Il retroscena
Nessuna terza di via di Piantedosi sull'immigrazione: ecco perché il ministro è contro lo ius scholae
Le sue parole al Meeting hanno acceso speranze a sinistra e anche in Tajani, ma dal titolare del Viminale non arriverà alcuna accelerazione su questo dossier
Esiste una terza via sull’immigrazione di Piantedosi? Le parole del cattolico ministro dell’Interno, nato nel culto di De Mita e Sullo, possono davvero fare breccia in un governo diviso fra le spinte di Antonio Tajani sullo ius scholae e le chiusure di Fratelli d’Italia e soprattutto di Matteo Salvini (che ieri in spregio a Tajani ha diffuso un video di Silvio Berlusconi del 2019 affatto aperturista sulla cittadinanza agli immigrati)? La risposta sembra essere semplice: no. Avvolgiamo il nastro. Ieri l’altro al Meeting di Cl Piantedosi ha detto: “Spesso il dibattito si nutre di contrapposizione ideologica, ma la sostenibilità dei processi migratori deve tenere conto che si tratta di persone”. Non basta, ha spiegato il ministro dell’Interno, “solo dare soddisfazione ai bisogni primari, ma bisogna anche porsi il problema di come questi li rendiamo nostri cittadini, dobbiamo dare soddisfazione alla fisiologica tendenza di ogni persona di sentirsi utile nella società che avviene eminentemente attraverso il lavoro, ma non solo attraverso il lavoro”. Parole che potrebbero essere equivocate, prese a sinistra con entusiasmo. Ma Piantedosi, che resta un prefetto nel contesto che l’ha scelto, non è intenzionato a fughe in avanti. Anzi.
Non a caso è possibile che oggi Piantedosi esponga in maniera chiara la sua linea, usata per 24 ore dalle opposizioni e accolta dalla maggioranza con finto stupore. Il titolare del Viminale, al netto del ragionamento su come affrontare un problema che esiste, è contrario allo ius scholae. Punto. Nel dossier che gira dalle parti del ministero sono sottolineati in rosso alcuni passaggi definiti come “potenziali criticità” derivanti dalla concessione della cittadinanza ai giovani immigrati. In base all’articolo 19 del Testo unico immigrazione, non può essere espulso (salvo che per motivi di sicurezza) il cittadino straniero convivente con parenti entro il secondo grado o con il coniuge, di nazionalità italiana. Pertanto, è il ragionamento per tabulas di Piantedosi che il Foglio è in grado di svelare, qualora il minore acquisisse la cittadinanza grazie allo ius scholae, renderebbe non espellibili i propri genitori e i propri fratelli con lui conviventi. E inoltre “a differenza del ricongiungimento familiare tra cittadini extracomunitari, la procedura prevista per il ricongiungimento con un cittadino italiano è molto più semplice e rapida”. Cosa significa? I timori dell’Interno sull’origine di una chiusura netta – che fa discutere – si basano sulla possibilità che i bambini vengano messi in mare per essere poi utilizzati dalle famiglie, una volta diventati italiani dopo un ciclo di studi, per seguirli in Italia. “E’ un pool factor che non ci sfugge”. In virtù di questi ragionamenti, che il ministero dell’Interno direttive alla mano sta facendo girare per spegnere qualsiasi ardore, è facile arrivare a una conclusione: Piantedosi non sposerà alcuna accelerazione. Non spingerà per cambiare la legge, ma da “democristiano” continuerà a spiegare che c’è un problema e ben venga un confronto. Senza però fughe in avanti. Né assist verso Tajani. Una posizione concordata non tanto con Salvini (di cui fu il capo di gabinetto ai tempi del Capitano al Viminale durante il Conte 1 con i decreti sicurezza), ma con Giorgia Meloni, alla quale si è da tempo avvicinato. Fine della speculazione agostana