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l'editoriale del direttore

Ops! C'è una sinistra più orbaniana della destra amica di Orbán

Claudio Cerasa

L’Europa aiuta la politica a fare i conti con la realtà. Mentre il Pd accusa FdI di aver orbanizzato l’Italia, sull’Ucraina i partiti più vicini a Orbán sono quelli con cui il Pd sta costruendo un’alleanza: dal M5s alle sinistre modello Salis e Lucano

Come si dice in questi casi: ops! L’Europa, si sa, aiuta spesso la politica a fare i conti con la realtà e quando i politici ondivaghi sono costretti a muoversi nel contesto europeo può capitare che alcuni nodi vengano improvvisamente al pettine. E’ stato così con Giorgia Meloni, qualche settimana fa, quando dovendo scegliere se assecondare l’isteria estremista dei suoi vecchi compagni di strada o assecondare la necessità di far contare di più il suo governo in Europa ha scelto di non scegliere, affidandosi a qualche complicato patto sotto banco con Ursula von der Leyen (vedi alla voce non essere né carne né pesce). E’ stato così con il terzo polo, settimane fa, quando in campagna elettorale i suoi componenti si sono resi conto di correre disuniti pur essendo teoricamente uniti nei gruppi parlamentari europei (dove il vecchio terzo polo non è arrivato). Ed è stato così anche per un pezzo importante del centrosinistra italiano, in fondo, che nel giro di pochi giorni si è ritrovato decisamente a disagio nel sostenere una tesi che chissà quante volte abbiamo sentito: in Italia, signora mia, c’è una deriva autoritaria, portata avanti da una destra estremista, nazionalista, orbaniana, con cui la sinistra antifascista non ha intenzione di prendere neppure un caffè.

 

Ma è davvero così? Da mesi, in Italia, il Pd e il M5s accusano il centrodestra di aver creato le condizioni per trasformare l’Italia in una colonia dell’orbanismo. Ma più passa il tempo, più è evidente che nella narrazione dell’opposizione c’è qualcosa che non sta funzionando.

Proviamo a mettere insieme alcuni fatti degli ultimi mesi, a proposito di deriva orbaniana dell’Italia. Con Viktor Orbán, Giorgia Meloni ha rotto in Europa, proprio sulla Russia, e il gruppo dominato dal presidente ungherese (i Patrioti) si trova lontano anni luce dal gruppo guidato da Meloni (Ecr). Meloni, mesi prima di rompere con Orbán al Parlamento europeo, ha rotto con Orbán anche sull’immigrazione, in particolare sul patto sull’asilo e sui migranti: Orbán ha votato no, Meloni ha votato sì.

Il grande filo rosso che nessuno vuole vedere, però, quando si parla di orbanizzazione dell’Italia, riguarda un tema ancora più importante, che coincide con il destino dell’Ucraina ed è su questo fronte che il centrosinistra italiano, guardandosi allo specchio, non potrà fare a meno di sentirsi in imbarazzo, quando accusa il governo di orbanizzarsi. L’Europa di governo, l’Europa di cui fa parte anche il governo Meloni, considera la pace, in Ucraina, qualcosa da raggiungere difendendo sempre di più l’Ucraina e provando a far arretrare quanto possibile Putin. L’Europa più estremista, più vicina alla linea Orbán, considera invece la pace, in Ucraina, come qualcosa da raggiungere facendo propria la dottrina putiniana, in base alla quale ciò che sta allungando il conflitto è il tentativo ostinato da parte dell’occidente di aiutare l’Ucraina a difendersi. Può sembrare uno scherzo della storia ma alla fine dei conti, mettendo a fuoco l’orbanismo italiano, c’è una verità che emerge con chiarezza. Mentre il Pd accusa Fratelli d’Italia di aver orbanizzato l’Italia, i partiti più vicini a Orbán in Italia sono quelli con cui il Pd sta costruendo un’alleanza. Sono il M5s, amato dall’ambasciata ungherese, e le sinistre modello Mimmo Lucano e Ilaria Salis, che a differenza della Lega alleata di Orbán, che in aula finora è stata disciplinata sull’Ucraina, quando si presenta in Parlamento l’opportunità di votare contro l’invio delle armi a Zelensky votano no senza pensarci due volte. E lo stesso hanno già promesso che faranno alcuni europarlamentari del Pd, come Marco Tarquinio, che sul tema dei temi, l’Ucraina, ha posizioni simili non solo a Vannacci ma anche a Orbán. La sinistra, assecondata in questo dai giornali d’area, denuncia l’orbanizzazione della destra italiana. Ma a guardar bene, se c’è un’orbanizzazione in corso in Italia, al momento quell’orbanizzazione riguarda più i principali alleati del Pd che i suoi principali avversari. Si scrive Europa, si legge realtà. Come si dice in questi casi: ops!

  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.