Roma fa schifo

“Dai trasporti alle partecipate dopo dieci anni è tutto fermo”. Parla l'ex sindaco Marino

Gianluca De Rosa

Secondo il chirurgo ed europarlamentare di Avs: “Manca una visione, chi governa oggi a Roma pensa solo alle prossime elezioni”. E sul termovalorizzatore: "E' un errore, non lo dice Marino, ma la chimica e la matematica"

"I trasporti? Metro, tram, tutto chiuso perché non si fa programmazione. L’Atac e i rifiuti? I servizi potrebbero andare a gara, ma la politica difende le sue clientele. Il termovalorizzatore? Un errore evidente”. Ignazio Marino è scatenato. Il chirurgo ed ex sindaco di Roma, oggi europarlamentare con Avs, è tornato nella capitale da pochi giorni da Philadelphia dove vive, lavora e insegna. Un ritorno faticoso. “Ieri – dice – ho camminato per sette chilometri in giro per la città e ho avuto una sensazione spiacevole. Ho trovato una città sempre più degradata. Ancora più piena di buche, con i marciapiedi sempre più sconnessi e sampietrini che mancano, mi sembra che manchi la manutenzione ordinaria. Chi governa purtroppo continua a farlo senza una visione”. C’è qualcosa che l’ha colpita particolarmente? “Benché ne fossi a conoscenza mi ha molto colpito trovare sbarrati gli accessi al sottopasso che da villa Borghese e via Veneto porta a piazza di Spagna, comodo sia di inverno che di estate perché c’è l’aria condizionata. Stanno finalmente facendo i lavori all’armamento della metro, ma perché chiudere anche il sottopasso?”. Lo ha detto lei, finalmente si stanno facendo i lavori alle stazioni e agli armamenti della metro A, sono cose che da sindaco aveva programmato lei, ottenendo il finanziamento dal ministero dei Trasporti. “Sì, ma sono passati dieci anni, com’è possibile che per le metro, come per i tram si faccia tutto solo adesso in vista del Giubileo? Il problema non è la chiusura ma un’amministrazione che non è culturalmente preparata per quello che si direbbe la manutenzione dell’ordinario. Non si può pensare a tutto in modalità d’emergenza. Se si sa che dopo 40 anni i binari si usurano, perché non si programmano da dieci anni prima lavori graduali di sostituzione, dilazionandoli meglio nel tempo ed evitando tutte queste chiusure contemporanee? Ci sono mille cantieri di Pnrr e Giubileo ma anche in questo caso sono interventi condotti in emergenza, e il 90 per cento finirà uno o due anni dopo la fine dell'Anno santo”. 

“Ancora una volta – prosegue l’ex sindaco – si dimostra l’assenza di una capacita di azione e di visione”. Marino è convinto che il massimo esempio di questa assenza di programmazione sia il completamento dell’anello ferroviario. “E’ un progetto del 1913, un anno prima dell’inizio della Prima guerra mondiale, di fatto oggi mancano cinque chilometri di nuove rotaie e un nuovo ponte sul Tevere. Basterebbe così poco per rivoluzionare i tempi di spostamento di milioni di persone, eppure ancora è tutto fermo. Io da sindaco riuscii ad aprire in un anno e mezzo le prime 23 stazioni della metro C, dimostrando che quando le cose si vogliono fare si possono fare. Troppo spesso purtroppo chi governa si preoccupa di più del consenso nei prossimi sei mesi rispetto al disegno della città: dalla raccolta dei rifiuti, ai trasporti, passando per illuminazione, manutenzione di strade e marciapiedi”. Molte di queste cose le fanno le società in house. In Atac, è notizia di questi giorni, sarà dato un incentivo economico mensile a chi non si assenta: un bonus per chi fa quello che  dovrebbe fare normalmente. “Mette il dito nella piaga. E’ esattamente l’opposto di quello che feci io nel 2015. Quando pretesi per gli autisti Atac il timbro del cartellino. Seguì un’onda lunga di scioperi bianchi. Mi ero reso conto che c’era un ‘guidato’ non solo inferiore a quello di Milano, ma persino a quello di Napoli, provai a intervenire con quella misura che non mi sembrava vessatoria dal momento che le metropolitane trasportano ogni giorno migliaia di persone che, andando al lavoro, poi timbrano proprio il  cartellino. Questa dei bonus è una visione diversa dell’amministrazione, invece di chiedere rigore si dice: ‘Se non fai assenze ti premio’, lo trovo francamente assurdo”. E di chi è la colpa? “Gli amministratori di Roma temono le partecipate perché avendo decine di migliaia di dipendenti, in teoria, se si aggiungono le famiglie dei dipendenti, sono centinaia di migliaia di voti, fanno la differenza. C’è una commistione insana tra politica e gestione amministrativa delle aziende. Una commistione che non dico sia scomparsa ma è diminuita dentro Acea da quando è stata quotata in Borsa”. Andrebbero messi a gara raccolta dei rifiuti e trasporti? “Da sindaco  avevo approvato una delibera in Assemblea per mettere a gara sperimentalmente la raccolta dei rifiuti in due municipi di Roma. Volevo vedere se con una gestione privata si potessero avere dei risultati migliori, ma quella delibera non è mai stata applicata”.


Lei è contrario al termovalorizzatore, forse la scelta più coraggiosa presa fino a oggi dal sindaco Roberto Gualtieri. Non è necessario per risolvere finalmente il problema dei rifiuti nella capitale? “Il termovalorizzatore è un errore. Non lo dice Ignazio Marino ma la chimica e la matematica. Ci sono tre scadenze europee da rispettare: 2028, 2030 e 2050. Nel 2028 l’Europa imporrà una tassa per ogni tonnellata di CO2 prodotta. La chimica ci dice che se uno brucia 600 mila tonnellate di materiale, produce 600 mila tonnellate di CO2,  dunque una tassa monstre da pagare dall’anno in cui l’impianto entrerà in funzione. La seconda questione è matematica: Roma produce 1,5 milioni di rifiuti l’anno e l’Europa ha chiesto a tutto il continente di arrivare al 70 per cento di differenziata entro il 2030, ma se uno fa 1,5 milioni meno 600 mila, che è la capienza del termovalorizzatore, ottiene 900 mila tonnellate di differenziata, il 60 per cento. Si dà quindi per scontato di infrangere la normativa europea. D’altronde da dopo la fine della mia esperienza in Campidoglio, quando in 28 mesi portai la differenziata dal 20 al 45 per cento, e da allora è ferma a quel livello. Infine dal 2050 la Ue imporrà la neutralità di emissioni di CO2. L’inceneritore invece avrà 32 anni di contratto, fino al 2060, mettendo anche in questo caso dieci anni di sanzioni già in conto”.