Il colloquio
"Noi di Forza Italia non vogliamo tornare alle guerre sante con la magistratura". Parla Alessandro Cattaneo
L'esponente azzurro torna sul caso di Arianna Meloni: "Nessuno scandalo. Ha un ruolo in un partito che ha vinto le elezioni". E sullo ius scholae: "A breve presenteremo la nostra proposta concreta per un'iniziativa parlamentare, pronti a parlare con tutti. Sui diritti noi ci siamo"
“Noi di Forza Italia non vogliamo il ritorno a una fase di contrapposizione tra magistratura e politica, non vogliamo guerre sante”. L’onorevole Alessandro Cattaneo getta acqua sul fuoco. Parla del complotto giudiziario evocato dalla premier Giorgia Meloni e dei paragoni con Silvio Berlusconi. “Quella stagione l’ho vissuta da vicino, il Cav. resta un caso unico e irripetibile. Ma credo che oggi, per fortuna, siamo lontani da quei toni e da quel periodo”, dice al Foglio l’ex sindaco di Pavia. “Certo alcune anomalie restano. Una piccola minoranza di magistrati ancora non si rassegna e vuole sovvertire il risultato democratico per via giudiziaria. È capitato spesso col centrodestra, ma non solo. Penso a quanto accaduto in alcune regioni non governate da noi o alle vicende che hanno coinvolto Renzi”.
Per fortuna nel caso di Arianna Meloni si tratta per ora di un articolo di giornale, mentre la procura di Roma ha smentito l’esistenza di una inchiesta. “E da uomo delle istituzioni – sottolinea Cattaneo – non posso che fidarmi. Ma mi faccia aggiungere una cosa”. Prego. “Qualche giorno fa Giovanni Toti ha spiegato bene che quando si tratta di nomine è normale che la politica faccia la sua parte. Io condivido le sue parole. Arianna ha poi smentito ogni coinvolgimento, ma in ogni caso non ci sarebbe stato nulla di scandaloso. Ha un ruolo in un partito che ha vinto le elezioni. È una questione di democrazia. Piuttosto il mio consiglio è quello di evitare approcci troppo fideistici, a destra e a sinistra. C’è tanto da fare nei prossimi mesi”.
Cattaneo pensa alle prossime sfide del governo e rilancia quindi le priorità di FI: una riforma della giustizia “da fare insieme alla magistratura o almeno a quella parte riformista che vuole cambiare” e una legge di bilancio che si preannuncia difficile, ma su cui gli azzurri vogliono incidere. Come? “Con la nostra impronta liberale. Chiediamo per esempio di procedere senza indugio alle privatizzazioni. Si può partire da Poste, ma non è l’unico caso. È giusto che in determinati asset possano affluire capitali privati. Vogliamo fare in modo che i fondi pensione investano di più in Italia e poi va rivista la spesa dell’Inps: l’assistenza quando è necessaria va bene, se è assistenzialismo no”.
Nella ricetta economica di Cattaneo c’è spazio anche per le pensioni minime, storica battaglia di FI. “Anche su questo vogliamo dare un segnale concreto. Le abbiamo aumentate con Berlusconi da 540 a 620 euro. Si può fare ancora qualcosa”. Andrà spiegato soprattutto agli alleati leghisti che sulle pensioni vogliono issare la propria bandierina e che ultimamente non perdono occasione per attaccare. Lo hanno fatto anche ieri (in compagnia dei colleghi di FdI): accusavano FI di essere strumentale sullo ius scholae e di inciuciare con il Pd. “La riforma della cittadinanza non è nel programma di governo, lo sappiamo. E infatti sarà un’iniziativa parlamentare: a breve presenteremo la nostra proposta concreta, pronti a parlare con tutti. Nella scorsa legislatura abbiamo discusso anche della Legge Zan, di cui condividevamo l’impianto generale. Poi i dem hanno preferito farne un totem ideologico. Ma quando si tratta di diritti, noi ci siamo. Certi temi – conclude Cattaneo – non sono esclusiva della sinistra. E poi il campo largo, pur con mille contraddizioni, se si unisce è competitivo. Il centrodestra deve provare ad allargare. E se destra non c’è più spazio, questo compito spetta a noi”.