestare contro lo sciopero. Si tratta di un'altra iniziativa ideata dal segretario del movimento, Matteo Hallissey, dopo l'occupazione del Papeete, per ribadire il caos attorno alle concessioni: in quanto scadute ufficialmente l'anno scorso, hanno voluto occupare uno stabilimento che nei fatti si tratterebbe di una spiaggia libera. A causa dell'iniziativa, il proprietario dello stabilimento è arrivato nella zona dove avevano piantato gli ombrelloni e glieli ha fatti cadere, polemizzando con i ragazzi presenti.
  

 
Tornando poi all'adesione, sono arrivati anche i primi commenti in seguito allo sciopero dai vertici sindacali che lo hanno organizzato: "Abbiamo registrato una massiccia partecipazione in tutta Italia allo sciopero degli ombrelloni, oltre ogni aspettativa", affermano Antonio Capacchione, presidente del Sindacato Balneari e Maurizio Rustignoli, presidente Fiba-Confesercenti. "Se da una parte i nostri clienti non hanno subito nessun disagio, dall'altra hanno compreso i motivi della protesta manifestando il proprio supporto e la solidarietà, in quanto apprezzano la professionalità e la passione che mettiamo nel nostro lavoro, frutto di anni di esperienza. Hanno dimostrato di aver ben capito, infatti, che la situazione è drammatica e gli imprenditori balneari non hanno certezze per il proprio futuro. Anche i turisti stranieri sono rimasti colpiti da questa iniziativa e i motivi dello sciopero che intende difendere la tradizione di 30.000 imprese balneari italiane e il lavoro di 100.000 addetti diretti che superano il milione con l’indotto”, hanno concluso.
 

C'è però chi dice no. Il Codacons, commentando la riuscita dell'iniziativa, parla di flop: "Il numero dei lidi che hanno chiuso nelle due ore di sciopero è inferiore alle aspettative, e la protesta non ha raggiunto i risultati sperati", spiega in una nota. "Al di là delle istanze della categoria – continua – proclamare scioperi nel bel mezzo della stagione estiva si conferma una scelta sbagliata, bocciata sia dai consumatori sia dagli stessi gestori. E proprio in tema di stabilimenti balneari il Codacons, che da tempo monitora i listini praticati sul territorio italiano, ricorda come le tariffe di lettini, sdraio, ombrelloni e cabine abbiano subito costanti rincari nel corso degli ultimi anni, al punto che oggi il business dei lidi produce un giro d'affari di circa 10 miliardi di euro all'anno.
 

La disparità emersa nel quantificare la partecipazione potrebbe essere legata alla differenza con la quale gli imprenditori hanno scioperato: le modalità sono state differenti, ma se anche fosse confermata la scarsa partecipazione le sigle non mollano e aspettano "fiduciose" il prossimo Consiglio dei ministri (dopo l'estate, l'ultimo è stato ieri) che, secondo quanto riferiscono citando fonti governative, affronterà il tema delle concessioni demaniali. "Siamo certi che questo governo saprà trovare la soluzione definitiva, per questo abbiamo sospeso le ulteriori due giornate di mobilitazione del settore del 19 e 29 agosto". Per la prossima data gli ombrelloni saranno chiusi per quattro ore, mentre per l'ultima, il 29, per sei oppure otto ore (un dato che sarà comunicato in seguito).