L'intervista

"Ius scholae? Se ne può parlare". Parla Rampelli

Gianluca De Rosa

Il vicepresidente della Camera di FdI non chiude alla proposta di FI: "Non facciamo però una tempesta in un bicchier d'acqua, anche con la legge attuale ogni anno 200 mila stranieri diventano italiani"

Lo ius scholae, proposto da FI? Senz’altro si possono fare piccoli aggiustamenti alla legge sulla cittadinanza, ma la querelle cominciata in questi giorni è solo nominalistica e propagandistica”. Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera di FdI, è da sempre nel partito uno dei più aperti sulle questioni della cittadinanza agli stranieri che, lui la dice così “hanno interiorizzato la ‘religione laica’ rappresentata dalla Costituzione”.   E però anche Rampelli oggi invita alla prudenza. “La mia opinione – dice – è che si cerchi sempre di scatenare una tempesta in un bicchiere d’acqua. Sono convinto che tra la legge vigente che consente dopo dieci anni di permanenza in Italia di richiedere la cittadinanza e lo ius scholae ci sia poca differenza, certo alcune modifiche si possono fare. Ricordo comunque che la tanto vituperata legge in vigore determina la naturalizzazione di oltre 200 mila stranieri ogni anno. Non mi sembrano pochi”.

 

Eppure si tratta senz’altro di un tema importante. Dal decreto flussi, all’idea di un’immigrazione legale FdI ha mostrato di avere un approccio rigoroso ma anche pragmatico al fenomeno migratorio e ai suoi effetti, non pensa che anche le regole sulla cittadinanza debbano far parte di questo ragionamento? “La questione principale è demolire l’irresponsabile teorema della libertà di emigrare, abolendo di fatto in Italia quella legislazione in voga in tutto il mondo secondo la quale introdursi senza permesso nei confini di un’altra nazione è illegale. Per noi lo resterà sempre e questo principio deve stimolare progetti di partnerariato con le nazioni africane per arrestare il traffico di esseri umani e realizzare vere politiche di inclusione fondate sulla condivisione dei nostri valori costituzionali e sul lavoro. Oggi invece non si lega la presenza a un contratto di lavoro, favorendo sfruttamento e criminalità diffusa. Gli stessi ‘fenomeni’ che hanno creato questo caos chiedono lo ius soli, il rilascio automatico della cittadinanza italiana a chi nasce qui, seppure condividano la segregazione femminile, i matrimoni combinati, il burqa obbligatorio, l’antisemitismo, la teocrazia. Aggiungere a questo pessimo segnale dato dalla sinistra lo ius soli significherebbe in prospettiva la fine dell’Italia”.  Ma FI propone lo ius scholae, non lo ius soli.   Sul Foglio anche Fabio Granata, ex assessore alla Cultura a Siracusa e deputato del Pdl con un lungo passato nell’Msi, ha ricordato quando fu lui nel 2008 a fare una proposta molto simile: si è italiani se si nasce in Italia da genitori legalmente e stabilmente residenti da almeno cinque anni e dopo aver completato un ciclo di studi. Oggi invita la maggioranza a rivedere quella proposta, perché dice: “E’ una visione classica della concessione di cittadinanza, vista come scelta e fatto politico, non legata all'etnia né al luogo di nascita”. Vista così sembra tutto fuorché una concessione “all’agenda del Pd”. “Di certo – dice Rampelli – la cittadinanza non può essere un automatismo. Deve essere invece una scelta consapevole. Questo è il punto, da qui si può fare un ragionamento. Si deve chiedere e ottenere la cittadinanza non per interesse ma per convinzione, per amore della nostra cultura. Non c’entrano l’etnia, la squadra di calcio per cui si tifa o il dialetto che si parla”.

 

A proposito, lei che è anche un ex sportivo come giudica le uscite dell’europarlamentare leghista Roberto Vannacci sulla neo medaglia d’oro olimpica Paola Egonu? “E’ un’atleta straordinaria, l’ho seguita incantato in ogni gesto, mi ha davvero emozionato. Paola è cittadina italiana, l’origine della sua famiglia non c’entra nulla. Anche io sono cittadino italiano e romano, ma di origine ‘burina’. Mia madre era di Velletri, mia nonna di Cecina, gli avi di mio padre abruzzesi di Montereale. Embé? La sintesi di queste origini e culture popolari mi ha generato due volte e sono la mia ricchezza. Se nasci in Groenlandia forse sei puro, per necessità, se nasci in Italia sei figlio del mondo e hai cittadinanza universale. Civis romanus sum, appunto”.

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