Genny 'o futurista

Sangiuliano e Osho. La grande mostra sul Futurismo, voluta da Meloni, è un manicomio

Carmelo Caruso

La prossima mostra di governo dopo quella di Tolkien è un delirio. La Gnam, che la ospita, è stata commissariata dal ministero, il ministero rimanda alla Gnam. La direttrice contro il Mic, il Mic contro la direttrice. E Osho si presenta come "membro del comitato scientifico"

Il futuro è di Genny Sangiuliano, Genny ‘o futurista, Genny in love. La mostra più scombinata del 2024-2025, la mostra per celebrare il mito Meloni, e il movimento Futurista, ve la prepara lui, il Filippo Tommaso Marinetti del Vesuvio, il velocipede della Cultura, Genny Depero, patumpampam! E’ una mostra, titolo “Il tempo del Futurismo”, che si merita già il certificato d’ avanguardia: non si capisce un tubo metallico. Il comitato scientifico è da ridere. Sul serio. Ne fa parte l’insuperabile Federico Palmaroli, la matita più amata dalla premier, Palmaroli in arte Osho.

 

Il grande evento lo ospita la Gnam, la Galleria Nazionale di arte moderna di Roma, ma alla Gnam, se chiedete, vi rispondono: “Non sappiamo che dirle sulla mostra, se ne occupa direttamente il ministero della Cultura. Direttamente”. Il funzionario storico che curava l’ufficio stampa della Gnam è stato sostituito e il nuovo, non si è capito neppure chi sia, vi rimanda al curatore della mostra che è  Gabriele Simongini. Il curatore può dire poco perché “deve prima parlare il ministero”. Al ministero fanno sapere che la persona giusta nel fornire dettagli è la direttrice della Gnam, Cristina Mazzantini, ma la direttrice, come spiega il curatore di questa strabiliante mostra, “è in Giappone per lavoro”. Marinetti, sorridi: hai trovato i tuoi eredi. La mostra dovrebbe essere inaugurata a fine ottobre o al massimo a metà novembre. Nel racconto meloniano, e di Genny Depero, è la mostra dell’anno II, d.M, dopo la nascita del governo patrio Meloni. L’anno scorso, sempre alla Gnam, si è decantato, con opere e manoscritti, il genio di Tolkien, lo scrittore degli anelli. Quest’anno si festeggiano i 115 anni dalla pubblicazione del manifesto futurista, il manifesto marinettiano, il poeta tanto caro agli arditi d’Italia, quel manifesto che dice: “Noi vogliamo cantar l’amore del pericolo, l’abitudine all’energia e alla temerarietà”. Al momento di temerario c’è l’idea di inaugurarla.

 
Va bene che i Futuristi hanno scompaginato la logica, ma Genny Depero, il ministro stantuffo, fa saltare  gli schemi. La mostra sta così a cuore al maestro-ministro che ha scelto personalmente il curatore. E’ Gabriele Simongini, docente dell’Accademia di Belle Arti di Roma, critico del Tempo, persona garbata, ma vicino alla  destra. Ad aiutarlo, e qui già si complica, è Alberto Dambruoso, che è stato vicepresidente della Fondazione Boccioni. Si è dimesso in malo modo litigando con il presidente, ma si sa che il mondo dell’arte è un mondo di narcisi. Peccato che la destra li scova con il lume. La comunità dell’arte, quando ha saputo della nomina di Simongini e Dambruoso, si è imbronciata.  Perché non scegliere come curatrice la più grande esperta, a detta di tutti, la professoressa Ester Coen? L’altra grande questione riguarda la Gnam, e la sua direttrice Mazzantini, che ha curato il progetto “Quirinale Contemporaneo”, studiosa che nella mappa romana sarebbe in quota Mattarella. Mazzantini l’ha voluta Sangiuliano che non amava la precedente, Cristiana Collu, ma da quanto raccontano al ministero se n’è pentito e lamenta la scarsa presenza della nuova direttrice. Mazzantini qualche ragione per infastidirsi ce l’ha, eccome se ce l’ha. Da che mondo è mondo, nell’arte, è il museo che gestisce i prestiti, ma nel caso della mostra “Il tempo del Futurismo”, la Gnam è stata commissariata. A gestire i prestiti è Massimo Osanna, il direttore dei musei, il franceschiniano che si era consegnato l’otto settembre alla destra (ha scritto la riforma del ministero convinto che Genny  lo avrebbe nominato capo dipartimento e invece, nulla: zang tumb tumb!). La Gnam alla richiesta di informazioni, le più banali, come questa, “perdonateci, ma il comitato scientifico della mostra, da chi è composto?”, rimanda a Simongini: “Vi chiamerà Simongini”. Sono passati più di quindici giorni e Simongini lo abbiamo chiamato noi anche perché l’unico che si è scoperto occuparsi davvero di questa mostra è Osho. In questi mesi, l’insuperabile Osho spedisce mail agli operatori del settore, si presenta come componente del “comitato scientifico istituito dal ministero della Cultura per l’organizzazione della grande mostra sul Futurismo”. La Coen no e Osho sì? Simongini dice che del comitato scientifico fanno parte “altissimi studiosi come Günter Berghaus, Riccardo Notte, Giovanni Lista e pure lo storico Francesco Perfetti”. E Osho? “Lui non fa parte del comitato scientifico ma si occuperà di comunicazione, con idee originali”. Al momento è lui l’unico che fatica. Genny Depero è alle prese con la dieta, e le consigliere, Lollo, solitario, parla la notte con le mucche. Resta solo Osho, il futurista stimato dalle sorelle Meloni, le sorelle Marinetti, che come lo scrittore hanno fatto loro questa massima: “Il matrimonio è il comune purgatorio di tutti i temperamenti rigogliosi e potenti”. Lollo, un biglietto per la mostra?

  • Carmelo Caruso
  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio