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grillini allo scontro

Nel M5s la rottura è più vicina. Conte tira dritto. E Patuanelli: “Difficile una mediazione con Grillo”

Ruggiero Montenegro

L'ex premier affila le armi, è pronto allo scontro, convinto di avere dalla sua i parlamentari e la comunità M5s. Il capogruppo in Senato: "Escludo scissioni in Parlamento. Conte è l'unico leader. Il tetto ai mandati? Ci penalizza. Io sono al terzo, sono la prova che si può superare"

 “Al momento – dice l'ex ministro Stefano Patuanelli – una mediazione è molto difficile. Mancano proprio i prerequisiti. Sul tetto ai mandati, sul nome e sul simbolo, Beppe Grillo e Giuseppe Conte sono su posizioni troppo distanti”. Il capogruppo M5s in Senato rinnova la fiducia nell'ex premier. Concede al Foglio poche battute,  ma significative per inquadrare il momento caldo del Movimento. La frattura tra il fondatore e il presidente M5s pare ormai insanabile. Conte ha raccolto la sfida e ha rilanciato (“Nessuno può dirci di cosa discutere”) nella convinzione che la comunità grillina è dalla sua parte e che alla fine la costituente che si è aperta in questi giorni (si concluderà in autunno, a ottobre) – gli darà ragione. Non solo: l’ex premier è sicuro anche del fatto che la gran parte dei parlamentari M5s lo sostengono e continueranno a farlo. Del resto in questi giorni turbolenti nessuno si è fatto avanti pubblicamente per fare polemica. Non lo avevano fatto nemmeno all’indomani del flop elettorale europeo, quando pure le ragioni potevano esserci. A eccezione di Toninelli, inoltre, anche i (presunti) fedelissimi di Grillo non sono andati all’attacco. Così come nessuno della vecchia guardia, i big della prima ora, per ora si è esposto chiaramente. Forse perché, fa notare con malizia un deputato grillino alla prima legislatura, “paradossalmente i primi che potrebbero giovare di un cambio di regolamento sono proprio loro”.

Cosi il fu Avvocato del popolo va avanti, si prepara e affila le armi. Non crede nemmeno al rischio di divisioni interne in Parlamento. La truppa è compatta: “Al Senato sicuramente, posso assicurarlo. E dalla Camera non arrivano segnali diversi, con il capogruppo Francesco Silvestri ci sentiamo spesso. Un tempo c’erano i ‘dimaiani’ e ci fu la separazione, ma era un’altra fase. Oggi sinceramente fatico a vedere chi siano i parlamentari di Grillo. Quella di Conte è l’unica leadership e tutti ne riconoscono le qualità, la competenza”, conferma Patuanelli. “Siamo serenissimi – aggiunge – Si respira un clima di attesa, perché siamo davanti a un passaggio importante. Ma c’è anche molta speranza per quello che verrà fuori dalla Costituente. Sarà che in questa fase di vacanza non ci vediamo tutti i giorni, ma tra i parlamentari io non vedo tensioni”. Nel Movimento comunque c’è anche chi, come la due volte ministra Fabiana Dadone (oggi nel collegio dei probiviri pentastellati) preferisce dissimulare: “Conte e Grillo? Sono discussioni fisiologiche, cicliche. Nulla di nuovo”, dice al Foglio. E lei da parte sta? “Da nessuna parte. Non c’è nessuna resa dei conti”. Sarà.

 

Intanto tra Genova e Roma si sondano pure gli avvocati. Grillo ha dalla sua una sentenza del Tribunala di Genova  in base alla quale sarebbe l’unico titolare del simbolo e del nome M5s. E’ quanto sostiene l’avvocato dei grillini dissidenti Lorenzo Borrè, ma anche Enrico Maria Nadasi, commercialista genovese e amico di vecchia data di Beppe Grillo. Un bluff, nulla di cui essere troppo preoccupati, secondo i contiani. Tanto che, lo ha detto al Corriere il notaio del Movimento, il deputato Alfonso Colucci: “Il Garante ha rinunciato in forza di specifici obblighi contrattuali, coperti da riservatezza, a ogni contenzioso"

Il nuovo corso del M5s dipenderà insomma solo dal risultato della costituente, dagli iscritti? “E’ quella l’unica mediazione possibile, la volontà dei militanti. Non credo ci sia un’altra strada, non credo al divorzio consensuale. O il M5s esce unito da questa discussione, oppure muore” ci dice ancora Patuanelli,  prima di consegnarci un’ultima riflessione sul limite di due mandati. “Lo so, sono in conflitto d’interessi”, scherza: “Io sono in pratica al terzo mandato, avendo fatto anche il consigliere comunale. Sono la prova vivente che la regola è già stata cambiata e può essere superata”. Per il capogruppo quindi la questione è semplice: “O il limite vale per tutte le forze politiche, per legge, oppure non giochiamo ad armi pari. L’abbiamo visto alle europee, con le preferenze. Non avere volti noti ci ha penalizzato”.

 

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