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I balneari in sciopero, FdI la scarica, Caramanna si muove da ministro. Ma Santanchè dice: “Va tutto bene”

Ruggiero Montenegro e Alessandro Luna

La ministra del Turismo, in un’estate che potrebbe passare alla storia come quella delle città piene e del caos trasporti, sui dossier più caldi sembra avere poca voce in capitolo. A cominciare, paradossalmente, dai balneari. Sulla sua testa  pesa l’inchiesta Visibilia e il responsabile Turismo di FdI agisce da ministro ombra

“La mia percezione è che l’adesione allo sciopero dei balneari sia stata bassa”, dice al Foglio Daniela Santanchè. “Non ho ancora i dati definitivi. Lei li ha? Qui comunque non si registrano disagi”. Nel primo pomeriggio la ministra del Turismo – su cui pende già l’ombra di un sostituto, il deputato di FdI  Caramanna –  risponde dalla Versilia, in zona Twiga, dove ha passato questa giornata pre-ferragostana. Ieri i lidi hanno scioperato  contro il governo che li ha sempre difesi. “Ma i problemi che qualcuno annunciava, o auspicava – aggiunge la ministra – non ci sono stati”. Eppure per i turisti, fra  treni in ritardo e taxi introvabili, i disagi non si contano. “Non ho intenzione di fare un’intervista. E comunque il governo, a partire dai taxi, è intervenuto”. Insomma, tutto bene.

Cercavamo di capire cosa ne pensa Santanchè. Ma la sensazione, in un’estate che potrebbe passare alla storia come quella delle città piene e del caos trasporti, è che sui dossier più caldi la ministra del Turismo abbia  poca voce in capitolo. A cominciare, paradossalmente, dai balneari. Santanchè ha rinunciato alla delega per evitare conflitti d’interesse quando è stata messa a capo del ministero, la stessa ragione per cui aveva anche ceduto le quote dello stesso Twiga al compagno. Ma anche nelle materie su cui la ministra è intervenuta i risultati non sono esaltanti. Le misure annunciate contro l’overtourism non sembrano poter sortire grandi effetti. Anzi, scorrendo le sue dichiarazioni viene il dubbio che la ministra non abbia bene in mente il nocciolo della questione. Il 20 luglio, per dire, se la prendeva con i gufi: “Ma quale overtourism. Non lamentiamoci dei troppi turisti. Anche loro hanno diritto di vedere quello che noi ci godiamo tutto l’anno”. Salvo poi ammettere, incalzata durante un question time alla Camera, che il “fenomeno va governato e affrontato in termini di programmazione. Qualità e non quantità”. Ovvero: destagionalizzazione dei flussi, sostegno ai piccoli borghi e ai cammini religiosi. Provvedimenti sicuramente importanti ma che poco hanno a che fare con le carenze strutturali del paese, evidenti in questi giorni. Quelle che provocano i disagi più grandi.

Servirebbe forse un’interlocuzione più costante con gli altri ministeri. Ma sulla testa di Santanchè pesa l’inchiesta Visibilia: con un rinvio a giudizio le sue dimissioni sarebbero quasi inevitabili, tanto che alla Camera raccontano che  Gianluca Caramanna, responsabile Turismo di FdI, agisca ormai come un ministro ombra di Santanchè, partecipando ai tavoli e gestendo i rapporti con i parlamentari. “Con lui stiamo già lavorando su alcuni dossier. E’ un commissariamento di fatto”, conferma il dem Andrea Gnassi, ex sindaco di Rimini e responsabile Turismo del Pd. E pure tra i Fratelli, un dirigente che gestisce partite pesanti in Ue, ci dice: “Caramanna sta facendo un ottimo lavoro come consigliere del ministro e  capogruppo della commissione parlamentare competente”. Così alla ministra Santanchè non resta che intestarsi un accordo strategico da 20 milioni con l’Aci - Automobile club Italia, in cui sta emergendo sempre di più la figura di Geronimo La Russa, figlio di Ignazio. Oppure la proposta di aumentare la tassa di soggiorno per i turisti  (che secondo Santanchè “non è una tassa”), scatenando le proteste degli albergatori. O l’idea, partorita dopo la frana a Cogne, di portare i turisti  in montagna su un elicottero. A noi rimane invece questo scambio un po’ surreale. Ieri mattina abbiamo chiamato il Twiga. Buongiorno, ma avete scioperato? “Non glielo so dire, chiami un altro numero” . Alla fine pare di no. Ma forse non volevano si sapesse.