Il caso

La strana giustizia di Fratelli d'Italia: insabbiati i casi Pozzolo e Gioventù nazionale

Simone Canettieri

Per l'espulsione del deputato De Bertoldi, il partito di Meloni è stato rapido e chirurgico. Al contrario del parlamentare pistolero e soprattutto dei dirigenti immortalati mentre inneggiavano al Duce e facevano battute antisemite

Giustizia a due velocità dentro Fratelli d’Italia. Se per il deputato Andrea De Bertoldi l’azione disciplinare non si è fatta attendere (meno di due mesi) con tanto di espulsione finale prima di Ferragosto, per casi ben più clamorosi – ma forse più spinosi – la linea è quella di troncare e sopire. Rimandare. Cercare l’oblio dell’opinione pubblica. Sperare (si suppone) che tutto passi in cavalleria. Una breve, non di più. Se ne riparla a settembre, dunque. Ma magari anche a gennaio, e poi chissà.

La storia più celebre è quella di Emanuele Pozzolo, il deputato piemontese che la notte di Capodanno si presentò al veglione organizzato dalla sorella-sindaca di Andrea Delmastro armato di pistola. Partì un colpo, un uomo rimase ferito. Alla festa erano presenti il sottosegretario alla Giustizia e il suo capo della scorta. Il deputato è stato sospeso dal partito e dal gruppo parlamentare. I probiviri di FdI temporeggiano. Così come per i ragazzi di Gioventù nazionale. 

Se per il “caso Pozzolo” ci può essere la scusante che nonostante siano passati otto mesi dal fatto c’è un’azione della magistratura in essere come la richiesta di rinvio a giudizio, per le “mele  marce” del vivaio meloniano tutto dovrebbe essere  più facile. Alcuni militanti sono stati scoperti e filmati a inneggiare al Duce, spingendosi fino a saluti nazisti, battute antisemite e braccia tese. A sollevare la vicenda è stata un’inchiesta di Fanpage. Testata giornalistica attaccata in un primo momento dalla premier perché colpevole di usare “metodi da regime” (il banale utilizzo di un cronista infiltrato nell’organizzazione). Poi, dopo un’iniziale difesa d’ufficio dei vertici del partito, è arrivata la lettera della leader di Fratelli d’Italia nella quale si prometteva la linea dura. Tuttavia nulla sembra essere accaduto. 

Il clamore è di giugno, gli annunci di tolleranza zero  di luglio, poi ecco il silenzio: tutti al mare. Non c’è fretta, la questione può dare benzina  all’opposizione.

 Sotto i riflettori la situazione di militanti come Flaminia Pace, Elisa Segnini (la prima si è dimessa dal ruolo di coordinamento che ricopriva in Gioventù nazionale, la seconda – che però da tempo non risulterebbe iscritta al partito – ha lasciato l'incarico di capo segreteria della deputata Ylenja Lucaselli) e Ilaria Partipilo, leader dei giovani baresi di FdI e collaboratrice di Giovanni Donzelli, responsabile nazionale dell’organizzazione di Via della Scrofa. Rapidissimo la scorsa settimana a cacciare il deputato trentino De Bertoldi, accusato dal partito di consulenze opache.

Al contrario, il procedimento nei confronti “dei ragazzi che sbagliano” di Gioventù nazionale è insabbiato per volere dei vertici del partito. Certo, sono stati segnalati al collegio dei probiviri, presieduto dall’avvocato Roberto De Chiara, sotto il clamore dell’eco mediatica (sulla vicenda si è  espressa preoccupata anche la senatrice a vita Liliana Segre, superstite dei campi di concentramento). Ma non si hanno più notizie del fascicolo, gestito da Donzelli in qualità di capo dell’organizzazione, così come quello di Pozzolo che lambisce politicamente anche Delmastro.  Una strategia mediatica e dunque politica antitetica rispetto a quella utilizzata per il parlamentare De Bertoldi, la cui vicenda è stata veicolata alla stampa con dovizia di dettagli. Due pesi e due misure o anche i probiviri del primo partito italiano vanno in vacanza?
 

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.