Roberto Gualtieri - foto Ansa

Differenze

Gualtieri evoca complotti come la Raggi. Ma i giornali, la Rai e l'opposizione sono muti e muti

Salvatore Merlo

A Roma nessuno fa il suo lavoro: i sindaci fanno i poliziotti o i giornalisti per non assumersi responsabilità, e nessuno esercita una funzione di controllo: non i giornali né l'opposizione. Due entità silenti

Gli incendi che da settimane come ogni estate affliggono Roma sono causati da oscuri sabotaggi criminali. “Piromani”, dice al Corriere Roberto Gualtieri, che della capitale sarebbe il sindaco anche se sembra Aldo Fabrizi in “Totò guardie e ladri”. Anziché ammettere l’esistenza di un problema che riguarda la manutenzione e lo sfalcio dell’erba secca, anziché impegnarsi a risolverlo come dovrebbe fare qualsiasi amministratore, egli si è abbandonato ieri a una denuncia pubblica (ancorché assai vaga) che ci si sarebbe potuti aspettare da un prefetto o dal procuratore della Repubblica. Se ci sono infatti piromani e criminali che danno fuoco alle sterpaglie, provocano incendi, feriti e addirittura evacuazioni di interi quartieri, ebbene questa è materia di sicurezza e di ordine pubblico. È lavoro per la polizia e i magistrati. Al sindaco tocca invece amministrare: per esempio tagliare l’erba di quei parchi e di quelle strade cittadine ormai non dissimili da una giungla, o da una pattumiera. Anche ai tempi calamitosi di Virginia Raggi gli incendi nei grandi depositi comunali della nettezza urbana erano causati, diceva lei, da “sabotaggi”. E le lavatrici e le lavastoviglie abbandonate a bordo strada erano “un complotto”.
 

Ritenendo forse eccessivamente convenzionale la spiegazione secondo la quale i frigoriferi stavano a bordo di strada perché lei non aveva rinnovato l’appalto per la raccolta dei rifiuti ingombranti, Raggi rivelò l’esistenza del famoso “complotto dei frighi”. Oggi siamo al “complotto dei piromani”. Che ci saranno pure, non ne dubitiamo. Ma non c’è romano a cui sfugga come il lavoro di chi appicca il fuoco sia assai agevolato dall’incuria e dal menefreghismo del comune di Roma che al piromane offre tutto il materiale incendiario possibile (tranne forse la benzina). Ci sarà mai un sindaco che in questa malandata città, per una volta, sia capace di dire: non è colpa degli altri, non è colpa di chi mi ha preceduto, non è colpa di oscure forze che si muovono nell’ombra, ma  c’è un problema di cui sono ora consapevole e me ne occuperò? Pare di no. Costoro fanno denunce giornalistiche come fossero redattori di “Report”, la trasmissione di Rai3, o alludono a intrighi detective e scrittori di noir. Sicché viene da pensare che alla fine il problema a Roma sia che nessuno fa il suo mestiere. I sindaci fanno i poliziotti o i giornalisti per non assumersi  responsabilità, e nessuno esercita una funzione di controllo: non i giornali  né l’opposizione. Due entità mute.
 

Non ritroviamo quel grande giornale che a Gianni Alemanno controllava pure i parenti fino al quinto grado,  e che oggi manca di ogni attenzione critica su questa amministrazione del Pd. E non ritroviamo quell’antica corazzata che aveva chiesto in un fondo di prima pagina  le dimissioni di Raggi. Non c’è probabilmente  sindaco di Roma degli ultimi sedici anni, da Alemanno a Marino, che abbia goduto di una stampa così poco attenta (eufemismo). Persino la Rai, persino il Tg1 che ai tempi di Raggi, quando andava a fuoco la Pineta di Castel Fusano, apriva per giorni su quei roghi e sull’inettitudine della sindaca paragonata a Nerone, è distratto. Malgrado uno degli ultimi incendi a Monte Mario abbia lambito gli studi Rai costringendo l’azienda a interrompere le trasmissioni ed evacuare la sede di via Teulada. Roma è migliorata? Tutto è in emergenza a Roma, come prima o peggio di prima: dai trasporti pubblici alla nettezza urbana, dalle strade ai parchi. Roma è la trentacinquesima città italiana per qualità della vita, secondo il Sole 24 Ore. Nel 2021 era la tredicesima. E anche questa informazione è passata in secondo piano.
 

In altri momenti ci sarebbero state interrogazioni al sindaco, perlomeno. L’avrà cavalcata questa notizia l’opposizione, che controlla l’attività del sindaco Gualtieri con impegno certosino? Macché. Anche l’opposizione non fa il mestiere suo. Più muti dei giornali, più secchi delle sterpaglie che vanno a fuoco sono gli esponenti della destra di Fratelli d’Italia a Roma. Vivono per strappare alla sinistra un posto nel collegio dei revisori dell’ultima delle aziende municipalizzate. Tale è la perspicacia, tale è il livello, che ad aprile avevano organizzato un’iniziativa contro “la povertà di Tor Bella Monaca” all’hotel Hilton dei Parioli.

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  • Salvatore Merlo
  • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.