Donne per Giorgia

“Ma quale fascista: Meloni ha reso femminile la politica”. Parla Bocchetti

Francesco Gottardi

Fa un certo effetto sentirlo da una memoria storica della sinistra, tra i film girati per la casa di produzione del partito e il collettivo femminista Studio Ripetta da lei fondato a Roma nel 1975. “Lo so, ci si aspetterebbe una posizione abbastanza critica da me, ma a me la premier piace molto"

 L’ammirazione della storia. “Ho aspettato per molti anni una donna di sinistra, vicina al mio percorso politico, che dimostrasse grande carattere, iniziativa, pazienza e capacità. Purtroppo invece la ritrovo dall’altra parte. A me Giorgia Meloni piace. Piace molto”. Lo ripete tre volte, Alessandra Bocchetti. Dopo una vita all’insegna della militanza. Dei diritti delle donne. “Mi piace la sua competenza, la sua leadership. Ha organizzato un altro tipo di comunicazione attorno alla presidenza del Consiglio”. Attenzione, ora. “Quando le si rimprovera che è fascista, lo trovo davvero fuori luogo: Meloni è la donna che più smentisce il fascismo”. Lo dice chi è cresciuta nel Pci all’indomani della stagione Togliatti. “Il fascismo non avrebbe mai ammesso una donna premier e un’altra segretaria del partito”, spiega l’attivista al Foglio. “E questa è una contraddizione in termini. Mi garantisce che Meloni viva all’interno di un matriarcato, dai forti rapporti con la madre e la sorella. E mi garantisce ancora di più che abbia una figlia femmina”. Casualità, di per sé. “Ma lei per sua figlia non vorrà certo quel che il fascismo prevedeva per le donne: lavorerà per assicurarle una storia forte, come la sua, di orgoglio e affermazione personale. E quindi, Meloni fascista de che? Lo smentisce nei fatti quasi tutti i giorni”.


Fa un certo effetto sentirlo da una memoria storica della sinistra, tra i film girati per la casa di produzione del partito e il collettivo femminista Studio Ripetta da lei fondato a Roma nel 1975. “Lo so, ci si aspetterebbe una posizione abbastanza critica da me”. E invece no. “Naturalmente prendo le distanze dai suoi contenuti. Ma penso che le donne – soprattutto quelle di sinistra, relegate all’opposizione frivola – debbano riconoscerle certe qualità. Percepisco una continua analisi forzata, secondo stereotipi. Al contrario, chi si ritiene femminista non dovrebbe avere grandi simpatie ideologiche, ma dimostrare libertà di giudizio. E io nei confronti di Meloni non la vedo. Anzi”. Bocchetti racconta, articola, senza bisogno di porle domande. Ci pensa lei. “Nella mia vita mi sono spesso interrogata su una cosa: come mai le donne hanno pensato alla sinistra come alleata? Tutto quello che abbiamo oggi, l’abbiamo ottenuto attraverso le lotte all’interno e al di fuori dei partiti. Niente è stato dato alle donne tramite accordi conformi all’ideologia. Le donne hanno conquistato tutto da sole”. Anche all’ombra di falce e martello. “Ci sono state grandissime donne a sinistra, questo è anche il percorso del Pci. Donne che hanno saputo puntare i piedi: ricordo che sull’aborto il partito era contrario. Ha ceduto di fronte al nostro altolà. Le donne hanno reso più civile questo paese. Ce ne sono di forti e valenti anche oggi: spero che un giorno riescano a trovare la loro voce autonoma, forte e protagonista. E questo lo spero anche per Elly Schlein”.


E come hanno osservato altre compagne – Concia, Armeni, La Torre, la lista si fa lunga –, la leader del Pd insegue. “Dovrebbe avere un atteggiamento più aperto”, conviene Bocchetti. “All’inizio della sua segreteria mi auguravo una nuova stagione per la politica e ancora me la auguro: una vicinanza tra Elly e Giorgia potrebbe essere un ottimo avvio”. Altra matita rossa. “Ogni tanto qualche cenno d’intesa c’è stato: l’una ha citato l’altra, non ci hanno visto arrivare. Ma è sempre stato su iniziativa di Meloni, e la sua mano è sempre stata rifiutata. Sarebbe invece un buon presupposto per una politica meno belligerante. Più bella e femminile”. A scanso di equivoci, di indignados, non è che la scrittrice ha cambiato casacca. “Ci mancherebbe”, puntualizza. “Non chiedo una pax generica, far convergere la proposta o confondere i due campi. Ma una qualità del discorso politico: le donne potrebbero evolverlo molto grazie a un atteggiamento diverso. Cioè seguendo il loro compito storico, che è una continua opera di civilizzazione. Forse basterebbe ascoltarsi. Fare riferimento alla propria esperienza, senza smarrirsi nell’ideologia: cercare la qualità nella parola e nello scambio, focalizzandosi sui modi e sui contenuti”. Una parola, appunto. “Sarebbe una riforma molto interessante. E poi ci sono temi che ormai destra e sinistra si sono scambiate: sulla maternità surrogata, per esempio, mi trovo in difficoltà. Mentre Meloni ha fatto per le donne quello che in Italia non s’era mai visto. Prestigio, nomine inimmaginabili”, una cantilena femminista. “Il guaio di Giorgia sono gli uomini che c’ha attorno. E ho paura anche quello di Schlein”. 
 

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