Il retroscena
La guerra di Grillo a Conte: "Pronto alla scissione se salta la regola del secondo mandato"
Il fondatore del M5s va alla battaglia finale: da quella legale per il simbolo fino all'appello agli iscritti per bocciare le proposte del leader. E medita l'ultima mossa: staccarsi dall'ex presidente del Consiglio
Meglio non nominarglielo. Gli sta sul gozzo. Ce l’ha a morte con Giuseppe Conte: non gli “risponde mai al telefono” e soprattutto gli vuole “scippare” il M5s. Non stima i neo parlamentari, che in privato chiama “mini pony”, in quanto sono portati a spasso dall’ex premier. Ce l’ha anche con il direttore del Fatto, Marco Travaglio, giornale una volta a lui molto vicino con il quale dice di aver chiuso da tempo qualsiasi rapporto. Signori, Beppe Grillo è una pentola a pressione. Non vuole rilasciare dichiarazioni, ma i suoi sentimenti e i suoi pensieri sono un vortice di rabbia arruffata e cieca che il Foglio è in grado di dettagliare. Il garante si prepara alla “battaglia finale”. E soprattutto per la prima volta Grillo evoca una parola: “scissione”. La rottura totale con Conte. E’ uno scenario che il comico diventato politico accarezza con insistenza se a ottobre – all’assemblea costituente convocata da Conte – “dovessi andare sotto”.
Se insomma gli iscritti scegliessero di cancellare la regola sul vincolo dei due mandati, considerata non negoziabile, così come il simbolo e il nome. Il giorno dopo il post sul suo blog, a cui Conte ha risposto picche, la strategia del fondatore si muove su livelli diversi. Si attacca al telefono con quelli della vecchia guardia (Raggi, Appendino, Fico, Toninelli) e parlamentari coperti. Parla soprattutto con i suoi legali. Ci risiamo, insomma. In particolare in queste ore agita due sentenze del tribunale di Genova, datate 2019 e 2021, nelle pieghe delle quali si evince come l’Associazione M5s, quella che ha generato il partito, appartenga a lui. Attenzione: qui si entra in un dedalo di statuti e giudici, che da anni accompagna la vita di quella che è stata negli dal 2013 al 2022 la seconda e la prima forza del Parlamento. Grillo è convinto che un cambio statutario, come quello che riguarda la regola dei due mandati, sia impugnabile perché fa parte dell’ossatura del Movimento. I suoi amici gli citano, e lui la fa subito sua, la metafora del “Pollice del panda”, titolo del libro dell’evoluzionista e paleontologo Stephen Jay Gould. Un modo di contestare l’evoluzione darwiniana tout court. Una risposta dotta proprio a Conte che è tornato a dire: “Bisogna guardare al futuro e non al passato che non ritorna”. Grillo dice di aver cercato una mediazione: la creazione, anche dal punto di vista giuridico, di una sorta “direzione” del M5s, un organismo intermedio di indirizzo politico come esiste nel Pd. Ma il “Mago di Oz” non ne ha voluto sapere. E così prima di arrivare alla rottura e alla separazione delle strade è pronto a parlare con la comunità degli iscritti. “Solitamente partecipa alle votazioni circa il 20 per cento degli aventi diritto e non è detto che quei voti siano manovrabili da Conte su un argomento così identitario”. Se però si arriverà alla svolta sui due mandati, Grillo da consumato animale da palcoscenico è pronto al colpo di scena. A costo di perdere i 300mila euro di consulenza che percepisce dal Movimento per la comunicazione. E’ la battaglia della mia vita, dice. Quella finale.